Spazio psicologia 3.0: l'amore vuole amore

“Uno più uno fa tre”, un’affermazione che p

“Uno più uno fa tre”, un’affermazione che può apparire quasi bizzarra poiché si tende normalmente ad ignorare che l’interazione tra i partner genera una nuova entità: la relazione. Si parla spesso di legami amorosi, trascurando che, quando una relazione non è finalizzata all’accettazione e valorizzazione delle differenze, non promuove lo sviluppo dell’individualità, considerando la stessa minaccia e non risorsa, e pretende che si rinunci ad amarsi per amare, non si possa più parlare di relazione d’amore. Un legame di coppia stabile e duraturo non è infatti sinonimo di relazione sana e costruttiva, a volte si può essere ingabbiati in relazioni disfunzionali che nel tempo si autoalimentano di tensioni e sofferenze. Un amore sano non accade dal nulla ma si costruisce giorno per giorno con impegno, adattamento al cambiamento ed una certa quota di fatica emotiva data da una costante ridefinizione di sé, dell’altro e della relazione.

A parlare dell’amore sano e di come si costruisce nel tempo è la Dott.ssa Donatella Ponterio, Psicologa di Catanzaro e socia PLP Calabria.

Iniziamo subito con la domanda a cui tutti noi cerchiamo di dare una risposta:

Cos’è l’amore?

Contrariamente a quanto si pensa, l’amore non è un sentimento, ma piuttosto uno stato di coscienza.
Amare non è solo desiderare, attrarre o soffrire, amare è espandere la nostra propria coscienza del bene, e del voler il bene dell’altro, a cominciare dall’amico, dal fratello e per finire al compagno/a di vita.

Allora possiamo dire che esistono molte forme di amore?

I greci avevano molte parole per definire l’amore, non una sola: Phileo, amore familiare, verso i familiari o i parenti, amore per gli amici, amore per se stessi,
amore romantico o amore platonico, amore caritatevole (come aiutare i bisognosi, gli affamati, gli animali feriti); Eros: l’amore sessuale; Agapè: amore ideale, per qualcosa di astratto o inanimato, come un’idea o un obiettivo, o l’amore politico o sociale, quello per i propri principi, la propria na-zione o patria, la propria dignità, il proprio onore e l’indipendenza; Koinonia: o Unione, o amore di fede verso qualche essere divino o Dio (detto anche amore spirituale). Esso in tutte le sue sfaccetta-ture è una caratteristica dell’essere umano e, lungo l’arco della nostra vita, può essere “dimenticato” a causa delle esperienze traumatiche o comunque risalenti alla prima infanzia. Ed è così che ci ri-troviamo a pensare all’amore in termini di risarcimento, o all’amore come una cosa che si coltiva (magari in due…) così aumenta.

Come riconosciamo un amore sano?

Se poniamo che esso ci appartenga di diritto, prima di tutto dobbiamo riconoscerlo dentro di noi, cominciando dall’amore per noi stessi. E’, questo tipo di amore, la garanzia, il passaporto di una re-lazione potenzialmente sana, COSTRUTTIVA: io mi amo (e mi prendo cura di me), tu ti ami (e ti prendi cura di te), e quando l’1 e il 2 sono pieni e coscienti di questo amore, allora è l’amore stesso a traboccare ed a diventare quell’energia spontanea che spinge una persona verso un’altra o un og-getto, con l’obiettivo di diventare un NOI dove prima c’erano solo due IO. Soltanto dove i due IO maturi sono in grado di fondersi in un nuovo organismo che è il NOI si può parlare di costruzione di un progetto di amore.

Può spiegare il legame tra l’attaccamento infantile e le relazioni che si hanno da adulti?

L’attaccamento è un atteggiamento innato, che determina il legame tra il bambino e la persona che per prima si prende cura di lui. Esso ha anche la funzione di mantenere un equilibrio omeostatico tra il bebè e l’ambiente tramite l’unione con il corpo della madre, sotto la protezione del padre.
Questa unione, che si instaura fortemente durante la gravidanza e nelle primissime ora dopo il parto, è fondamentale per garantire la salute psicofisica di ambedue i soggetti. Nei primi nove mesi di vita intra-uterina la scuola è nell’utero, la seconda scuola è nelle braccia della mamma ed attaccati al suo seno. Il primo valore in realtà, per gli umani, è infatti proprio l’affettività. Dobbiamo aggiungere che il modello di questo PRIMO RAPPORTO D’AMORE sarà il nostro copione affettivo per tutta la vita, essendo attivo anche per i cuccioli d’uomo il meccanismo dell’imprinting affettivo.

