'Ospiti indesiderati a casa nostra': il racconto di una giovane rientrata a Reggio

"Non giudicate chi torna casa". L'appello di Elena a tutti i reggini

“Dopo due mesi di silenzio stampa, sento di dover dire ciò che penso, non perché mi ritengo particolarmente illuminata, ma perché spero che la mia esperienza faccia riflettere chi si trova a fare il giudice rispetto a cause che nemmeno conosce”.

Sono le parole di Elena Tortorella, una giovane reggina fuorisede che, durante l’emergenza coronavirus si è trovata, come molti altri ‘emigrati’, a vivere un’esperienza drammatica.

“Sono una ragazza di 19 anni che, come tanti, ha deciso di seguire le sue passioni e, con una scelta consapevole, è andata a vivere fuori casa, in un’altra città, a migliaia di kilometri dalla sua terra.
Scelta che non rimpiango, perché quando sai di fare qualcosa per te stessa sei disposta a dei sacrifici e, nonostante la mia indole di “cittadina del mondo”, quello della lontananza dalle proprie radici lo sarà sempre. Ad un certo punto la mia “nuova vita”, alla quale mi stavo ormai abituando è stata stravolta: voi di certo ricorderete l’ 8 marzo come la data simbolo di questa “brutta situazione”, segnata dal Covid-19, che ha coinvolto tutti, io ne ho una diversa, perché quel 22 di febbraio ero nella mia camera a Cremona, quando un sentimento di paura ha travolto tutto.

La gente ha inziato a rinchiudersi in casa, a fare rifornimento di cibo, la tv rimaneva sempre accesa in attesa di nuove notizie riguardo al famoso paziente 1. Io nel frattempo cercavo di rimanere tranquilla, e di tranquillizzare chi mi stava attorno, perché ognuno, si sa, reagisce a modo suo. Cercare di non far trasparire la mia stessa preoccupazione, per il bene altrui è stata cosa non facile, ma sono fiera di me per averlo fatto.

Quando ormai stavo impazzendo, un po’ per la situazione un po’ perché non riuscivo a studiare per un esame che avrei dovuto dare non appena fosse finito tutto (che allora si presumeva accadesse nel giro di una o due settimane) giorno 24 febbraio arriva la chiamata dei miei zii, i quali si offrono di venirmi a prendere in modo da passare insieme quella settimana. Io decido di accettare. Una volta arrivata, inizia la mia quarantena.

Tutti e tre insieme e responsabilmente, nonostante le cose si stessero facendo serie, abbiamo deciso di NON TORNARE a casa, di NON RISCHIARE per i nostri cari. Questa decisione è stata presa prima dell’8 marzo, quindi nessuno ci vietava di farlo: nessun decreto, nessun controllo per le strade, nessuna sanzione penale prevista.

Poi il lockdown.

Le settimane si sono fatte mesi, io ho dato il mio esame, e ho iniziato le lezioni. Ho vissuto due mesi con una valigia preparata per una settimana scarsa, ma due meravigliose persone hanno saputo capire di cosa avessi bisogno senza che io lo chiedessi. Due mesi in una casa che ho imparato a apprezzare nonostante le sue dimensioni. Due mesi in cui ho messo in stand-by qualsiasi mia emozione mostrando un apparente distacco, per poter fare il mio dovere, continuare a studiare e non aggiungere preoccupazioni alla mia famiglia.

Ma adesso, dal 4 maggio, IL GOVERNO MI STA DANDO LA POSSIBILITÀ DI TORNARE, mi sta dando finalmente la possibilità di VIVERE TUTTO QUESTO nel posto più adatto, di rivedere i miei “congiunti di primo (non di sesto) grado” dopo quattro lunghi mesi.

A voi che siete stati a casa, nella VOSTRA casa, voglio dire che avete avuto una fortuna enorme. Provate anche solo per un secondo a immaginare una situazione diversa da quella in cui avete vissuto questa emergenza, e sono sicura concorderete con me. Magari i fratelli vi hanno dato fastidio o i vostri genitori rompevano o chissà cos’altro, ma tutto quel “casino” altro non è che il rumore dell’amore. E adesso il mio appello: non giudicate chi sta tornando, non fateci sentire degli ospiti indesiderati in casa nostra.

Tanta gente come me, lo sta facendo responsabilmente con tutte le misure che saranno necessarie.
Non ho voluto rischiare due mesi fa e, (nonostante sia stata completamente rinchiusa in casa come tutti voi, spero) non lo farò nemmeno adesso.

Questa situazione non piace a nessuno ma ne usciremo tutti cambiati, sta a noi decidere come: io sicuramente più forte, perché ho cercato di cogliere il bene da tutto questo e, sono fiduciosa, ne usciremo presto, ma solo se ognuno fa la sua parte.

Io, il mio, penso di averlo fatto e continuerò a farlo, voi?

Non credo di essere nessuno per dire agli altri cosa devono o non devono fare, a quello ci pensa la legge per adesso, ma vi prego, qualsiasi cosa, fatela RESPONSABILMENTE, per il vostro bene e per quello di chi vi circonda. Non esiste ancora un vaccino, per adesso l’unica arma che abbiamo per combattere è il BUON SENSO“.

Elena Tortorella