Ok Cipess al Ponte, il fronte del No: ‘La mangiatoia può continuare, ma noi non ci stiamo’
L’approvazione del progetto definitivo del Ponte sullo Stretto ha suscitato immediate reazioni da parte di comitati, associazioni ambientaliste, forze politiche
07 Agosto 2025 - 09:06 | Comunicato Stampa

L’approvazione del progetto definitivo del Ponte sullo Stretto da parte del Cipess ha suscitato immediate reazioni da parte di comitati, associazioni ambientaliste, forze politiche e cittadini contrari alla realizzazione della grande opera.
Movimento No Ponte Calabria: “La mangiatoia può continuare. Ma noi non ci stiamo”
L’approvazione del progetto definitivo del Ponte da parte del CIPESS non è una notizia, è l’ennesima porcata di Stato, frutto dell’arroganza di un governo che calpesta tutto e tutti, soprattutto gli interessi
reali degli italiani.
La sicurezza con cui da tempo annunciavano l’esito di questo passaggio dimostra che non si è trattato
di una valutazione tecnica, ma dell’ennesima forzatura politica, e la presenza della Meloni ne è una conferma plateale. In fondo si tratta dello stesso copione che avevamo già visto con il parere della Commissione VIA-VAS: approvazione scontata, nonostante ben 62 prescrizioni che, di fatto, impongono di rifare il progetto da capo.
Chi oggi festeggia l’approvazione non lo fa perché crede che il Ponte si farà – neanche i più accaniti sostenitori ci credono – ma perché si apre ulteriormente la mangiatoia: una pioggia di soldi pubblici per
i soliti noti, a partire dal miliardo e mezzo di penale da pagare a Eurolink in caso di stop. Una truffa annunciata, segnalata perfino dagli organismi di vigilanza, che però il Governo ha ignorato senza il minimo imbarazzo. Il garbo istituzionale non appartiene a chi usa le istituzioni per saccheggiare i territori.
Il 9 agosto saremo in tante e tanti a Messina. Perché non ci stiamo a vedere svendere la nostra terra.
Calabria e Sicilia non sono zone da occupare, da espropriare, da militarizzare. No al Ponte, sì al futuro. No alla mangiatoia, sì alla dignità dei nostri territori.
Stiamo Strette: “Salvini lancia il suo ultimo spot di propaganda prima dell’estate“
L’annuncio a bruciapelo del Ministro alle Infrastrutture, Matteo Salvini, testimonia ancora una volta la natura esclusivamente propagandistica del progetto del Ponte sullo Stretto che tanti danni però sta già facendo alle comunità calabresi e siciliane. Tutta propaganda. Il progetto del ponte è ben lontano dall’essere realizzato: dopo l’approvazione dei ministeri, infatti, servirà quella della Corte dei Conti e la pronuncia della Commissione Ue su eventuali violazioni delle procedure e della direttiva habitat. Per non parlare poi dei ricorsi, già annunciati dalle associazioni territoriali, italiane ed europee.
Un’opera che costerà cara al Sud, ma non solo. Gli impatti già si vedono sul welfare, sulla sanità, sulla scuola pubblica, sugli stipendi, sulle pensioni della pubblica amministrazione; ma anche sulla trasformazione verde e sulla sostenibilità del Paese.
È assurdo pensare ancora di cavalcare questa tigre, a maggior ragione in maniera strumentale, e parlare oggi di buttare ancora soldi nel cemento, malgrado le profondamente mutate condizioni mondiali generali che richiederebbero l’intervento dello Stato su ben altre urgenze.
Il comunicato del Coordinamento Metropolitano AVS RC
Il CIPESS (comitato interministeriale per la programmazione economica e lo sviluppo sostenibile) che è organismo dipendente dal Consiglio dei Ministri per le scelte economiche e sostenibili del Governo, ha approvato il progetto definitivo per la costruzione del Ponte sullo Stretto di Messina. Dunque, nessuna sorpresa per questa decisione più che scontata. Forse, sarebbe più esatto dire che il CIPESS ha dato l’OK al più clamoroso caso di abusivismo edilizio e finanziario (di Stato) nella storia della Repubblica italiana.
Le ragioni sono a tutti note: insormontabili problemi tecnici di realizzazione del Ponte (a oggi non esistono ancora materiali che assicurino le prestazioni tecnologiche necessarie per costruirlo), evidenti irregolarità giuridiche in attesa di sentenze di organi giudiziari, incompatibilità ambientali che presunte esigenze militari dovrebbero bypassare (il Governo l’ha definita motu proprio “opera strategica anche a fini militari nell’ambito Nato”!). Tutto sembrerebbe pronto, sulla base del progetto definitivo, per la cantierizzazione che inizierebbe dopo la successiva approvazione della Corte dei Conti. Eppure, come per altri casi di progetti di particolare arditezza ingegneristica, prima dell’approvazione del PROGETTO ESECUTIVO che invece non c’è, non si potrebbero avviare nemmeno i lavori preliminari smentendo così la paventata procedura per “fasi successive”. Ma l’inizio della fase progettuale esecutiva permetterebbe un salto nelle spese. I diritti tecnici del progetto esecutivo sono infatti pari a circa il 15% del costo totale che a oggi ammonta a 14,6 miliardi di euro. Risorse sempre sottratte alle emergenze del Sud dai fondi Sviluppo e Coesione. Pertanto, l’OK del CIPESS, come definito dall’on Angelo Bonelli “E’ un regalo ai privati se l’opera non verrà realizzata”. Infatti, consentirà di firmare un contratto con relative penali di 1,5 miliardi per i privati (consorzio Eurolink di cui ha una quota importante Webuild) in caso di inadempienza di una delle parti e mancata realizzazione dell’opera.
