Brexit, i reggini 'londinesi': "Rivoluzione che ci delude ma non spaventa"

di Pasquale Romano - Goodbye Euro. Il Regno Unito,

di Pasquale Romano – Goodbye Euro. Il Regno Unito, attraverso un referendum popolare, dice addio all’Europa. Una vittoria di misura (il 51.9% ha votato per il leave contro il 48.1% che avrebbe preferito far ancora parte dell’Ue) che forse si rivelerà una sconfitta per il paese. Quali le conseguenze e i rischi che il ‘Brexit’ rischia di generare, con ripercussioni di tipo sociali, economici e politici? Esperti, addetti ai lavori e diretti interessati ancora non si sbilanciano: è l’alba di un giorno sconosciuto, complicato azzardare scenari verosimili.

Di sicuro si tratta di una scossa, uno ‘tsunami geopolitico‘ che rischia di sconvolgere il futuro dell’Unione Europea. L’evidente equilibrio della votazione rende l’idea di un paese spaccato esattamente a metà, diviso tra europeisti ed euroscettici. Non idealmente rappresentato, questo è il paradosso, dalla propria capitale. A Londra infatti il ‘remain’ ha vinto in modo deciso, probabile abbia influito il dna di una metropoli cosmopolita, abitata da cittadini del mondo più che londinesi in senso stretto.

Forte la presenza di cittadini italiani nella capitale inglese, folta la schiera di calabresi volati a Londra per compiere una scelta di vita. Valeria, stilista e dipendente di uno store ‘Maison Margiela‘, due anni fa ha scelto di trasferirsi nella ‘Big smog’: “Pensavo che cambiare continente e optare per una svolta radicale fosse la scelta più giusta –dichiara ai microfoni di City Now– ma in Inghilterra ho trovato un paese forte e proiettato nel futuro. Non è un caso che a Londra abbia vinto il ‘remain’, i londinesi apprezzano chi viene qui, lavora regolarmente e paga le tasse”.

Nonostante la spinta europeista della capitale, come si è potuto verificare quindi il ‘Brexit’? : “La propaganda politica del ‘leave’ ha attecchito fortemente nelle piccole città e nelle zone di campagna. Ha influito il pensiero di un popolo vecchio, ha pesato il parere degli over 60, cittadini che hanno tolto l’Europa dal futuro dei giovani inglesi. Londra invece -racconta la giovane reggina – da qualche giorno è una città triste, delusa. Nessuno dei miei amici londinesi ha votato per il leave, non a caso proprio da Londra è partita una petizione per far si che venga effettuato un altro referendum”.

La stilista reggina, se avesse potuto, avrebbe votato certamente per far rimanere l’Inghilterra in Europa. “Non si può tornare indietro di 20 anni, credo si possa andare incontro a conseguenze rischiose. Non per noi lavoratori stranieri, forse avremo meno diritti ma le tutele rimarranno. Io tra tre anni potrei chiedere la cittadinanza inglese, se vivrò ancora a Londra la chiederò certamente. ”

‘Allergica’ a Facebook (“Mi annoia, per sfruttare i social utilizzo Instagram che è più adatto al campo della moda”), Valeria spiega come i londinesi si sono avvicinati al referendum: “Lo hanno vissuto in modo profondo e intenso, da mesi sui balconi erano appese scritte pro leave o remain. Due miei vicini di casa -racconta divertita- si sono fatti la ‘guerra’, dialogavano attraverso le proprie finestre. La pensavano in modo diametralmente opposto”.

Esiste il timore di un ‘effetto domino’ che possa convincere altre nazioni ad uscire dall’Unione Europea. L’Italia al momento non sembra pensare a questa ipotesi, da italiana residente all’estero Valeria non sembra avere dubbi: “L’Inghilterra è un paese forte, capace di reinventarsi e adattarsi a questa rivoluzione. L’Italia vive un periodo di crisi intensa, una scelta del genere sarebbe un rischio troppo grande. Voterei certamente per rimanere in Europa”.

Elisabetta è reggina soltanto d’adozione. Ragazza ungherese di 24 anni, si è trasferita a Londra da appena due mesi, dopo aver trascorso gli ultimi anni in riva allo Stretto. “Ho capito che in Calabria non era possibile costruirsi un futuro solido, almeno per me. Ho scelto Londra, sono felice della scelta compiuta e la rifarei”.

Impiegata in un ristorante, Elisabetta ammette che è ancora presto per sentire aria di rivoluzione: “Al lavoro non mi hanno detto nulla di particolare, non credo cambierà la mia situazione occupazionale. I proprietari del ristorante sono egiziani, io una ragazza di origine austro-ungarica che viene dalla Calabria. E’ la conferma di come Londra sia una città multietnica, pronta ad accogliere tutti“.

A differenza di Valeria, Elisabetta temeva che l’esito del referendum fosse favorevole agli anti europei: “Da straniera avrei votato per rimanere nellUnione Europea, da cittadina inglese avrei avuto qualche dubbio in più. L’immigrazione è un fattore determinante in Inghilterra, i cittadini hanno scelto cosi forse perchè spaventati dai possibili effetti di una tale densità di immigrati sull’economia del paese”.

Una versione europea (ancora per poco…) del ‘sogno americano’. Londra non promette lustrini ma assicura una possibilità e permette di guardare verso l’orizzonte con occhi diversi: “Per me è stato senza dubbio cosi. Per chi sa adattarsi e fare sacrifici, Londra garantisce una opportunità lavorativa. Nonostante le spese siano molto alte, si può vivere serenamente e costruirsi un futuro. Peccato soltanto per i tanti ‘homeless’, i senzatetto. Non me lo aspettavo, per me è stato uno choc vederli ovunque”.

Tra presente e futuro. Elisabetta si gode l’oggi senza pensare al domani, felice per una scelta comunque non definitiva. “Non credo di rimanere a Londra per sempre, dipende anche da come si evolverà la situazione lavorativa e le eventuali conseguenze del Brexit. Di sicuro, da grande vorrei tornare nel mio paese”. Nessuna etichetta precisa, per la cittadina di una metropoli che si ritrova di colpo nel passato, priva di quella identità europea che l’aveva contraddistinta nell’ultimo decennio: “Se oggi mi sento ungherese,reggina o londinese? Mi sento europea, non amo la divisione in categorie. Nonostante il Brexit, europea”.