Sanità, la Corte dei conti certifica il disastro: in 10 anni di Commissariamento disavanzo ridotto di soli 6 mln

La relazione tranciante: ‘I calabresi da dieci anni colmano una voragine finanziaria che cresce e si alimenta’

Nell’ambito delle spese correnti della Regione Calabria impegnate nell’anno 2019, oltre il 79% è destinato alla sanità.

Solo nell’ultimo mese avremmo sentito questa affermazione decine di volte. Una affermazione che dà la misura dei guasti della sanità calabrese, travolta negli ultimi mesi dalle vicende relative alla proroga del Commissariamento che nessun giovamento sembra aver portato alla Regione e ai suoi cittadini.

Il Giudizio di Parifica

Almeno così la pensa anche la Corte dei Conti calabrese che oggi, a Catanzaro, ha svolto il giudizio di parificazione del Rendiconto generale della Regione Calabria per l’esercizio finanziario 2019, con udienza da remoto. Ha Presieduto Vincenzo Lo Presti, Presidente della Sezione regionale di controllo, mentre la requisitoria è stata pronunciata dal Procuratore regionale Maria Rachele Anita Aronica. La relazione è stata invece svolta da Stefania Anna Dorigo.

Nelle sue conclusioni il procuratore Aronica ha inteso ricordare che

“il Bilancio non è un’entità meramente contabile e formale, ma ha un grande significato sostanziale perché la sua corretta elaborazione, soprattutto con riguardo alla copertura realistica delle spese e la sua sana gestione, sono presupposti indispensabili per lo sviluppo del Paese e della Regione e, quindi, per il rispetto di quell’equità intragenerazionale e intergenerazionale alle quali fa riferimento la Corte Costituzionale in diverse pronunce”.

La relazione sulla sanità

Una sorta di monito, che riguarda le pieghe del Bilancio regionale. All’interno del quale come accennato il 79% delle spese correnti è destinato alla sanità. Il magistrato referendario Anna Dorigo nella sua relazione non lascia spazio a sospiri di sollievo, tutt’altro:

“gli abitanti della Calabria stanno da dieci anni colmando una voragine finanziaria che cresce e si alimenta di anno in anno. A fronte di questi “sacrifici finanziari”, i medesimi cittadini non godono però di servizi sanitari adeguati. Rammento che i Livelli Essenziali Assistenziali (LEA) sono giudicati adeguati quando raggiungono un punteggio di 160 o un livello compreso fra 140 e 160 in assenza di criticità. Ebbene, dopo molti anni, solo nel 2018 la Regione Calabria parrebbe aver raggiunto un punteggio complessivo adeguato (162), che comunque tradisce ancora numerose anomalie, come screening oncologici inadeguati e scarsità di posti letto”.

Disavanzo ridotto di 6 milioni

La Dorigo ricorda che la Regione Calabria, dal 2009, è in condizione di piano di rientro sanitario:

“un documento varato senza neppure riuscire a quantificare correttamente il disavanzo a causa di un contesto di assoluta inattendibilità, come ben evidenziato, nel 2008, nella relazione al Parlamento del Prefetto Silvana Riccio. Il deficit a fine 2009 è stato infine quantificato in € 262,961 mln che, al netto delle coperture finanziarie relative alla fiscalità regionale, si sono tradotti in un disavanzo da recuperare di € 104,304 mln (cfr. D.P.G.R. n. 39 del 17.12.2010)”.

Quantificazione che, precisa il magistrato, riflette le segnalazioni del conto economico consuntivo del Servizio Sanitario Regionale presenti sulla piattaforma di dati NSIS, curata dal Ministero della Salute, visto che gli ultimi atti ufficiali di bilancio risalgono al 2014.

Ciò premesso, dieci anni dopo, ossia a fine 2019, il disavanzo sanitario è passato a € 225,418 mln di euro. Dopo il conferimento delle coperture derivanti dal gettito delle aliquote fiscali massimizzate il risultato di gestione evidenzia un disavanzo di 118,796 mln di euro. In considerazione del disavanzo non coperto relativo all’anno 2018, pari a 41,813 mln di euro, il disavanzo complessivo cui dare copertura al 31.12.2019 è pari a 160,609 mln di euro. Secondo il Tavolo tecnico che monitora il piano di rientro, questo dato potrebbe ridursi a € 98,013 mln di euro tenendo conto del possibile stralcio di alcuni crediti oggetto di svalutazione.

