Corrado nuova preside del Vinci: 'Lusingata per riconoscimento meriti, ripartiamo con entusiasmo'

Il liceo reggino ha una nuova dirigente scolastica. L'intervista alla prof.ssa Serenella Corrado ed i progetti per il futuro degli studenti

Una preside per due scuole, un compito non semplice da assolvere, ma al quale la prof.ssa Serenella Corrado non si è affatto tirata indietro. Direttrice dell’I.C. Falcomatà Archi e, poi, chiamata a tenere il timone del liceo scientifico Leonardo da Vinci di Reggio Calabria per prendere il posto lasciato vacante dalla Vicepresidente della Regione.

Nuova preside al liceo da Vinci di Reggio Calabria

La scuola non può fermarsi, neanche di fronte all’imprevedibile momento in cui la dirigente scolastica Giusi Princi riceve il ruolo di numero due della Regione Calabria. Ed allora cosa si fa? Si affida il compito di guidare la prestigiosa scuola reggina ad un altro preside, riconoscendone il merito e riconfermando il buon lavoro svolto fino ad ora.

“L’incarico è sopraggiunto nel corso dell’anno scolastico, che mi ha visto alquanto sorpresa. Sono stata spiazzata dalla notizia dell’incarico e quasi non ho avuto il tempo di realizzare. Ovviamente ne sono lusingata – ha detto la preside ai microfoni di CityNow. Ho fatto appello alle mie capacità organizzative ed al mio staff che ringrazio profondamente per la gioia che mi ha testimoniato e l’apprezzamento. Grazie alla continuità all’interno della scuola Falcomatà sono riuscita ad entrare, anche se già in corso d’opera, al Vinci”.

Corrado: “Un gioiello per la città”

Preside Serenella Corrado Vinci

“Il liceo scientifico reggino – ha proseguito la neo dirigente scolastica – è un gioiello per l’intera città, una scuola prestigiosa e come tale la custodirò gelosamente in uno scrigno”.

Ma quali sono state le prime mosse della professoressa che è passata dallo gestire un istituto comprensivo, ad avere anche un liceo?

“Appena arrivata ho preso atto delle situazioni eccellenti della scuola ed anche delle criticità, che ci sono ovunque, in modo da mantenere uno standard di alti livelli. Mi impegnerò a far diventare realtà anche le eventuali possibilità di miglioramento.

Sono, infatti, convinta che, seppur momentanea, questa reggenza non deve essere vissuta come un’esperienza di carriera personale ma come un progetto da sostenere con cura, immaginando un obiettivo di largo respiro che non finirà con il termine del mio incarico”.

Occupare un doppio ruolo, tra la scuola che già gestiva e la nuova, non sarà facile, ma la prof.ssa Corrado non sembra affatto scoraggiata:

“Ce la farò perché sono così di natura. Per varie vicende umane e professionali ho rodato un sistema di approccio su variabili ed emergenze che funziona molto bene. Non era prevedibile, infatti, che Giusi, grazie ai meriti riconosciuti, potesse lasciare questa sede. Ma, il segreto, sta proprio nell’insistere e andare avanti, ricominciare con più entusiasmo”.

L’accoglienza della nuova dirigente

L’arrivederci degli studenti, così come quello del prof.ssa Princi, era stato alquanto commovente. Non è mai facile salutare chi ha condiviso il nostro percorso e, altrettanto non semplice è accettare il cambiamento. La prof.ssa Serenella Corrado, però, dice di essersi sentire da subito come anche a casa, seppur in nuovo ambiente.

“È come se avessi vissuto da sempre qui. L’organizzazione è esattamente quella che immaginavo e che anche mi è connaturale, incentrata sulle risorse e su aree specifiche di intervento.

Lavorare al Vinci è facilissimo perché le risorse sono eccellenti, sia umanamente che professionalmente. L’accoglienza che ho ricevuto arrivando qui è stata assolutamente serena e di massimo supporto tanto che ho già riunito il consiglio di istituto e si è tenuto anche il collegio docenti. L’entusiasmo che ho trovato fra queste mura ha dato un’ulteriore linfa al dinamismo che mi caratterizza”.

La scuola ai tempi della pandemia

Chi meglio di una preside è in grado di raccontare come i ragazzi, grandi e piccoli, vivono la scuola al tempo della pandemia. Tante cose sono cambiate, nulla, forse, è più come prima, e lo sforzo più grande è stato chiesto, forse, proprio a chi ne pagherà le conseguenze crescendo.

“I miei studenti vanno dai 3 ai 18 anni di età. È una cosa alquanto insolita e credo che non avrò mai più questa opportunità. Da ciò che ho appreso fino ad ora, posso dire che ognuno vive la pandemia ed il rapporto con la scuola in maniera diversa.

C’è l’incoscienza dei bimbi dai 3 ai 5 anni che non gli fa per percepire, se non per condizionamento della famiglia, ciò che accade intorno a noi. Ci sono poi i bimbi della primaria che, per lo più, sentono il peso del distanziamento. Le misure di contenimento più allentate di quest’anno, però, stanno favorendo in modo graduale e con tanta parsimonia stanno favorendo la ripresa.

Dai 14 ai 18 anni hanno attenzione, ma non troppo. Non possiamo sacrificare la loro adolescenza con troppe restrizioni. È vero che dobbiamo salvaguardare la salute pubblica, ma quando ci sono spazi per poter consentire la ripresa, abbiamo l’obbligo di favorirla, perché sono loro che hanno necessità di guardare al futuro, oggi, con ottimismo.

Le profonde crisi esistenziali che ho visto nei più giovani hanno scatenato il mio lato materno, oltre che quello professionale nell’individuare percorsi e opportunità per abbracciarli, sostenerli per farli volare verso il futuro. Neanche la pandemia può spezzare loro le ali, dobbiamo cercare di rafforzarle.

E c’è tanto da lavorare per trattenere i ragazzi nelle nostre istituzioni senza fare la valigia. Cosa ci manca? Opportunità e la scuola può e deve cambiare il territorio. Questa era la filosofia di Giusi ed è anche la mia,  perché viviamo sulla stessa lunghezza d’onda”.