'La scuola dentro lo schermo': riflessioni di un pediatra, una psicologa ed una maestra

Istruzione e DaD, quando la scuola diventa un'emergenza educativa e psicologica. Riflessioni di due medici ed una maestra

Didattica a distanza o presenza? Dalla ribellione tutta social alle ordinanze di Spirlì. Ai microfoni di Citynow le riflessioni di un pediatra, una psicologa ed una maestra.

Con la pandemia la scuola diventa un’emergenza educativa

Didattica A Distanza

Il benessere psicofisico soprattutto nell’infanzia è oggi più che mai motivo di ampia discussione. La tanto discussa didattica a distanza (DaD), rappresenta un’esperienza tanto semplice quanto complessa. Per capire insieme a voi questa sorta di ‘emergenza educativa’ come è stata definita da molti, abbiamo chiesto a tre specialisti del settore dell’infanzia di esporci le loro valutazioni.

Ad accogliere l’invito, ai microfoni di Citynow, il dottor Giuseppe Quattrone, Specialista in Pediatria e pediatra di famiglia dell’Azienda Sanitaria Provinciale di Reggio Calabria.

“Il confronto come opportunità di crescita”

asilo nido

“La frequenza scolastica è un impegno che il bambino assume fin dalla più tenera età e che sancisce il definitivo distacco dalla sicurezza materna. Gli consente di apprendere che il legame con la mamma, e dalla quale è stato dipendente, si allenta arricchendolo di nuove “avventure”. Scopre la socialità, la competitività, persino il disagio/gratificazione che l’autonomia gli comporta. Il confronto tra pari consente al bambino le scoperte più mirabili che gli permettono di crescere”.

“La frequenza scolastica imprime nel bambino in età evolutiva uno status di “elemento facente parte di una comunità”, sottolinea Quattrone, oltre a dargli la giusta ed utile conoscenza nozionistica. Lo fa crescere. Lo eleva ad elemento autonomo”.

“Al di là delle considerazioni di carattere epidemiologico l’allontanamento scolastico e l’attivazione della didattica a distanza, al momento, non hanno raggiunto gli obiettivi auspicati. I ragazzi, liberi da ogni impostazione educativa, spesso, hanno disatteso le comuni indicazioni di igiene con il risultato contrario da quello auspicato. L’assenza dalle aule scolastiche ha manifestato, invece, il disagio che la mancanza di impegno “lavorativo” quotidiano comporta”.

“Con DAD hanno rinunciato ad un ruolo di crescita collettiva”

“La didattica a distanza ha certamente favorito sia pure in maniera limitata, a mantenere una continuità scolastica, e questo è un bene sicuramente, ma non può essere indicata come elemento sostitutivo della didattica in presenza. Ha sicuramente limitato i danni, ma è solo un paracadute delle inadeguatezze del sistema scolastico italiano. Le criticità della scuola italiana sono esplose durante l’attuale pandemia. L’assenza dei programmi di prevenzione, i falsi risparmi, i mancati impegni finanziari verso l’edilizia scolastica, hanno portato al necessario ricorso alla didattica a distanza. L’assenza di una politica scolastica adeguata ai cambiamenti, ha obbligato, al fine di limitare i danni, i ragazzi a rinunciare ad un ruolo di crescita collettiva e personale che solo la frequentazione fra pari può esprimere”.

Diverse le criticità

Dello stesso avviso è la dottoressa Valeria Vita, psicologa infantile.

“La DAD ha rappresentato, soprattutto ad inizio pandemia, una grande risorsa, che ha permesso a bambini e ragazzi di proseguire nel loro percorso di studi anche durante il lockdown”.

“Le diverse criticità legate alla DaD sono state affrontate ed in parte superate; quello che invece continua a preoccupare è il benessere psicologico nei bambini e negli adolescenti”.

“L’appiattimento della relazione alunno-insegnante, fondamentale soprattutto per più piccoli, che proprio in questi mesi si sono trovati ad affrontare il delicato passaggio dalla scuola dell’infanzia a quella di I grado, e che solitamente vivono questo periodo di transizione “accompagnati” dalla maestra che gira tra i banchi stimolando la loro curiosità e il loro interesse, ha portato a delle ripercussioni psicologiche che iniziano ad essere abbastanza evidenti”. Prosegue la dottoressa.

Gli aspetti scientifici

“Nella DaD viene totalmente a mancare un aspetto che normalmente si sviluppa attraverso i neuroni specchio, che si attivano quando compiamo o vediamo compiere ad altri un’azione: l’empatia, essenziale per qualunque tipo di relazione e in particolare nel mondo della didattica; il rischio è quindi di sperimentare delle lezioni che non riescano a creare un legame”.

“Altro aspetto fondamentale che viene messo in discussione, è la memoria autobiografica, poiché questa viene costruita mediante l’attivazione dei neuroni gps, che permettono un collegamento tra le esperienze che facciamo e i luoghi in cui le facciamo, passaggio fondamentale perché l’esperienza fatta venga integrata nella nostra identità. Durante la DAD i neuroni GPS non vengono attivati”.

“Diversi studi, condotti recentemente, hanno dimostrato che l’assenza della routine scolastica nel lungo periodo ha portato ad un’alterazione del ciclo sonno-veglia, ad un abbassamento dell’autostima e ad un peggioramento delle abitudini alimentari”.

“Ormai molti esperti concordano nell’affermare che dopo aver affrontato l’emergenza sanitaria, ci troveremo a dover affrontare l’emergenza psicologica”. Conclude la dottoressa Vita.

A conclusione della nostra esposizione sulla situazione, abbiamo voluto ascoltare anche chi, con i più piccoli ci ha a che fare in modo assiduo e continuativo per raccontarci la quotidianità di come ogni madre o padre attento ai propri piccoli può fare.

“I più piccoli sono più forti di noi adulti”

La maestra Angela Pellicone ha voluto raccontarci la sua esperienza.

“Tutti i bambini percepiscono le emozioni degli adulti. Al rientro al nido, dopo un lockdown totale che ha distrutto la loro quotidianità, li abbiamo ritrovati disorientati e non desiderosi di raccontare ciò che provavano. Allora noi maestre abbiamo deciso di non nascondere la realtà ma di mostrare loro il modo giusto di affrontarla”.

“Abbiamo abbandonato ansie e timori e abbiamo cercato di trasmettere attraverso il gioco un messaggio importante, ovvero che con i giusti comportamenti il mostro si può tenere a bada. È stato bello osservarli mentre orgogliosi si igienizzavano le mani o quando disegnavano coraggiosi le loro paure e le rinchiudevano in una scatola. La verità è che si sono dimostrati più forti di noi adulti e con i loro atteggiamenti sono riusciti a donarci speranza per il futuro”.
Conclude la maestra Pellicone.

Noi abbiamo esposto i fatti. A voi le riflessioni.