9 luglio, il giorno in cui (anche) la Reggina salì sul tetto del Mondo

Il 9 luglio del 2006 l'Italia vinse il suo quarto mondiale. Anche la Reggina sul tetto del mondo, grazie a Pirlo e Perrotta, figlio del S.Agata

Rigore di Grosso, gol. Apoteosi. Dal malinconico ed esistenziale bianco e nero firmato Wim Wenders, ‘Il cielo sopra Berlino’ il 9 luglio del 2006 si colorò inequivocabilmente d’azzurro.

Italia campione del Mondo per la quarta volta, titolo che rappresentò plasticamente l’ironia beffarda che solo la vita sa regalare.

Italia sul tetto mondiale nell’estate infuocata di Calciopoli, diversi giocatori della Juventus ad esultare per la gioia calcistica più grande prima di rovistare tra le macerie e (solo alcuni) ripartire dalla serie B.

Fiumi ed oceani di inchiostro già spesi per l’impresa firmata da Lippi e i suoi ragazzi, palpabile sin dalle prime gare come si trattasse di una magia, ‘Rapsodia in blu’ che invece delle note di Gershwin aveva l’acciaio con il quale il gruppo si era saldato.

Il 9 luglio è il giorno in cui (anche) la Reggina salì sul tetto del Mondo. 

Uno dei maggiori protagonisti in campo fu certamente quel genio illuminato di Andrea Pirlo, talento infinito e passato per una stagione in riva allo Stretto.

Senza dubbio più legato all’amaranto Simone Perrotta, figlio del S.Agata che con Pirlo ha condiviso i colori amaranto, bianconero e l’azzurro mondiale.

Perrotta, dopo aver mosso i primi passi con la Reggina, prese parte con merito alla spedizione mondiale grazie alle eccellenti stagioni disputate con la maglia della Roma.

Se Pirlo è l’emblema del dono sovrannaturale, Perrotta è la rappresentazione di dove si può arrivare con abnegazione e sacrificio.

Il calcio, materia rarefatta e in bilico tra pali e traverse che spostano destini, osservato con attenzione al microscopio in realtà ha poco di casuale.

La Reggina che nell’estate 2006 festeggiava due campioni mondiali e una salvezza in campo grazie alla formazione guidata da Walter Mazzarri,  raccoglieva i frutti più pregiati di un lungo percorso, attento e lungimirante.

L’età dell’oro amaranto appare oggi lontana e sfocata, una cartolina sbiadita cui sarà maledettamente complicato togliere la polvere.