Turismo in Calabria: buono il bilancio di luglio per i piccoli borghi

Secondo le stime di Coldiretti, a dare una mano al turismo ci pensa il patrimonio agroalimentare made in Calabria

È buono il riscontro in questo mese di luglio della presenza dei turisti nei 322 borghi calabresi che rappresentano oltre i tre quarti (79,7%) dei comuni della regione. Questo quanto riferisce Coldiretti Calabria nel sottolineare che molti nella scelta preferiscono la tranquillità e gli spazi più ampi dei borghi spinti anche dalla ripresa dei contagi.

Calabria, i turisti preferiscono i piccoli borghi

Le aree rurali sono scelte sia come meta turistica vera e propria oltre che come destinazione per gite come completamento della vacanza al mare.  Anche un buon numero di stranieri – prosegue Coldiretti -sulla scorta di una indagine negli agriturismi della rete di Terranostra Campagna Amica, che garantiscono l’ospitalità nei piccoli centri, scelgono la campagna e l’agriturismo per il bisogno di libertà, sicurezza e voglia di stare all’aria aperta e con la possibilità di passeggiate rigeneranti. Questo fenomeno è favorito anche – continua Coldiretti – dalla diffusione capillare dei piccoli comuni che incrementa la capacità di offrire un patrimonio naturale, paesaggistico, culturale e artistico. Un paesaggio fortemente segnato – spiega la Coldiretti – dalle produzioni agricole, dalle dolci colline pettinate dai vigneti agli ulivi secolari, dai casali, dai verdi pascoli ai terrazzamenti, che contrastano il degrado ed il dissesto idrogeologico.

Coldiretti e il contributo del patrimonio agroalimentare made in Calabria

“Ma l’interesse dei turisti per i piccoli centri è importante – commenta Franco Aceto Presidente di Coldiretti Calabria  – anche per la ricerca del buon cibo che aiuta a salvare una parte consistente del patrimonio agroalimentare Made in Calabria a partire dai 268 prodotti alimentari tradizionali coltivati da generazioni dagli agricoltori che non hanno solo un valore economico ma anche storico, culturale ed ambientale e garantiscono la sopravvivenza e reddito della popolazione anche nelle aree interne più isolate. Sono specialità che sono ottenute secondo regole tradizionali protratte nel tempo per almeno 25 anni. Gli agricoltori e le imprese a conduzione familiare – aggiunge Aceto -contribuiscono a consolidare, questo modello di sviluppo che trae nutrimento dai punti di forza che sono il proprio patrimonio storico ed artistico, il paesaggio e il cibo. Certamente – insiste – si può e si deve fare di più e meglio con la riqualificazione di infrastrutture pubbliche e impianti per il tempo libero, lo sport e la cultura, al fine di migliorare e completare le condizioni strutturali e gli standard di qualità e offerta del patrimonio culturale e dei servizi aggiuntivi così come la riqualificazione e valorizzazione del patrimonio immobiliare in stato di abbandono e/o di sottoutilizzo. La consapevolezza dell’importanza del turismo per lo sviluppo economico e l’esigenza di incrementare l’occupazione – conclude Aceto -richiedono strategie turistiche sempre aggiornate, basate sulla qualità dell’offerta e orientate alla valorizzazione del patrimonio ambientale, culturale ed enogastronomico”.