Prosegue il progetto A-ndrangheta. Coinvolti gli studenti di Villa San Giovanni
Si è tenuto il quarto incontro del progetto A-ndrangheta, ideato dalla Questura di Reggio con il coinvolgimento delle scuole superiori della città
30 Gennaio 2020 - 09:26 | Comunicato
Bullismo, reati informatici e violenza tra i giovani sono stati l’argomento del quarto incontro del progetto A-ndrangheta, ideato dalla Questura di Reggio con il coinvolgimento delle scuole superiori della città metropolitana, che si è svolto martedì 29 gennaio nell’auditorium ‘Emanuela Loi’ dell’Istituto professionale alberghiero turistico di Villa San Giovanni.
Il dirigente scolastico Carmela Ciappina ha introdotto l’incontro, ricordando che “secondo le linee di orientamento per azioni di prevenzione e di contrasto al bullismo e cyberbullismo del Miur, alle scuole è affidato il compito di promuovere l’educazione all’uso consapevole di internet”.
Alla tutor del progetto, la vicequestore del commissariato di Villa, Maria Antonietta Curtolillo, il compito di moderare gli interventi, dopo aver sottolineato che “la funzione delle forze dell’ordine non è unicamente di tipo repressivo, ma è soprattutto preventivo”.
Il sostituto procuratore del tribunale dei minori di Reggio, Angelo Gaglioti, ha evidenziato che il bullismo è un comportamento riprovevole innanzitutto dal punto di vista morale, che spesso ha conseguenze in ambito penale:
“Talvolta si banalizza l’importanza di un comportamento di sopraffazione, ritenendolo spesso alla stregua di una ragazzata, ma che reiterato può condizionare pesantemente la vita di chi è coinvolto”.
Vincenzo Cimino, dirigente del compartimento di polizia postale, e l’assistente capo Mariano Tarricone, hanno dapprima esortato gli studenti ad avere consapevolezza degli strumenti informatici che sono una grande risorsa, ma che vengono utilizzati, magari inconsapevolmente, in maniera dannosa. Quindi li hanno sollecitati a superare la soglia dell’indifferenza, che spesso li spinge a considerare segnali di bullismo alla stregua di semplici atti di goliardia, per riuscire a cogliere il disagio di chi ne è vittima ed intervenire in suo aiuto.
La neuropsichiatra Maria Pia Santoro ha fissato l’attenzione sull’empatia come fondamentale strumento di prevenzione del bullismo:
“Lo scambio emotivo è importante per stabilire un contatto con gli altri, e l’incapacità di quei ragazzi di entrare in sintonia è probabilmente dovuta al fatto che nessun adulto gliel’ha mai insegnato. La scuola dovrebbe avere il compito di fornire sostegno sia a chi subisce, ma pure a chi infligge, affrontando il comportamento sbagliato di questi ultimi, cercando, insieme con la famiglia, di educarli alle relazioni con gli altri senza avere il bisogno di sottometterli per prevalere”.