MArRC, taglio del nastro per la nuova mostra. Malacrino: “Aperti a Capodanno per ampliare l’offerta culturale alla città”


Sarà inaugurata domani pomeriggio, giovedì 22 dicembre, alle ore 17.30, la mostra NOMISMA,  Reggio e le sue monete, a cura del Direttore del Museo Archeologico di Reggio Calabria, Carmelo Malacrino, e dall’Ordinario di Numismatica del Dipartimento di Civiltà Antiche e Moderne dell’Università di Messina, Daniele Castrizio.

L’esposizione è incentrata sulle emissioni monetali di Reggio, dal VI secolo a.C. fino al XIII secolo d.C. e vuole essere un tributo alla storia di una delle città più antiche di Italia, che ha tenacemente mantenuto il nome e la sua collocazione, attraversando tremila anni di eventi di ogni sorta.

La mostra intende  raccontare la storia attraverso le monete, cercando di illustrare non sono gli eventi, ma l’economia, i culti, la vita politica e culturale della città, in una esposizione che vuole mostrare le monete non solo come oggetti da collezione, ma quali preziosi e insostituibili testimoni del nostro passato.

«Dopo “Olimpo. Dei ed eroi del mondo greco” un’altra nuova e importante collezione di reperti al Museo, nell’apposito spazio che con la riapertura si è inteso dedicare alle mostre temporanee – dichiara Malacrino. Il MArRC sta crescendo in termini sia di presenze, sia di attività culturali programmate, come dimostra anche l’ampio calendario degli eventi fino all’8 gennaio. Questo è il senso della presenza del Museo in città e in Calabria. Serve continuare a fare rete e progettare, in sinergia con gli enti interessati, iniziative culturali in grado di soddisfare le richieste che provengono dalla cittadinanza. Il MarRC – continua il Direttore – sarà aperto di lunedì sino al termine delle vacanze natalizie e lo sarà anche il 1 Gennaio, giorno in cui ci scambieremo gli auguri per il nuovo anno».

La mostra Nomisma sarà aperta al pubblico al MArRC sino al prossimo 31 marzo.

All’inaugurazione, dopo i saluti del Direttore Carmelo Malacrino e delle autorità, interveranno Maria Caltabiano e Daniele Castrizio, dell’Università degli Studi di Messina.

Note sulla mostra a cura di Carmelo Malacrino e Daniele Castrizio

Non è stata una navigazione facile quella della nave della Città nell’Oceano della Storia: tempeste, fortunali, periodi di bonaccia, e tanti, forse troppi, assalti di pirati e tradimenti di chi l’ha governata nel corso dei secoli.

Le emissioni monetarie della città non hanno coperto l’intero spazio temporale che la Mostra affronta: Rhegion ha battuto moneta alla fine del periodo arcaico, per gran parte dell’età classica, fino alla conquista dionigiana del 386 a.C., per poi riprendere vigorosamente a coniare appena recuperata la libertà alla metà del IV sec. a.C., combattendo per la sua libertà insieme al Re Agatocle, contro il nemico brettio.

Alleata di Roma durante le due prime Guerre Puniche, Rhegion ha sostenuto lo sforzo bellico della Città Eterna, fornendo il numerario necessario a sostentare le guarnigioni che la proteggevano e per pagare gli equipaggi delle triremi che la città schierava in battaglia. Dopo la sconfitta di Annibale, Rhegion cessò di battere moneta perché, entrata nell’orbita romana, il suo porto fu uno dei più attivi del Mediterraneo, divenendo, sia pure per un breve periodo, il punto di arrivo del grano egiziano destinato a sfamare la plebe di Roma.

Nel periodo tardoantico la sua importanza crebbe ulteriormente, grazie a un proficuo commercio del “vino reggino”, un passito che conquistò un posto importante non solo sulle mense profane, ma anche su quelle eucaristiche, quale vino da Liturgia cristiana apprezzato e diffuso tra il IV e il VII secolo della nostra Era.

Con la produzione della seta grezza, già dallo stesso VII secolo, il ruolo della città si esalta ulteriormente, perché la seta era monopolio dell’Imperatore e il controllo su di essa metteva Reggio al centro dell’attenzione imperiale. Fu nel periodo romeo (impropriamente chiamato “bizantino”) che Rhegion toccò il più alto punto nella sua storia: dopo la caduta di Siracusa dell’anno 878 a opera dei Saraceni e dei Berberi africani, la città divenne capitale dei domini imperiali in Italia e il suo Metropolita il più importante vescovo italiano, grazie a una giurisdizione che comprendeva Calabria e Sicilia.

La zecca riaprì in questo periodo, sotto gli imperatori Basilio I il Macedone e Leone VI il Saggio, coniando oro e bronzo, ma il destino era ancora una volta in agguato: conquistata nel 901 da Abu al-Abbas Abdallah, figlio di Abu Ishaq Ibrahim II ibn Ahmad, emiro di Ifriqiya, pur conservando il titolo di capitale e sede del Metropolita, perse la zecca e l’archivio del tema.

Nel 1038, posta di nuovo al centro degli eventi, Reggio coniò per finanziare l’impresa di Giorgio Maniace, che tentò di riconquistare la Sicilia dalle mani dei Saraceni. Pochi anni dopo, persa la libertà con i padroni normanni, la zecca reggina continuò a battere moneta divisionale, anche se non in quantità elevata. I secoli successivi segnarono il dominio sterile di Svevi e Angioini, che spogliarono la città gradualmente, fino a impoverirla del tutto, ma ci fu ancora il tempo per un’ultima coniazione, quando i maggiorenti reggini chiesero al Re di Napoli, Ferrante d’Aragona, di inviare a Reggio il figlio Alfonso, al fine di soggiogare le Motte ribelli intorno alla città. Il Re chiese allora il pagamento delle spese di guerra, che vennero affrontate dai Reggini nello sforzo di chiudere decenni di lotte intestine contro i feudatari circostanti.

Moneta e Storia, ovvero “raccontare la storia attraverso le monete”, cercando di illustrare non solo gli eventi, ma l’economia, i culti, la vita politica e culturale di Rhegion – Regium – Riion – Risa – Rijoles – Riggiu, in una esposizione che vuole mostrare le monete non solo come oggetti da collezione, ma preziosi e insostituibili testimoni di Storia.

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