Reggina, Toscano: ‘La mia statua a Piazza Duomo? La merita il presidente’

La scelta, l'appartenenza, gli obiettivi, i trascorsi e gli aneddoti. Il tecnico si racconta ad Alfredo Pedullà


In diretta Instagram sul profilo del giornalista reggino Alfredo Pedullà, il tecnico della Reggina Mimmo Toscano. Si parte dalla lunga attesa prima di accettare il trasferimento alla Reggina: “Non ho dormito per tante notti prima di decidere. Sono maniacale, non conoscevo il presidente Gallo ed il DS Taibi, sapevo che c’era da ricostruire dalle macerie e questo mi ha stimolato, ma dovevo capire se c’erano le persone e le condizioni giuste per farlo. Ho dato le mie idee ed attendevo che venissero condivise, a quel punto quando ho capito che si poteva fare ho accettato subito.

Ogni percorso della mia carriera si è sviluppato in maniera diversa, ma con un unico denominatore, la ricostruzione. Ho accettato sempre questo tipo di sfide, mi affascinano.

Io ingrassato? Lo sta dicendo Bellomo perchè è quello che gli ho detto vedendolo ieri in video chiamata (ride). La prima cosa che ho voluto trasmettere ai miei calciatori è il senso di appartenenza, ma come? Era facile dire io ero quello che andava in curva o giocavo con questa maglia. Ed invece l’ho fatto attraverso la cultura del lavoro, non ho mai messo in mezzo le mie origini. Il lavoro più importante è stato quello di lasciare fuori la mia regginità, ma facendogli capire quanto per me era importante il senso di appartenenza.

Perchè De Rose capitano? Uno perchè conosceva la Reggina avendoci già giocato, due perchè l’ho avuto alle mie dipendenze e sa bene come la penso sul piano delle regole, del rispetto, delle conoscenze. Se ci sono le condizioni, poi preferisco avere come capitano un centrocampista e lui aveva tutte le condizioni per farlo.

Con Michele Napoli c’è un rapporto che va oltre l’aspetto professionale. Siamo taciturni e basta uno sguardo per capirci, vediamo tantissime cose alla stessa maniera, l’ho conosciuto a Rende. Io giocavo lì e lui iniziava a fare questo mestiere. Lo staff è lo specchio di una squadra. Se non fa gruppo lo staff, non puoi pensare che lo possano fare i calciatori.

La mia esperienza da calciatore alla Reggina mi porta a due episodi da ricordare: dopo l’infortunio subìto e quindi il rientro e l’esordio con gol contro l’Empoli. E poi le lacrime di mio padre negli spogliatoi dopo la vittoria del campionato.

La mia statua a Piazza Duomo? E’ da fare al presidente, senza di lui tante cose non si sarebbero potute fare. Sono molto contento dell’entusiasmo che si è ricreato in città ed ora speriamo di poter regalare ai tifosi questo sogno”.

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