Valeria Mucciola non smette di sognare, la pallavolista reggina vola ai play off

La psicologa Graziana Oliverio ha intervistato per noi la pallavolista reggina Valeria Mucciola

Una passione nel cuore ed sogno da raggiungere.

É la storia di Valeria Mucciola, atleta reggina acquistata dalla Zambelli Orvieto. Grazie al suo talento, all’impegno ed alla forza di volontà, Valeria si trova oggi ad un passo dal sogno. Insieme alla sua squadra l’atleta reggina ha raggiunto ottimi risultati conquistando il secondo posto del girone e l’accesso alla finale play off.

Anche se siamo abituati a pensare agli atleti nel loro elemento, a volte, dovremmo soffermarci non solo sul risultato ottenuto sul campo, ma anche sul lavoro che li ha condotti fin qui. Un aiuto imprescindibile in questo senso è quello dello psicologo sportivo che, con le sue capacità, ci avvicina ai nostri beniamini e li rende un pò più reali.

L’INTERVISTA

La psicologa Graziana Oliverio ha intervistato per noi la pallavolista reggina.

Cosa significa per te giocare in Serie A e lottare per salire di categoria?

“Giocare in serie a è un’emozione enorme, in particolare modo lottare per salire nella massima categoria è ancora difficile da crederci.

È il sogno che ho avuto sin da quando ho iniziato a giocare: aspirare alla serie a. Ovviamente sembrava lontanissimo e impossibile da realizzare, ma quando si dice che niente è impossibile non è una frase banale, semplicemente la più bella verità!

A dirla tutta, quando ho iniziato non pensavo mai di poter arrivare a giocare una semifinale play off per la A1, ma ci ho sempre sperato con tutto il cuore. Da quando ho messo piede su un campo di A2 non ho mai pensato fosse un punto di arrivo, ma semplicemente un nuovo punto di inizio. Darsi degli obiettivi ed essere sempre ambiziosi credo sia fondamentale per migliorarsi e mantenere alto il livello”.

Quanto è faticoso giocare a così alti livelli, sia fisicamente che mentalmente?

“Giocare ad alti livelli è un vero e proprio lavoro, fisico e mentale soprattutto.

Fisicamente perché il nostro fisico è sottoposto a tantissimi sforzi, a doppi allenamenti giornalieri, trasferte e pochissimo recupero. Non esistono festività: Natale, Capodanno, Pasqua. Per noi sono dei giorni come altri in cui passiamo le giornate in palestra ad allenarci e studiare gli avversari.

Questo ovviamente è anche un grande sacrifico mentale, rimanere sempre concentrati, non festeggiare come tutti le feste, stare lontano dai propri cari, ritiri, regole e coprifuochi. Tutto questo ormai è diventato per me uno stile di vita, ma mi ha insegnato tanto anche fuori dal campo”.

E la parte mentale, secondo te, quanto conta nel tuo sport?

“La parte mentale, al contrario di ciò che si possa pensare, è fondamentale. Un atleta per essere definito tale deve avere la mentalità giusta prima della tecnica, il talento o il fisico. I grandi campioni, che ancora a 40 anni li vediamo sui campi, ne sono la dimostrazione. Per rimanere ad alti livelli bisogna essere forti mentalmente, determinati e pronti al sacrificio per poter rimanere ogni giorno in palestra ad allenarsi e trovare nuovi stimoli”.

Quali sono le abilità mentali richieste dalla pallavolo? E quale possiedi maggiormente tra queste?

“Personalmente penso di essere molto determinata, so ciò che voglio e dove voglio arrivare. Ho un grande spirito di sacrificio; so che i sacrifici alla lunga portano i loro frutti e per questo continuo ogni giorno della mia vita ad arrivare in quella palestra e dare tutta me stessa per migliorarmi e imparare ogni giorno qualcosa di nuovo.

Anche quando sembra tutto difficile, quando fisicamente e mentalmente sono stanca, rimango sempre lì ad allenarmi perché è proprio in quei momenti che si migliora e si diventa più forti”.

Cosa invece ti risulta più difficile?

“La cosa più difficile, sembrerà banale, ma è perdere. Si innescano meccanismi strani nel giocatore e in una squadra. Non è uno sport dove devi contare solo su di te, ma bisogna sostenersi, aiutarsi quando si perdono delle sicurezze, cercare di trarre il positivo da una sconfitta e lavorare sui punti deboli. A parole potrebbe sembrare semplice, posso garantire che non lo è”.

Prima di ogni partita a cosa pensi? Come gestisci la pressione?

“Prima di ogni partita penso che ogni giocatore vorrebbe giocarsi una partita di questo livello e che sto scendendo in campo a fare quello che amo e per cui lavoro ogni giorno. Inizio a fare dei respiri profondi e.… non ti nascondo che la pressione e l’ansia c’è in ogni caso”.

Partendo da Reggio Calabria fino alla Sardegna, Lazio, Sicilia e adesso Umbria, Valeria ha girato in lungo ed in largo l’Italia, cambiando ogni anno gruppo, ambiente e stando lontano dagli affetti.

Cosa ti dà la forza per non mollare? E cosa ti ha insegnato la pallavolo che ti è stato utile nella vita quotidiana?

“Penso che la passione per questo sport ha sopperito sempre a tutto. Mi ha sempre dato la forza di fare le valigie e seguire la mia strada per raggiungere i miei obiettivi. Da una parte ho iniziato ad apprezzare la possibilità che mi dà la pallavolo di potermi confrontare ogni anno con persone diverse, ambientarmi in città differenti e conoscere posti nuovi. Dall’altra ogni anno è sempre la stessa cosa, difficile lasciare la città in cui hai vissuto, dove ti sei creato un micromondo con amici, compagne di squadra, società e città. Fai le valigie per ricominciare in una città dove si riparte da zero senza conoscere nessuno e dover ricominciare tutto da capo. Questa è la vita di uno sportivo, dopo un po’ ci si abitua… anche se a dire la verità, mai fino in fondo! 

Però tutto questo mi ha resa più forte. Mi ha cambiata molto, mi ha aiutata a diventare ciò che voglio essere come atleta e come persona. Mi ha insegnato ad affrontare la vita come una partita. Fare delle scelte e poi giocartela al meglio. Seguendo sempre ciò che amo fare e dando il cento per cento “.

Che consiglio daresti a chi si approccia a questo sport?

“Consiglio di divertirsi e non smettere mai di sognare”.