La salute mentale e i suoi disturbi. Quando il pensiero diventa patologico: il delirio

I deliri secondo K. Jaspers possono essere distinti in “primari e secondari” . Di cosa si tratta

“I sospetti, tra i pensieri, sono come i pipistrelli tra gli uccelli, volano sempre al crepuscolo. Certamente, devono essere repressi, o almeno ben controllati: perché annebbiano la mente, fanno perdere gli amici, interferiscono con gli affari, di modo che questi non possono essere ben condotti. Essi dispongono i re alla tirannia, i mariti alla gelosia, i saggi all’indecisione ed alla melanconia. Sono difetti, non del cuore, ma del cervello” (Sir Francis Bacon, 1612).

 

Scrive Karl Jaspers (filosofo e psichiatra tra i maggiori esponenti dell’esistenzialismo tedesco della prima metà del secolo scorso): “Solo dove si opera con il pensiero e si esprime un giudizio, può insorgere il delirio”. Il pensiero è un’attività specifica della mente umana. E.R.Kandel asserisce che: “la nostra mente è un insieme di processi effettuati dal cervello, un dispositivo computazionale sorprendentemente complesso che costruisce la nostra percezione del mondo esterno, genera la nostra esperienza interna e controlla le nostre azioni.

Quando questo complesso organo funziona armonicamente abbiamo un buon esame della realtà interna e quindi la capacità di riconoscere pensieri, emozioni, reazioni e comportamenti, la capacità di integrare le informazione e, di conseguenza, una adeguata lettura del mondo esterno e una corretta capacità di esprime un’opinione o giudizio.

I deliri primari e secondari

L’idea delirante è una evidente alterazione di lettura del mondo esterno e si caratterizza per la presenza di una falsa convinzione basata su erronee deduzioni, falsa convinzione che viene fermamente sostenuta contrariamente a prove di evidenza e a quanto credono tutti gli altri. I deliri secondo K. Jaspers possono essere distinti in “primari e secondari” .

I primari sono incomprensibili e “inderivabili”, vale a dire che insorgono senza alcuna relazione con la realtà che viviamo e quando sono “bizzarri” presentano contenuti che la cultura del soggetto considera totalmente assurdi (Il soggetto, ad esempio, è convinto che ci siano persone a lui vicino che gli registrano il pensiero).

I deliri secondari sono definiti “derivabili” in quanto derivano dallo stato affettivo, da quanto accade intorno al soggetto e quindi dagli accadimenti vissuti. Spesso questo tipo di delirio è “strutturato”, il che significa che ha una sua logica interna che in alcuni casi può mettere in dubbio la stessa diagnosi per la possibile “verità” del contenuto.

I deliri primari hanno un’indubbia origine neurobiologica correlata alla vulnerabilità genetica, sarebbero sottesi da una iperattività delle vie dopaminergiche mesolimbiche. I deliri secondari, oltre alla componente neurobiologica, sono determinati da esperienze interne anomale quali anomalie percettive, ad esempio una difficoltà uditiva, da stati affettivi quali l’ansia che in alcuni casi può determinare ideazione paranoide, la rabbia che può associarsi ad uno stile cognitivo improntato alla ruminazione, la depressione dove l’idea delirante può essere un meccanismo di difesa dal dolore depressivo.

Altro fattore rilevante è lo stile di pensiero: “saltare alle conclusioni”: i soggetti deliranti, rispetto ai controlli sani, impiegano minori informazioni prima di prendere una decisione, mentre è conservata la capacità di generare ipotesi e di verificarle. Quando le false convinzioni (deliri) sono primarie e bizzarre, e interessano il singolo individuo, la problematica diagnostica e nosografica non presenta particolari difficoltà. Di frequente ci si trova di fronte a disturbi psicotici che trovano nell’intervento psicofarmacologico la migliore indicazione. Il problema diagnostico si complica quando il delirio è di tipo derivabile e ben strutturato.

In tal caso, può essere difficoltoso differenziare ad esempio l’idea delirante dall’idea fortemente radicata: è importante rilevare il grado di “convinzione” con il quale l’idea viene mantenuta nonostante l’evidenza di prove contrarie riguardo la sua veridicità. Secondo C. Scharfetter ( 1976 ) “Il delirio è una realtà privata”. Ovviamente idee “private”, che si discostano dal pensare comune, sono presenti in tutta la popolazione.

‘L’unica malattia capace di fare la storia’

La patologia si determina quando il vissuto privato, per nulla attinente alla realtà esterna, condiziona le relazioni sociali, le attività lavorative e altre aree importanti della nostra vita; di contro possiamo concettualizzare una “normalità del delirio”, quando l’idea delirante è condivisa da molti per cui può perdere le stimmate patologiche imponendosi quale norma di una minoranza.

E’ sufficiente ad esempio fare riferimento ai “deliri” che tutt’oggi sono supportati da associazioni e gruppi online presenti sui social network quali la credenza che la terra sia piatta, o che i vaccini abbiano come obiettivo quello di sterilizzare e ridurre la popolazione. Un’idea delirante, inoltre, se alberga nella mente di un abile predicatore, può portare ad un diffuso contagio fino a determinare una paranoia collettiva e come riportato da Luigi Zoja essere “ causa e insieme conseguenza di eventi di massa.

E’ l’unica malattia capace di fare la storia… Lo psichiatra può fermare la mano folle che afferra il coltello, ma non quella di Hitler, di Stalin e delle masse che li seguirono: non può, proprio perché le masse li seguivano. … La paranoia … confusa nella vita di ogni giorno … ha sterminato più masse umane delle epidemie di peste”.

Prof. Rocco Antonio Zoccali