“Partendo quindi da questo assunto più roseo, emerge che in sostanza, in dieci anni, il deficit sanitario a cui dare di copertura si è ridotto in valore assoluto di soli 6,291 mln di euro circa (passando da € 104,304 al 31.12.2009 a € 98,013 al 31.12.2019). È bene ricordare che però, in questi dieci anni, i cittadini calabresi hanno continuato a finanziarie copiosamente la sanità, con il versamento delle extra aliquote IRAP e IRPEF, extra tributi finalizzati a ripianare i disavanzi che via via si manifestavano”.

Gom “batte” Asp

Nel grigiore della sanità emerge un dato positivo relativo al Grande Ospedale Metropolitano che continua a distinguersi tra le Aziende calabresi.

Ad eccezione della Azienda Ospedaliera “Bianchi Melacrino Morelli” di Reggio Calabria, tutte le ASP e le AO chiudono il 2019 in perdita. Complessivamente, le perdite di esercizio degli enti del sistema sanitario regionale ammontano – prima delle coperture regionali – a circa € 223 mln. Oltre a ciò, permane la assoluta opacità amministrativa che connota la gestione di molte di queste aziende, il cui esempio più evidente è quello della ASP di Reggio Calabria”.

Il magistrato Dorigo in tal senso rende noto quanto riferito alla Sezione dal presidente del Collegio sindacale dell’Azienda reggina:

“Le scritture contabili dell’Azienda Sanitaria Provinciale di Reggio Calabria risultano altamente inattendibili. A tal proposito si ribadisce la mancanza degli atti presupposti, quali i bilanci degli esercizi precedenti, i mastrini/schede contabili, le note integrative, le relazioni sulla gestione, oltre a non essere stato mai adottato il libro giornale. Il collegio, pertanto, si trova anche privo di quelle fonti basilari da cui attingere tutte le informazioni di natura contabile, economico-finanziaria e patrimoniale indispensabili per la predisposizione della relazione di cui all’art. 2429 del codice civile”.

Il debito monstre

In base alle informazioni disponibili i debiti scaduti verso i fornitori degli enti del SSR attualmente superano i 604 mln di euro, ma sono dati incompleti: infatti, mancano quelli relativi alla ASP di Reggio Calabria per la quale, stante anche la assenza di bilanci approvati fin dal 2013, è tuttora impossibile la ricostruzione dei debiti nel tempo accumulati.

“Le passività citate generano cospicui interessi di mora, anche perché i tempi di pagamento medi delle Aziende nel 2019 sono stati di 195 giorni (si va da un minimo di 5 gg per la AO di Cosenza, ad un massimo di 946 gg per la “Mater Domini” di Catanzaro) e gli interessi di mora “scattano” dopo 60 giorni dalla scadenza del debito. Nel 2019 i debiti in parola hanno quindi originato interessi ed oneri accessori (interessi legali + spese legali) per circa € 33 mln (escludendo la ASP di Reggio Calabria, per cui i dati non sono disponibili). Inoltre, i pagamenti effettuati con anticipazione di cassa ammontano a circa 1,8 miliardi di euro, con conseguente maturazione di circa 12,6 mln di euro di interessi passivi al Tesoriere; gli oneri potenzialmente derivanti da contenzioso, infine, sono pari a oltre 686 mln di euro”.

Esposizione a cascata

In conclusione – scrive il Procuratore regionale Aronica

“è evidente, in generale, che le varie circostanze sopra indicate sono sintomatiche di un’esposizione debitoria delle Aziende a cascata, che genera ulteriori debiti per i ritardi nei pagamenti, per il ricorso frequente alle anticipazioni di cassa, per oneri per contenziosi e pignoramenti, per il ritardo nell’esecuzione delle sentenze di condanna quindi, ancora, per interessi, compensi al tesoriere, compensi al commissario ad acta. In proposito si tenga presente che i pignoramenti erodono il fondo di cassa, fatto che determina il ricorso all’anticipazione di tesoreria, da cui derivano ulteriori spese. In questa situazione è difficile rispettare il piano di rientro e ridurre efficacemente il disavanzo”.