Processo Miramare, è il turno di Marino e Zimbalatti: ‘Quella delibera era regolare’

Stessa versione del vice sindaco Neri per Zimbalatti e Marino ascoltati dal pm Ignazitto proprio nel corso dell'ultima udienza

Sono gli ex assessori del “primo tempo” di Falcomatà, Giuseppe Marino e Nino Zimbalatti, i protagonisti della nuova udienza del processo per l’affidamento diretto dell’ex hotel Miramare. Sul banco degli imputati, i due esponenti della vecchia giunta hanno seguito la falsa riga tenuta dall’ex vicesindaco Neri nel corso dell’udienza passata, rivendicando la scelta politica dell’affido diretto e ricordando il dibattito acceso che la stessa delibera provocò al momento della discussione interna alla squadra di governo cittadino.

Al centro della vicenda, il Miramare, il «gioiello di famiglia» affacciato sulle meraviglie dello Stretto che era stato messo sul mercato dalla terna prefettizia che guidò la città all’alba del commissariamento per mafia, e che la giunta Falcomatà recuperò tra i beni comunali prima dell’affido diretto a Paolo Zagarella, che del primo cittadino è amico di vecchia data.

CASO MIRAMARE, MARINO: ‘DELIBERA REGOLARE E LEGITTIMA

«Quella delibera era regolare e legittima – ha detto Marino rispondendo alle domande del pm Walter Ignazitto, l’ex assessore alle politiche sociali – e rispondeva agli interessi della città. Aveva ricevuto pareri favorevoli dagli uffici che avevano gestito la pratica, e per questo l’ho votata».

Nel racconto dell’ex assessore, l’azione della giunta era dettata dalla possibilità di riaprire alle attività uno dei palazzi più iconici della città, prima dell’inizio dell’estate:

«La proposta era degna di attenzione e rappresentava la possibilità per la ripresa delle attività culturali attraverso il riutilizzo del Miramare» ha rimarcato ancora Marino, che ha poi tacciato come «inverosimile» la tesi secondo cui Zagarella fosse in possesso delle chiavi dell’immobile prima ancora del varo della delibera che ha portato alla sbarra praticamente tutta la prima giunta Falcomatà, che deve rispondere, assieme ad una manciata di dirigenti comunali, a vario titolo dei reati di abuso d’ufficio e falso.

PROCESSO MIRAMARE, ZIMBALATTI: ‘CON LA MARCIANO’ CI FURONO TONI MOLTO ACCESI’

E legittima, quella delibera, lo era anche per l’altro imputato che ha deposto ieri, l’ex assessore all’ambiente Antonino Zimbalatti che è poi tornato sulle forti discussioni emerse in giunta al momento dell’approvazione.

«A far emergere il problema – ha raccontato in aula l’ex assessore – fu Angela Marcianò che contestava l’affido diretto senza gara d’appalto. I toni furono anche molto accesi durante la discussione con cui alla fine spiegammo alla Marcianò che interesse del comune era rendere operativo per l’estate il Miramare, visto che si trattava di un affido temporaneo e che il bando di gara per l’assegnazione era già stato programmato».