Quali sono le basi per la costruzione di tale legame?

L’attaccamento e l’amore che vengono favoriti e protetti precocemente nel periodo perinatale sono determinanti per la creazione dei legami affettivi, umani e sociali nella vita adulta. Il contatto fisico, l’abbraccio, il gesto affettuoso e fisico di comprensione dell’altro, creano AD OGNI ETA’ (infanzia, adolescenza ed età adulta ed anziana) una risposta affiliativa, necessaria a soddisfare quella che è una tendenza naturale dell’essere umano: stare insieme per sostenersi e prendersi cura uno dell’altro. Sentirsi amati, ci riporta alla COSCIENZA di quell’amore che abbiamo da sempre dentro. È questo riconoscimento che favorisce i legami pro-sociali diretti verso l’amore, e non verso l’asocialità o la vendetta. Tutti coloro che educano i giovani hanno il dovere di aiutarli a recuperare il contatto fisico- affettivo con figure di riferimento, se non le hanno avute.

Sicuramente un amore sano dà le fondamenta per la costruzione di un rapporto di coppia equilibrato, oltre questo ingrediente, secondo lei, cosa rende una coppia solida nel tempo?

La libertà concessa all’altro di Essere ciò che è. Soprattutto perché, questo atteggiamento fondamentalmente non giudicante, ci consente di conoscere veramente l’altro. Ciò stabilisce il terreno dove l’amore reciproco può crescere nella condivisione.

Che differenza c’è tra l’innamoramento e l’amore?

L’innamoramento è uno stato nascente, mediato biochimicamente dagli ormoni che favoriscono l’ATTRAZIONE tra due persone. Esso appartiene ai primi stadi della costruzione del legame e non necessariamente sboccia nell’amore completo che è invece, una DECISIONE. Ovvero, non solo per le cose che mi attraggono irresistibilmente a te, ma anche per le cose che mi piacciono meno, io ti scelgo cosi come sei e scelgo di amarti.

Cosa porta al disinnamoramento di uno dei due partner?

Il ritorno egocentrico ad essere un IO e non più un NOI, ma questo accade solo se i bisogni primari, di cui sopra, non sono stati mai soddisfatti. Allora si rende necessaria una regressione per recuperarli pensando che l’altro non possa soddisfarli, o anzi addirittura li ha totalmente disattesi.
In realtà il disinnamoramento può essere una forma di regressione-segnale: l’altro ci sta dicendo che ha qualcosa di irrisolto che lei/lui non può risolvere, ed ha bisogno di prendersi cura di sè, reintegrarsi e poi eventualmente tornare. Se rimaniamo ancorati al concetto di amore come stato di coscienza (lo porto dentro di me) e DECISIONE (lo porto VERSO di te) il disinnamoramento, se ci si dà il tempo di capirlo, e magari si chiede un aiuto psicologico, può anche essere assolutamente reversibile.

Allora i bisogni personali, cosiddetti egoistici, sono anche positivi quando emergono in una coppia?

Si, senz’altro sì. Se riusciamo a non pretendere la perfetta dedizione, e, se quando sentiamo emergere dei bisogni (antichi o recenti), sappiamo CHIEDERE all’altro se può aiutarci a soddisfarli senza pretendere che LI CAPISCA DA SOLO, sì. Allora anche i bisogni apparentemente più egoistici diventano una risorsa per tutti e due i partner.

Grazie alla Dott.ssa Donatella Ponterio abbiamo analizzato il ciclo di vita di un amore sano. La metafora delle due metà della mela tralascia l’aspetto più importante di una relazione sana, ovvero che la stessa si basi sull’unione di due interi e non di due metà, in cui l’altro è valore aggiunto e non strumento per completare se stessi. Dovremmo, a mio avviso, pensare alla relazione modificandone le percentuali, passare dal 50% al 33%. Una coppia sana è formata dal 33% degli interessi individuali che i componenti della coppia continuano a mantenere (famiglia, lavoro, hobby, amici) e dal 33% degli interessi di coppia. Per essere partner di una coppia bisogna prima di tutto essere il partner di sé stessi, amarsi e accettarsi nonostante i difetti, le debolezze e i bisogni. AMATI E POI AMA!

Rubrica ideata e creata da PLP
Psicologi Liberi Professionisti
A Cura della Dott.ssa Gaia Malara