"Salvini, la Calabria non si lega": la nota del movimento Italia in comune

Riceviamo e pubblichiamo la nota integrale del movimento "Italia in comune - Cosenza" riguardante la visita di Matteo Salvini in Calabria

Riceviamo e pubblichiamo la nota integrale del movimento “Italia in comune – Cosenza” riguardante la visita di Matteo Salvini in Calabria.

“Una manifestazione decisa e ferma nel messaggio da recapitare oltre che partecipata, colorata e pacifica.

Cosenza è una città per certi versi strana, “diversa” dalle altre che la rende un unicum su scala nazionale. Una diversità che a quanto pare è riconosciuta anche al di fuori dei confini bruzi considerato che il comizio di Matteo Salvini si è svolto al coperto, in un teatro circondato da forze dell’ordine alla stregua dell’ambasciata americana a Kabul.

Il “capitano” ha deciso che la “piazza” cosentina non poteva esser calpestata dalle sue “padane” suole preferendo virare verso porti (chiusi) a lui più consoni.

Sarà forse perché 3000 cosentine e cosentini avrebbero fatto sentire la propria voce molto più dei 300 stirati leghisti provenienti da tutta la Calabra?

Ovviamente la risposta sta nel fatto che così facendo al Teatro Morelli poteva che andare in scena l’ormai solita recita del “capitano” dai soliti toni e dai soliti contenuti. I concetti che guidano ed illuminano costui sono quelli di classificare sempre e comunque, tanto da aprire il suo monologo con il più classico ed evidente assioma leghista: chi sta con me rappresenta la parte buona della società chi invece dissente rappresenta quello spaccato di società da combattere e da estirpare.

Il refrain leghista è andato avanti a colpi di banalità e di slogan che evidentemente sono il frutto della totale disattenzione posta sui temi veri, quelli importanti.

Disattenzione che ovviamente è determinata dal suo impegno dapprima a denigrare in ogni modo il popolo meridionale salvo poi comprendere quanto importante potesse essere per il suo movimento, in termini di bacino di voti, e quindi “girare la frittata” e indossare gli abiti del salvatore della patria (cosa che storicamente non gli si addice).

Tante sono le banalità del suo discorso, non potevamo aspettarci molto da chi in ben 26 anni di incarichi istituzionali (20 Giugno 1993 la data in cui viene eletto nel consiglio comunale di Milano) non ha prodotto nulla, prima da alleato nel PdL poi da elemento trainante. Le sue congetture sono assimilabili al concetto di “chiacchiere da bar” frase tanto cara ai suoi seguaci tra cui ovviamente anche nostri concittadini; i suoi numeri ad esempio sugli sbarchi sono ovviamente una giustificazione all’incapacità cronica di dialogo che hanno portato ad un certo isolamento del paese, non un’ammissione di colpa su provvedimenti come il decreto sanità che sì è partito da un ministro M5S ma ha trovato l’appoggio del suo movimento, minando una sanità commissariata da 10 anni ed una regione che dal 2010 al 2014 è stata amministrata (?) da un governatore espressione di quel centrodestra che ancora una volta vorrebbe unito.

Oppure sulla lotta alla criminalità organizzata molto spesso utilizzata come elemento di dibattito politico, salvo poi non trovare alcuna realizzazione nelle norme e nei provvedimenti, basta citare ad esempio alcuni passaggi del decreto sblocca cantieri o del decreto sicurezza bis. Fino ad arrivare a ritenere assurdo che il ministro dell’Istruzione possa in qualche modo stimolare anche i giovani a partecipare e dire la propria sui temi ambientalisti “giustificando” correttamente una loro assenza per la partecipazione alla mobilitazione mondiale contro il cambiamento climatico.

Questo perché il credo leghista trova terreno fertile solo nelle condizioni di estremo disagio e di un totale disinnamoramento della partecipazione attiva alle dinamiche politiche e sociali, cavalcando l’onda di sentimenti di sofferenza e di disagio creando barriere, mettendo l’uno contro l’altro.

Cosenza ieri ha manifestato ma soprattutto ha dimostrato, ed è questo il dato più importante.

Ha avuto forza e senso di responsabilità, rispondendo nel modo più temuto dal “capitano” e dai suoi seguaci, ovvero attraverso donne e uomini per certi versi estremamente diversi, uniti dalla voglia e dalla determinazione di camminare insieme pacificamente ed ognuno aggiungere la propria voce al coro, senza alcuna differenza e senza alcuna forma di violenza, preoccupazione manifestata dai leghisti cosentini, esempio di mancata conoscenza della propria città ma questo non ci sorprende, anzi non poteva essere altrimenti vista la scelta politica assunta”.

Fonte: Italia in Comune Cosenza Sezione 25 Aprile