13enne violentata dal padre adottivo trova il coraggio di denunciare: condannato a oltre 8 anni

Per un lunghissimo periodo la giovane ragazza è stata vittima di abusi fisici e psicologici. I primi episodi risalgono al 2011. Grazie all’aiuto di alcune persone vicine e al sostegno di due professionisti, la giovane piano piano, è uscita dall’incubo


Ha abusato della figlia adottiva più volte costringendola a compiere atti sessuali. I fatti risalgono al periodo compreso tra il 2011 e il 2015 e tra il 2017 e il 2018.

Dopo innumerevoli soprusi e abusi, la giovane vittima, all’epoca dei fatti 13enne, stremata dal lungo periodo di dolore e sofferenze, trova la forza di recarsi spontaneamente presso uno studio medico. Ad accoglierla, con professionalità e immensa umanità, la dott.ssa Caterina Dimasi:

Era una giornata come tante, improvvisamente mi si avvicinò una giovane donna. Era la seconda volta che la incontravo ma non potrò mai dimenticare il suo sguardo. Ho notato subito un’ombra di dolore che si nascondeva dietro un sorriso forzato. Ero certa che qualcosa non andava. Le presi la mano e le dissi…Qualsiasi cosa tu abbia bisogno, io sono qui, ti ascolterò e ti aiuterò fino alla fine…Scoppiò in lacrime, un pianto inconsolabile”.

La dott.ssa Dimasi ascolta la sua incredibile storia.

“Abbiamo pianto insieme, l’ho abbracciata forte. Le ho consigliato che la cosa giusta sarebbe stata affidarsi alla giustizia e che sarei stata sempre al suo fianco aiutandola e proteggendola in tutto e per tutto. A quel punto mi disse …Ok mi affido a lei”.

Subentra nel giro di pochi giorni, a supporto della giovane, il sostegno di un altro professionista, l’avv. Sergio Cristarella. E inizia così l’iter giudiziario.

“Dopo essersi recate nel mio studio – spiega l’avv. Cristarella – abbiamo provveduto a denunciare i fatti anche se, per la mia assistita è stato molto duro ripercorrere tutti gli eventi”.

Arrivata in Italia dalla Bielorussia nel lontano 2006 insieme alla sorellina, viene affidata dapprima ad un’associazione operante nella piana di Gioia Tauro, fino all’adozione avvenuta nel 2011.

Ed è qui che inizia l’incubo. Il padre adottivo inizia a spiare la ragazza mentre si reca in bagno, dal buco della serratura, iniziano i palpeggiamenti nelle zone intime perché l’uomo “avrebbe voluto controllare se fosse vergine”, e iniziano i primi insulti.

Dal racconto della ragazza emerge chiaramente la mancanza di libertà e lo stato di soggezione in cui si trovava a causa degli atteggiamenti oltremodo violenti del padre adottivo.

L’uomo intimava la povera ragazza a spogliarsi, obbligandola e costringendola anche a pulire a terra. E non solo.

Stanca di subire i soprusi dell’uomo, la ragazza, con l’aiuto di due persone viene condotta in un centro antiviolenza e inserita in un programma di protezione. Qui si confida con dei professionisti, si confronta con altre vittime di abusi e prende coscienza dell’orrore subito.

Di ieri, la condanna di primo grado in giudizio abbreviato ad oltre 8 anni di reclusione, disposta dal Tribunale di Locri.

Adesso il ‘padre padrone’ dovrà rispondere di violenze fisiche e psicologiche, oltre che di violenza sessuale aggravata su minore.

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