Riace, Trifoli fa causa all'Unicef e perde: comune condannato a pagare le spese legali

Il Tribunale di Locri respinge il ricorso per la vendita di palazzo Pinnarò

Non ne va più bene una al sindaco leghista di Riace Antonio Trifoli. Dopo avere perso per strada buona parte della coalizione che lo sosteneva ed essere stato sospeso dalla carica di primo cittadino per una magagna amministrativa dai tratti vagamente kafkiani, una nuova tegola si abbatte sull’amministrazione.

La sezione civile del tribunale di Locri ha infatti condannato il Comune a pagare le spese legali per una causa che vedeva il piccolo centro jonico (passato in pochi mesi da paese dell’accoglienza a piccola roccaforte leghista) ai ferri corti addirittura con l’Unicef.

IL PALAZZO DELL’ACCOGLIENZA

Al centro di questa vicenda surreale (e costata al comune più di 5 mila euro di spese) c’è palazzo Pinnarò, casa e cuore del sistema di accoglienza nella Riace che fu centro sperimentale d’integrazione. Dopo l’arresto di Mimmo Lucano e il successivo smantellamento dei progetti dedicati ai migranti, l’associazione Città Futura fu sfrattata dalla sua sede al secondo piano dello storico palazzo.

Sembrava un colpo decisivo al cuore del “sistema” Riace, ma un nuovo colpo di scena era dietro l’angolo: nello stesso palazzo, al primo piano, si trova infatti un appartamento piuttosto grande che su disposizione testamentaria del vecchio proprietario dell’immobile, era finito, sotto forma di donazione, all’Unicef, l’agenzia delle Nazioni Unite che si occupa della tutela dei minori e da sempre vicina ai progetti di Riace.

Da qui  l’avvio di una sottoscrizione pubblica per una “colletta” on line che ha consentito di raccogliere i fondi necessari alla transizione, e la stipula, da un notaio di Siderno, del rogito che, per poco meno di 40 mila euro, fissava il passaggio di mano dell’appartamento dall’Unicef all’associazione Città Futura.

IL RICORSO PERDUTO

Palazzo Pinnarò rientra però tra gli edifici tutelati dalla soprintendenza e, per essere valida, la vendita di una porzione dell’immobile deve seguire un iter preciso che consenta alle amministrazioni pubbliche (statali e territoriali) di esercitare un eventuale diritto di prelazione “artistica”.

Ed è su questo punto che era incentrata la causa legale portata avanti dall’amministrazione Trifoli (che dello smantellamento della Riace dell’accoglienza ne ha fatto quasi motivo d’orgoglio). Secondo i legali del Comune infatti le amministrazioni pubbliche interessate (il Mibac attraverso la sovrintendenza, la Regione Calabria e il comune di Riace) non erano state informate del progetto di vendita, rendendo impossibile la prelazione e quindi, di conseguenza, nullo l’intero contratto di alienazione.

Ipotesi che non ha trovato però d’accordo il giudice monocratico del tribunale civile di Locri che ha invece riscontrato la leicità dell’atto: nella sostanza, tutti gli enti erano stati avvisati del preliminare del rogito (anche lo stesso Comune di Riace) senza che nessuno degli stessi avanzasse riserve o pretese entro i termini previsti.

Inevitabile la conclusione: l’associazione Città Futura potrà legittimamente rimanere all’interno del palazzo dove tutto era iniziato nel 1998, mentre all’amministrazione leghista di Riace resterà il ricordo di quella “fantasiosa” causa contro l’Unicef, oltre che, naturalmente, il conto di 5.300 euro da pagare come disposto dal giudice.