Trapianti di rene, la storia del dott. Iaria tra Spagna, America e il rientro in Italia. "Lo Stretto? Mi è rimasto dentro..."

Sicuro di sé e delle proprie scelte fatte, coerente, ambizioso, umile, onesto, disponibile e sempre al servizio del malato. Il dott. reggino Iaria ci svela il mondo dei trapianti d'organo

Ho maturato l’idea di voler intraprendere la carriera di medico al termine del liceo. Ho avuto coraggio e convinzione, sin da subito”.

Sono le prime parole di una lunga intervista fatta al dott. Maurizio Iaria, originario di Reggio Calabria, chirurgo del reparto di Clinica chirurgica e trapianti d’organo dell’Ospedale Maggiore di Parma, oggi considerato tra i più importanti centri in Italia in materia di trapianti d’organo. Chirurgo generale e dei trapianti addominali, in passato si è occupato anche dei trapianti di fegato, ma da oltre dieci anni il dott. Iaria ha concentrato la sua attività trapiantologica su organi come il rene ed il pancreas.

 “In famiglia nessuno era medico – spiega – Io sono stato il primo”.

Mostra subito un pizzico di orgoglio e sottolinea come sia stato il primo in casa ad intraprendere la ‘tosta’ facoltà di medicina. Sicuro di sé e delle proprie scelte fatte, coerente, ambizioso, umile, onesto, disponibile e sempre al servizio del malato. Riavvolgiamo il nastro e ripercorriamo insieme l’intenso percorso umano e professionale che lo ha portato ad essere un affermato chirurgo nel settore dei trapianti di rene.  Nato nel 1971 a Reggio Calabria, cresciuto nella zona sud della città in viale Aldo Moro, i suoi studi  iniziano all’Università di Medicina di Messina nel 1989. Si specializza poi in chirurgia generale con l’obiettivo di intraprendere la strada della chirurgia dei trapianti.

Sono sempre stato appassionato della storia della medicina, subendo il fascino di figure pionieristiche nei trapianti come Thomas E. Starzl e Christiaan Barnard. Gli anni ’50 e ’60 rappresentano un’epoca di grande innovazione e sviluppo della trapiantologia. Esattamente il 23 dicembre del 1954 a Boston venne realizzato il primo trapianto di rene eseguito con successo dal dott. Joseph E. Murray. Durante i primi anni di università oltrepassavo lo Stretto quotidianamente, quel paesaggio mi è rimasto dentro ed in tutti i miei ritorni l’emozione nel rivederlo è sempre viva …”

Da Messina il dott. Iaria si trasferisce in Spagna a Malaga.

Un’esperienza straordinaria e totalizzante, due anni intensi in cui ho appreso tantissimo con viaggi notturni per l’Andalusia per effettuare i prelievi di organo seguiti dai numerosi trapianti di fegato oltre a molta chirurgia ad alta intensità come quella epatobiliopancreatica. Dopo la Spagna sono tornato in Italia ed ho intrapreso il percorso di studi per conseguire l’ECFMG, l’abilitazione all’esercizio della professione medica negli StatiUniti”.

L’America rappresentava in quegli anni il luogo in cui si poteva conseguire la migliore formazione trapiantologica a 360 gradi. Il dott. Iaria per scelta e necessità ha dovuto così oltrepassare l’oceano dove rimane per altri tre anni a Philadelphia.

I chirurghi dei trapianti rischiano di essere una razza in via d’estinzione. E’ una vita disordinata senza orari e fine settimana. Bisogna avere la capacità di cambiare e modificare i propri piani sistematicamente. E’ difficile avere una vita programmata. Per i giovani chirurghi con (tanta) passione l’esigenza di recarsi negli Stati Uniti e, più in generale, all’estero è meno pressante di un tempo. Oggi  i centri trapianto italiani garantiscono standard di qualità elevatissimi, tra i migliori al mondo, e sono in grado di formare adeguatamente i professionisti del futuro. Il sistema trapianti italiano è un’eccellenza”.

Vista la complessità del lavoro, e data la richiesta di una forte disponibilità, ad oggi però non ci sono più tante persone disposte a sopportare, reggere ed assorbire un carico di lavoro ad altissima responsabilità.

Forse adesso è più semplice poter perseguire questa strada perché non c’è tanta gente disposta ad una vita così…

Essere ‘disponibile’ e totalmente predisposti ai ritmi che un percorso universitario e professionale detta in modo arbitrario e categorico soprattutto all’inizio della propria carriera, necessita anche dell’appoggio totale della propria famiglia.

In America mi ha raggiunto mia moglie Lucia  ed a Philadelphia è nata la mia prima figlia, Sofia”.

