Polistena, polemica per la manifestazione della pace. Pisano: 'Tutti bravi a parlare'

Il consigliere di minoranza contro l'Amministrazione comunale: 'Tutti bravi a parlare ma nei fatti si scarica la responsabilità su altri'

“In una piazza dove non si è mai accennato alle responsabilità della Russia, dove non si è mai accennato alle responsabilità di Putin, dove i luoghi comuni della politica delle chiacchiere ha dominato la scena senza condannare chi ha sganciato bombe sui civili. In una piazza dove l’innocenza dei bambini ha fatto da cornice ad una manifestazione in cui la minoranza in Consiglio comunale non ha potuto fare un intervento nonostante la richiesta fatta al signor sindaco con pec del 09 marzo prot. 4029, in una piazza dove alle ragazze che sventolavano uno striscione con i colori della bandiera ucraina è stato detto di toglierla (vorrei sapere chi è stata questa signora), in una piazza in cui chi ignora determinati messaggi si rende complice di un inganno, in quella piazza noi ci siamo andati lo stesso per ribadire che davanti a temi così importanti non si può essere divisi”.

Lo afferma in una nota Francesco Pisano, Capogruppo Consiliare Polistena Futura.

“Pur essendo consapevoli della complessità della situazione che ha generato questo conflitto, non c’è alcun dubbio che CHI SGANCIA BOMBE E UCCIDE CIVILI SI COLLOCA DALLA PARTE SBAGLIATA DELLA STORIA. Non si può non condannare chi ha lasciato la strada del dialogo per dare spazio alle armi procurando la morte di tanti civili tra cui molti bambini. Una piazza che non condanna chi aziona questa carneficina non è una piazza che ci può rappresentare. Tutti quei bambini presenti in piazza a Polistena devono capire che non basta disegnare la bandiera della pace ma bisogna perseguire la pace giorno per giorno. Non illudiamo le nuove generazioni con i luoghi comuni, non confondiamo le menti dei nostri giovani con slogan spesso vuoti di significato. C’è chi vive per questo e sono i piccoli uomini che hanno bisogno dei grandi palcoscenici. Due milioni e mezzo di donne, bambini, anziani sono in fuga dalla guerra, questa è un’emergenza umanitaria e la risposta più adeguata di una comunità e delle sue istituzioni sarebbe stata quella di mettere a disposizione le strutture pubbliche, ostelli e case confiscate ed acquisite dal Comune (come abbiamo proposto). Nulla di tutto questo è stato fatto. Si invitano le persone ad ospitare profughi. Tutti bravi a parlare, ad immedesimarsi nei piccoli ucraini che vivono un dramma epocale ma nei FATTI si scarica la responsabilità su altri. In questo momento sarebbe più opportuno aprire le porte di un alloggio sicuro piuttosto che aprire la bocca per ripetere frasi buone per ogni circostanza bellica”.