Reggio, 26 condannati nell'inchiesta 'Torno subito 2'

Passavano il badge per segnare la presenza e poi utilizzavano le porte laterali per assentarsi dall’ufficio

Timbravano il cartellino e poi, raccontano le indagini, uscivano dall’ufficio per sbrigare faccende personali. Un’abitudine che è finita col costare caro a 26 dipendenti del comune di Reggio Calabria che sono stati condannati ieri dal giudice monocratico Andreina Mazzariello a pene comprese tra gli otto e i 18 mesi. L’indagine “torno subito 2” coordinata dalla procura dello Stretto aveva individuato una serie di dipendenti pubblici che, sul solco tracciato dai tanti furbetti della pubblica amministrazione in tutto il Paese, passavano il badge per segnare la presenza e poi, semplicemente, utilizzavano le porte laterali del palazzo comunale – che non dispongono delle tecnologie per schedare gli ingressi e le uscite – per assentarsi dall’ufficio. Con tanti saluti ai tempi elefantiaci della burocrazia reggina.

A completare il quadro desolante scoperto dagli investigatori anche il fatto che alcuni dipendenti di palazzo San Giorgio, aiutassero i loro colleghi scorretti, coprendone le assenze e strisciando i tesserini magnetici al posto loro. Una situazione grave che minava «la regolarità dell’ufficio e del servizio pubblico – annotavano i giudici nei capi d’imputazione – cui erano istituzionalmente preposti nei rispettivi uffici d’appartenenza».

A fronte delle 26 condanne, il tribunale ha poi disposto l’assoluzione per sei dei dipendenti finiti alla sbarra. Nei loro confronti il giudice ha disposto l’assoluzione «perché il fatto non sussiste» per due di loro, mentre ha considerato i fatti contestati agli altri quattro pubblici dipendenti come poco gravi.