Reggio, infermieri tagliati fuori. Risorse sottratte in piena emergenza coronavirus

La nota di un’infermiera precaria del G.O.M. di Reggio Calabria a cui è scaduto il contratto a tempo determinato pochi giorni fa

La carenza di personale, già presente, costringe da anni l’Azienda Ospedaliera “Bianchi-Melacrino-Morelli” a fare i salti mortali per garantire la continuità dei servizi e i livelli essenziali di assistenza.

L’incubo della paralisi di interi reparti si riaffaccia. Nel febbraio 2020 le lettere, in cui si annuncia la cessazione del rapporto di lavoro, sono arrivate agli Infermieri precari del Grande Ospedale Metropolitano.

Lo stesso primo cittadino, Giuseppe Falcomatà, aveva espresso la sua preoccupazione a riguardo dichiarando Non può che preoccupare la risoluzione del rapporto con i 50 infermieri precari. Come si ricorderà, soltanto una proroga del loro contratto, scaduto lo scorso dicembre, aveva evitato la paralisi del nosocomio. Adesso la paura è di rimanere con corsie e reparti pericolosamente sguarniti”.

“Insomma – conclude il sindaco metropolitano – ci si attivi in ogni maniera lecita, efficace e costruttiva affinché possano essere scongiurate condizioni di inadeguatezza capaci di mettere a rischio l’incolumità e la salute dei cittadini”. L’incubo, alla fine, si è avverato.
Il mancato rinnovo del personale sanitario con contratto in scadenza il 29/02/2020,
ha mandato in forte sofferenza il sistema ospedaliero: doppi turni e richiami in servizio per garantire le basilari attività assistenziali. Le Cinquanta figure fondamentali, chiamate appena pochi mesi orsono per tamponare la cronica mancanza di personale dellastruttura sanitaria, sono state tagliate fuori
da una Direzione Generale incapace di produrre le strategie necessarie a garantire una sanità
che sia in grado di mettere i cittadini di Reggio Calabria e Provincia nelle condizioni di potersi curare nel proprio territorio. Si parla di personale infermieristico che è stato adeguatamente formato
ed ha prestato servizio in reparti chiave come Cardiologia, Pronto Soccorso, Oncologia e CTMO
la cui sostituzione non è stata una questione puramente burocratica ma che ha necessitato di un tempo di ambientamento e che adesso si vede messo da parte a fronte di una pianta organica risicatissima.

La situazione è da considerarsi ancor più grave visto che una decisione del genere viene presa
in un momento di emergenza socio-sanitaria senza precedenti nella storia Repubblicana.
È impensabile che mentre in tutto il mondo si spinge con forza per l’implementazione del personale sanitario, in una regione “delicata” come la nostra si rinunci scientemente a delle risorse umane già formate ed impiegate all’interno dell’azienda ospedaliera.

Ad oggi non si parla più solamente di 50 professionisti che vedono sfumare il proprio posto di lavoro, ma di 100 braccia esperte
delle quali vengono privati i cittadini della provincia di Reggio Calabria. Se la politica vuole prendersi la responsabilità di sottrarre risorse in piena emergenza COVID-19 dovrebbe quantomeno avere l’onesta intellettuale di riferirlo alla popolazione.

L’auspicio è quello che il buon senso possa, alla fine,prevalere e che si garantisca tramite il reinserimento dei cinquanta professionisti il più alto livello di assistenza sanitaria possibile.

Deborah Rinaldo