L’arrivo della piccola Sofia è determinante per il decisivo cambio di rotta.

Abbiamo scelto di comune accordo di tornare in Italia per il bene della  famiglia nonostante la possibilità di lavorare lì per sempre. Non avrei potuto gestire famiglia e lavoro con migliaia di chilometri di distanza. E’ stata una questione molto sentimentale”.

Nel 2008 inizia la seconda vita del dott. Iaria.

“Mentre completavo un dottorato di ricerca in chirurgia, dopo il rientro in Italia, e dopo oltre 1 anno di incontri e confronti con alcuni ospedali italiani, per pura casualità, ho avuto un’offerta a Parma. E qui mi sono fermato. Prima del trasferimento in Emilia-Romagna è nata la mia seconda principessa, Beatrice”.

Disponibilità, flessibilità e competenze dunque.

Se si vuole fare il chirurgo ad alta specializzazione è necessario un impegno totale h24. Spesso capita, nel caso di trapianti di pancreas o di particolari procedure di prelievo d’organo come quelle effettuate nei donatori a cuore non battente, di muoverci in piena notte nell’ambito regionale dell’Emilia Romagna”.

In Italia sono 39 i centri autorizzati al trapianto di rene, distribuiti in 16 regioni. Il polo di Parma, con i suoi quasi 1600 trapianti di rene e rene-pancreas all’attivo, è uno dei centri di grande tradizione ed eccellenza del panorama trapiantologico italiano.

Non tutti però eseguono trapianti da donatore vivente o quelli con incompatibilità di gruppo sanguigno. Il centro di Parma è stato una sorta di apripista, avendo effettuato il primo trapianto di rene ABO-incompatibile in Italia.  In EmiliaRomagna esiste una lista unica regionale per i pazienti in attesa di trapianto. I centri accreditati per tale attività sono 3: Bologna, Modena e Parma. Si lavora spesso in sinergia, la programmazione e l’organizzazione sono dei punti di grande forza della Regione in cui opero.

Il fabbisogno di trapianti di rene è molto più elevato rispetto agli altri trapianti di organo. Ogni anno in Italia ci sono quasi 9 mila pazienti in lista di attesa per trapianti d’organo. Circa 6 mila e cinquecento attendono un rene ed il trapianto di rene è quello più diffuso non solo in Italia ma nel mondo. Il dott. Iaria ci spiega quali sono le persone che hanno bisogno di un trapianto di rene.

Tutte le persone che sviluppano un’insufficienza renale irreversibile sono potenziali candidati al trapianto renale. Sono numerose le patologie primitivamente renali e le malattie sistemiche ad interessamento renale che possono esitare nel tempo in una insufficienza irreversibile e terminale di tale organo. In ogni caso,  il trapianto di rene rappresenta la migliore terapia possibile per questi pazienti, anche prima dell’inizio della dialisi..”

La sostituzione dell’organo malato diventa dunque necessaria, indispensabile.

Un trapianto di rene dura intorno alle 3-4 ore. Si distingue il trapianto da donatore vivente e da donatore cadavere. I pazienti hanno un recupero generalmente molto rapido, già dopo 7-10 giorni vengono dimessi e trasferiti a casa”.

Ma qual è il futuro dei trapianti secondo il dott. Iaria?

Il trapianto ideale è quello che avviene da donatore vivente. Bisogna investire nel presente e nel futuro sulla donazione da vivente e sensibilizzare la popolazione attraverso continue campagne informative. In questo associazioni come AIDO e lo stesso Ministero della Salute, attraverso il Centro Nazionale Trapianti (CNT), profondono costante impegno nel portare avanti la cultura della donazione.  Dal punto di vista dell’innovazione tecnologica ci aspettiamo che attraverso l’utilizzo delle nuove macchine di perfusione degli organi, in particolare quelle “normotermiche”, ci sarà la possibilità di trapiantare in sicurezza reni un tempo giudicati non idonei, grazie ad una sorta di ricondizionamento degli stessi. Nel futuro meno immediato sia gli xenotrapianti(trapianti di organi animali negli uomini) a partire da specie animali geneticamente modificate mediante l’editing del DNA che la bioingegnerizzazione degli organi sfruttando le potenzialità delle cellule staminali  con l’ausilio delle stampanti biologiche 3D potrebbero dare delle risposte rivoluzionarie alle necessità dei tanti  pazienti in attesa di  un trapianto d’organo.

Maurizio Iaria, MD,PhD

UOS Chirurgia dei Trapianti

UOC Clinica Chirurgica Generale

Azienda Ospedaliero-Universitaria di Parma