Reggio, i dipendenti Avr tornano in piazza: 'Completa assenza del Comune'

I dipendenti Avr sono tornati in piazza, questa volta con lo sciopero della fame, per vedere rispettati i loro diritti

Ancora una volta, i dipendenti Avr di Reggio Calabria si sono riuniti a piazza Italia per protestare. La lotta ‘per gli stipendi’ sembra non avere un lieto fine e, gli operatori che, con grande senso di responsabilità, non hanno mai smesso di fare il loro lavoro si trovano a fare i conti con una dura realtà: l’assenza di solidarietà da parte delle istituzioni.

Chiunque svolga un lavoro non si dovrebbe trovare, in un pomeriggio di fine giugno, sotto il sole a chiedere ciò che gli spetta per diritto. Invece, purtroppo, è così.

“Siamo arrivati al terzo giorno di protesta spontanea – racconta Giuseppe Condello della UIL. Ciò che è emerso da quest’ultima protesta è la completa assenza da parte del Comune. Continueremo a manifestare finché avremo sia le forze, sia la possibilità ‘legale’ di farlo”.

La questione Avr potrebbe subire una svolta nella giornata di venerdì 26 giugno 2020, è infatti previsto, in Prefettura, un tavolo tecnico che vedrà a confronto i dipendenti, l’azienda, il sindacato e le istituzioni.

“Vedremo cosa accadrà”.

Il problema dei conferimenti, è bene ricordarlo, non ha nulla a che vedere con le manifestazioni dei lavoratori:

“Noi lavoratori svolgiamo il nostro lavoro tutti i giorni ed in modo assolutamente regolare. L’emergenza rifiuti, invece, è un altro triste capitolo della storia reggina che si ripete di anno in anno da tanto tempo ormai”.

Alla manifestazione era presente anche Andrea Mesiani della segreteria Fiadel che, ai microfoni di CityNow, ha affermato:

“Sono anni che i lavoratori patiscono questo atteggiamento. Viviamo una situazione di costante disagio. Questo è il terzo giorno di sciopero della fame. Tra i dipendenti c’è chi non può pagare l’assicurazione, chi non ha soldi per la benzina, chi non può permettersi un nuovo paio di scarpe e, ancora, chi non riesce neanche a comprare da mangiare.

Il disagio che proviene dal mancato pagamento degli stipendi non è solo la demotivazione sul lavoro e, in alcuni casi, anche l’impossibilità di lavorare, ma crea disagio anche all’interno delle famiglie.

Questa, purtroppo, è una storia che si ripete, puntualmente, ogni 5-6 anni. Per questo motivo, l’intervento della magistratura e delle amministrazioni locali non basta. Serve un intervento forte e deciso da parte dello Stato”.