Bombardieri (Uil) a Reggio: ‘Il lavoro uccide più della mafia’

Si chiude a Reggio la campagna Uil sulla sicurezza: Bombardieri chiede clausole sociali e pene più severe

foto bombardieri reggio uil

L’ennesimo incidente sul lavoro verificatosi in Calabria conferma l’urgenza di interventi concreti per fermare quella che può essere definita una vera e propria strage silenziosa. È accaduto ieri a Platì, dove un uomo è rimasto schiacciato da un trattore.

L’episodio rafforza la necessità di investire in sicurezza, come sottolineato durante l’evento conclusivo de “La campagna dei diritti”, iniziativa promossa dalla UILA Nazionale e dall’ITALUIL sul tema della salute e sicurezza nel settore agroalimentare, svoltasi a Reggio Calabria.

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La posizione della UIL: “Il lavoro uccide più della mafia”

Il lavoro uccide più della mafia – ha dichiarato il segretario generale della UIL Pierpaolo Bombardieri – e serve un impegno concreto per prevenire tragedie che ogni giorno colpiscono lavoratrici e lavoratori”.

Bombardieri ha sottolineato l’urgenza di investimenti strutturali sulla sicurezza, proponendo:

  • l’introduzione di criteri di condizionalità sociale nei bandi pubblici, per premiare le imprese virtuose;
  • clausole vincolanti in appalti e subappalti per evitare che il massimo ribasso metta a rischio la vita;
  • l’utilizzo dell’intelligenza artificiale per la prevenzione degli incidenti;
  • un focus particolare sulla sicurezza in agricoltura, settore ad alto rischio.

Le richieste e i segnali dal Governo

“Abbiamo riscontrato disponibilità e accolto con soddisfazione l’accettazione di alcune nostre proposte. Ma servono atti concreti, non parole” – ha aggiunto Bombardieri.

Tra le priorità individuate:

  • il rafforzamento degli organici degli uffici ispettivi;
  • il potenziamento degli enti bilaterali;
  • il contrasto alla bilateralità finta, spesso al servizio di sindacati compiacenti.

Il ricordo delle vittime e la richiesta di giustizia

“Abbiamo chiesto che le famiglie delle vittime siano supportate concretamente. Aumentare le pene non è giustizialismo, è rispetto per la vita. Troppi processi oggi finiscono nel nulla, cadendo in prescrizione”.