Rinascita Scott, approda in Calabria il maxi processo alle cosche vibonesi

Tra misure di sicurezza eccezionali e giornalisti da ogni parte del globo, il processo più imponente degli ultimi 30 anni entra nel vivo

Quattrocento capi d’imputazione, oltre 300 imputati, un esercito di avvocati e un plotone di giornalisti sbarcati a Lamezia da mezzo mondo: il maxi processo Rinascita Scott (almeno per quanto riguarda il troncone principale che si svolge con rito ordinario) approda finalmente in Calabria in un’aula avveniristica costruita in tempi record per l’occasione. Un procedimento con numeri da capogiro: agli imputati odierni si devono aggiungere i quattro imputati dell’immediato che confluiranno nel medesimo filone e altri 91 che hanno scelto di farsi giudicare con la formula del rito abbreviato che consente lo sconto di un terzo della pena. Il processo vedrà alternarsi davanti alla Corte una sessantina tra pentiti e testimoni di giustizia, oltre a centinaia di testimoni tra accusa e difese in una corsa sfrenata che dovrebbe andare avanti ad un ritmo di cinque udienze settimanali.

UN’AULA NUOVA FIAMMANTE

Aula Bunker Lamezia Terme

«Quest’aula – ha detto Nicola Gratteri, procuratore capo di Catanzaro e coordinatore della maxi inchiesta che ha portato alla sbarra le più influenti cosche di ndrangheta del vibonese – è un simbolo di tecnologia e legalità: rispettosa delle norme anticovid con mille persone sedute a distanza di sicurezza ed ha la possibilità di fare 150 collegamenti video in diretta».

E se monumentali sono stati i lavori per preparare una sala adeguata ad accogliere uno dei processi più imponenti mai imbastiti in Italia, imponenti sono anche le contromisure per arginare ogni tipo di minaccia: ingressi separati per magistrati, avvocati e giornalisti e due diversi perimetri di sicurezza, uno che gira tutto intorno alla struttura, l’altro piazzato nei pressi dell’ingresso vero e proprio all’aula bunker.

«LA MAFIA E’ CAMBIATA»

«Oggi è un giorno importante – ha detto ancora Gratteri prima dell’inizio dell’udienza – perché c’è un processo alla ndrangheta che vuole dare l’idea di cosa sia oggi la mafia calabrese, non più una mafia di pastori dedita ai sequestri di persona, ma una holding del crimine per contrastare la quale ci deve essere una volontà politica di apportare modifiche al codice penale».

All’inaugurazione della prima calabrese del maxi processo alle cosche vibonesi si è presentato anche il presidente della commissione antimafia (il cui nome è stato ventilato tra i tanti come candidato unico Pd-m5s alle prossime regionali) che ha rimarcato «l’importanza della presenza dello Stato a sostegno delle parti impegnate in questo importante processo» augurandosi per le prossime udienze di non essere l’unico politico presente.