Reggio a secco, solito tran tran per i cittadini: 'Oh ma da te c'è acqua?'

Fare scorte d'acqua è diventata un'arte e quindi via a bidoni, bidoncini e bottiglie per casa

Pensate di tornare da una giornata di mare. Finalmente a casa dopo ore di sole e salsedine. Ecco che l’incubo si ripresenta nell’aprire il rubinetto scoprendo, per la millesima volta, di non avere neppure un goccio d’acqua.

Il tran tran di chi vive senz’acqua

Ed allora inizia il solito tran tran di bidoni, bidoncini e bottiglie per arrangiarsi come meglio si può. E quando i rubinetti sono a secco da così tanto tempo da aver terminato anche le scorte cosa si fa? Si va alla fontana del quartiere (per chi è fortunato da averne una) o inizia il solito giro di telefonate:

“Oh, ma da te c’è acqua? Ah hai l’autoclave, fortunato. Allora vengo se non è un problema. Ah già che ci sono ti posso portare anche i panni per una lavatrice?”.

E via così per tutte le settimane di questa afosa estate.

In momenti come questi verrebbe anche da fare una preghiera a Poseidone, una danza tribale, qualsiasi cosa pur di vedere scorrere quella benedetta acqua. Ma nulla funziona. Se non c’è, non c’è, non resta che (di)sperare. Basta pensare all’esempio del ritorno dal mare, di cui sopra. Un bell’impasto di crema e salsedine costretto ad andarsene in giro per la città a tarda ora, insieme ad un cambio ed ai panni da lavare, in cerca di salvezza.

Reggio Calabria a secco

L’acqua, o meglio la sua assenza, è solo uno dei tanti problemi che affligge i reggini, ma forse anche uno dei più disagevoli.

Vallo a spiegare a chi viene da fuori che tutto ciò è “normale”. Che se sei un lavoratore comune sai già che quando rincaserai non troverai neanche un filo d’acqua e che, ormai, ci hai fatto l’abitudine e potresti illustrare a menadito tutti i modi in cui è possibile fare doccia e shampoo mentre con una mano sorreggi la tua fidata amica bottiglia. Chi convive con questa amara realtà si è dovuto ingegnare a tal punto da poterci scrivere intere enciclopedie su “come lavarsi e fare le faccende di casa quando non c’è acqua”.

Eh si, perché in assenza del prezioso liquido la vita non sta certo ad aspettare. Le docce non si possono programmare in base a quando (e se) l’acqua arriverà. Le faccende di casa non possono essere posticipate a data da destinarsi.

Se ci si sofferma attentamente a pensare che questo è il disagio che, ciclicamente, ogni anno da decenni, vivono centinaia di famiglie di Reggio Calabria, allora per forza di cose i toni diventano più aspri e così iniziano a piovere lamentele anche da parte di chi, solitamente, preferisce tacere anche di fronte all’evidenza.

Trasformiamoci in cammelli

Viene spontaneo domandarsi come, per un motivo o per un altro, si debba sempre patire e accettare persino la mancanza di acqua nell’anno del Signore 2021. Come è possibile tutto ciò? Un guasto, mille guasti, gli allacci abusivi. Ai residenti, però, non interessa neanche più scoprire di chi è la colpa, interessa solo avere l’acqua, un servizio pagato profumatamente che, puntualmente, viene a mancare, sempre e misteriosamente, durante la bella stagione.

E allora l’unica soluzione che viene in mente è quella di trasformarsi tutti in cammelli così da non soffrire della carenza di acqua e poterne conservare in grande quantità nei periodi di non “siccità”.