Reggio, ennesimo rinvio del processo per la morte di Zema. Imputata l'ass. Catalfamo

Il tragico incidente è avvenuto una notte di 5 anni fa

Un’auto che sbanda, un piccolo incidente su una strada che risale la collina, il sospiro di sollievo per lo scampato pericolo; e poi, quando tutto sembra essersi risolto, un muretto che crolla portandosi dietro Carmelo Zema, morto a 67 anni in una notte di fine febbraio del 2015 sulla strada che porta a Montebello.

Per quella morte dal sapore surreale, a processo ci è finita l’attuale assessore regionale alle infrastrutture, all’epoca dei fatti dirigente del settore viabilità della provincia di Reggio, Domenica Catafalmo.

Ma a distanza di 5 anni dagli avvenimenti, il procedimento per la morte di Zema, che si svolge davanti alla Prima sezione penale del tribunale dello Stretto, segna l’ennesimo rinvio.

Un rinvio – fa sapere l’avvocato della famiglia della vittima, Aldo Maria Fornari – che si aggiunge agli altri passi falsi in cui sembra essere incappato il procedimento. Superato il primo scoglio della richiesta di archiviazione presentata dal pm, il successivo approfondimento delle indagini convinse l’ufficio di procura a chiedere, e ottenere, il rinvio a giudizio per l’attuale componente della giunta di Jole Santelli, finita alla sbarra con l’accusa di omicidio colposo e omissione di atti d’ufficio. Da quel giorno però, siamo ormai nel novembre del 2017, il processo praticamente non è mai andato avanti. E così, tra consulenti con legittimo impedimento, rinvii causati dall’elefantiaca lentezza del sistema giustizia e, da ultimo, l’emergenza sanitaria causata dalla pandemia, il procedimento è stato nuovamente rinviato per assenza del consulente tecnico dell’ufficio di procura e di quello nominato della difesa. Una doppia assenza che ha portato ad un nuovo rinvio, fissato questa volta al gennaio del prossimo anno.

L’INCIDENTE

Quella notte di febbraio di 5 anni fa, Zema stava risalendo la provinciale che porta a Montebello Jonico quando, forse a causa della pioggia che cadeva da qualche ora, l’utilitaria guidata dal pensionato aveva perso il controllo andando a sbattere contro uno dei muretti di protezione della strada.

Un incidente di poco conto con Zema che era sceso dalla macchina per controllare l’entità del danno, appoggiandosi al muretto di contenimento che, probabilmente minato dall’urto con l’auto, ha ceduto, facendo precipitare a valle il malcapitato automobilista. Al centro del dibattimento “sospeso” fino al prossimo gennaio, le accuse mosse alla Catafalmo sulle condizioni della segnaletica stradale del tratto di strada in cui si verificò l’incidente – più volte, sottolinea ancora l’avvocato della famiglia di Zema, segnalate da semplici cittadini e dalla stessa commissione straordinaria che guidava il paese in quegli anni – e il mancato adeguamento dei muretti di contenimento, che sarebbero stati costruiti senza il rispetto delle norme in merito a stabilità e altezza.

Una situazione che riguarda molte delle strade che si inerpicano dal mare verso l’entroterra e che è costata, in primo grado, alla stessa Catafalmo una condanna dal tribunale di Locri a 1 anno e 4 mesi di reclusione, per la morte di un trentacinquenne che, ingannato dalla mancanza di un’adeguata segnaletica, sottovalutò una curva finendo per schiantarsi mortalmente sulla provinciale che da Stilo porta fino alla 106.