402 Comuni sciolti per mafia, Minasi: ‘Il sistema non regge. Serve rivedere la legge’
La senatrice reggina commenta il dossier diffuso da Avviso Pubblico: "Lo strumento è diventato quasi una procedura ordinaria"
12 Dicembre 2025 - 17:28 | Comunicato Stampa

“I dati diffusi da Avviso Pubblico con il dossier “Il male in Comune” ci dicono che, in Italia, tra il 1991 e il 2025 sono stati sciolti per infiltrazioni mafiose 402 Comuni, ovvero un Comune al mese negli ultimi 34 anni. Dati impressionanti che confermano come lo strumento pensato per casi eccezionali sia diventato quasi una procedura ordinaria, con effetti pesantissimi soprattutto al Sud”.
La Senatrice della Lega Tilde Minasi commenta così il report di Avviso Pubblico, cogliendo l’occasione per intervenire nuovamente sul tema dello scioglimento dei Consigli comunali per mafia.
Scioglimento dei Comuni: la proposta di riforma della Senatrice Minasi
Alla luce di questi dati, che delineano un quadro preoccupante e non più sostenibile, si rafforza la validità della mia iniziativa: già mesi fa, infatti – ricorda la Senatrice – ho presentato una proposta di riforma della legge sullo scioglimento, il ddl S.1350, perché è evidente che il sistema non regge più. Oggi quella proposta è ancora più attuale. Non possiamo più permetterci di aspettare.
Per la normativa attuale – prosegue Minasi – lo scioglimento azzera tutto: sindaco, giunta, consiglio, anche quando gli illeciti riguardano solo uno o due amministratori. Non si può punire un’intera comunità per colpe che non le appartengono. È un principio di giustizia, prima ancora che di buon senso.
L’intervento della Senatrice Minasi insiste sulla sproporzione della normativa attuale:
Ogni scioglimento – insiste la Senatrice – non è solo una statistica: sciogliere un consiglio comunale significa bloccare l’intera economia locale, rallentare servizi, minare l’immagine dell’Ente, a danno di tutti i cittadini. E spesso, come dicevo – ed è questo il vero paradosso – a scapito di comunità che non hanno colpe diffuse, ma scontano la presenza di pochi Amministratori che hanno agito in modo scorretto. La sproporzione è evidente.
Ddl S.1350: più giustizia nell’azione antimafia
Da qui una delle innovazioni che ritengo cardine nella mia proposta: l’introduzione – dice ancora Minasi – di una fase di preavviso più ampia, 30 giorni per difendersi e adottare misure correttive. E quando non esistono elementi così gravi da giustificare lo scioglimento, la possibilità di nominare un commissario di supporto.
Le innovazioni proposte dal ddl S.1350 includono:
- Introduzione di una fase di preavviso più ampia, 30 giorni per difendersi e adottare misure correttive.
- Possibilità di nominare un commissario di supporto quando non esistono elementi gravi da giustificare lo scioglimento.
Difendere i sindaci onesti non è un privilegio – sottolinea – ma un dovere istituzionale. Non possiamo travolgere intere Amministrazioni per responsabilità individuali.
Il DDL peraltro recepisce gli orientamenti del Consiglio di Stato, più volte intervenuto sulla necessità di motivazioni analitiche e prove solide a sostegno dello scioglimento, proprio perché una misura così drastica incide direttamente sulla volontà popolare, dunque non è accettabile sciogliere un Comune sulla base di elementi incerti o generici.
Lo Stato deve agire, sì, ma deve farlo bene e con trasparenza. Tutto questo serve a rendere l’azione antimafia più efficace e allo stesso tempo più giusta, evitando abusi o automatismi che negli anni hanno creato tensioni e criticità.
Il dibattito che si è acceso dopo la diffusione dei dati di Avviso Pubblico: che ha visto una vera e propria alzata di scudi da parte di Amministratori locali, esperti, Associazioni e persino rappresentanti della Magistratura amministrativa, che chiedono di rivedere la legge, conferma ciò che sostengo da tempo: serve una riforma equilibrata, proporzionata e moderna, che colpisca chi merita di essere colpito e non l’intera collettività.
Non vogliamo indebolire la lotta alla mafia – conclude la Senatrice leghista – vogliamo renderla più mirata. La fermezza non si misura con il numero di Comuni sciolti, ma con la capacità di colpire davvero i responsabili. La lotta alla mafia resta una priorità della Lega, ma deve essere una lotta intelligente, proporzionata, efficace. Se una legge non funziona, va cambiata. E va cambiata adesso.