Intanto, sul fronte del no al Ponte si segnala il nuovo reclamo delle Associazioni Greenpeace, Legambiente, Lipu e WWF che ritengono nessuno dei criteri obbligatori previsti dalla procedura comunitaria correttamente rispettato.
Il Parco Nazionale dello Stretto
Alla luce di quanto sopra, è opportuno ricordare che l’alternativa per il vero sviluppo dell’area dello Stretto di Messina è stata formalizzata nel 2023 dall’intera deputazione di Europa Verde e Sinistra Italiana (AVS) nel disegno di legge per l’istituzione di un Parco Nazionale. L’ente politico/amministrativo «Parco» permetterebbe in sintesi:
- Reale protezione delle aree afferenti alla Rete Natura e non solo;
- Salvaguardia dei caratteri identitari dell’Area (geomorfologici, ecologici, urbani, storico-culturali e archeologici) sanciti nei documenti paesaggistici delle Regioni Calabria e Sicilia;
- Rispetto degli obiettivi della convenzione di Faro di rispondere alla conservazione dell’eredità culturale e del suo uso sostenibile;
- Creazione di molti e duraturi posti di lavoro nelle attività di tutela del territorio quali antincendio (addetti alla sorveglianza e per la lotta attiva), restauro ambientale degli ecosistemi danneggiati e sistemazione idrogeologica dei versanti e nelle attività legate al turismo sostenibile (escursionismo terrestre e marittimo, guide naturalistiche e storico-archeologiche;
- Sostegno economico per l’artigianato locale e le colture tradizionali (es. vigneti terrazzati) che verrebbe incrementato;
- Finanziamenti per il recupero architettonico dei centri abitati ed eventuale conversione in strutture recettive;
- Finanziamenti per l’ammodernamento e la manutenzione della rete stradale (primaria e secondaria) e della sentieristica;
- Finanziamenti per le infrastrutture sanitarie e sociali;
- Aumento del flusso internazionale di visitatori a vantaggio di attività commerciali e operatori turistici;
- Reale miglioramento in termini di tempo, costi e inquinamento del trasporto marittimo tra Sicilia e Calabria grazie al finanziamento di una nuova flotta.
È auspicabile che si ponga fine alla speculazione politico-finanziaria che ruota da anni intorno al Ponte e che le forze sociali e politiche dell’area dello Stretto si concentrino invece su un modello di sviluppo rispettoso dell’ambiente e davvero utile al rilancio economico del proprio territorio.
CGIL Trotta e Pititto: “Ponte sullo Stretto un’opera calata dall’alto, sbagliata nelle priorità, pericolosa nei metodi. Non prenderemo parte alla “parata” del Governo“
La decisione del CIPESS di approvare il progetto definitivo del Ponte sullo Stretto è l’ennesima dimostrazione di un governo scollegato dalla realtà del Mezzogiorno e, in particolare, della Calabria. Un’opera calata dall’alto, senza confronto con i territori, senza una visione complessiva dei reali bisogni delle comunità e delle lavoratrici e dei lavoratori affermano i Segretari Generali Trotta e Pititto della CGIL calabrese e reggina.
Mentre milioni di cittadini calabresi ogni giorno combattono con infrastrutture fatiscenti, treni lenti e inadeguati, strade insicure e una sanità pubblica al collasso, il governo sceglie di destinare oltre 14 miliardi di euro a un’opera che non risolve nessuno dei problemi strutturali della nostra regione. Anzi, – chiosano i Segretari- sottrae risorse a progetti già programmati e urgenti, come l’ammodernamento della Statale 106, la messa in sicurezza della A2, l’elettrificazione della rete ferroviaria ionica o il diritto all’acqua potabile.
A fronte di queste emergenze, la propaganda governativa sul Ponte appare come un’enorme distrazione di massa. E non solo. Un’opera di queste dimensioni e con una filiera così lunga di subappalti e forniture non può non suscitare l’appetito delle organizzazioni criminali, soprattutto in territori come il nostro, dove la ‘ndrangheta ha dimostrato di saper intercettare e condizionare appalti pubblici e cantieri anche molto meno esposti di questo. I rischi di infiltrazione sono altissimi, così come le opacità già segnalate da ANAC sull’aumento dei costi e sull’assenza di una gara pubblica aggiornata.
Quanto alla convocazione rivolta in extremis alle organizzazioni sindacali, ringraziamo il governo per l’invito “postumo” al confronto: sarebbe stato più utile e democratico essere ascoltati prima di decidere.
Non parteciperemo a una parata simbolica, costruita solo per dare una patina di legittimità a un progetto che non porterà nulla di buono alla Calabria.
La nostra regione ha bisogno di treni, scuole, ospedali, strade sicure e lavoro stabile e di qualità. Non del sogno irrealizzato di un Ponte che rischia di trasformarsi in un gigantesco cantiere a vantaggio di pochi, con costi sociali, ambientali e democratici altissimi.
Serve un modello di sviluppo che parta dal basso, dai territori, dalle esigenze delle persone e dalla qualità del lavoro. Non megaprogetti ideologici, pensati per fare consenso, ma politiche pubbliche che rimettano al centro i diritti, la mobilità, i servizi, la coesione sociale.
La CGIL Calabria e la CGIL dell’Area Metropolitana di Reggio Calabria continueranno a portare avanti democraticamente il loro pensiero presso le più alte Istituzioni ribadendo la contrarietà a questo modello di sviluppo e chiedendo di destinare risorse vere e trasparenti a ciò che serve davvero al Sud.