Legambiente, Rapporto Ecomafia 2025: ecco i dati calabresi

La Calabria registra un incremento dei reati ambientali, con un focus sulla gestione dei rifiuti. Le 12 proposte presentate da Legambiente

Rapporto Ecomafia legambiente

In Italia cresce senza sosta l’attacco delle ecomafie all’ambiente e la piaga della corruzione. Nel 2024 viene superato il muro dei 40mila reati ambientali, sono ben 40.590, +14,4% rispetto al 2023. Parliamo di una media di 111,2 reati al giorno, 4,6 ogni ora. Aumentano anche le persone denunciate, 37.186 +7,8%), mentre il giro d’affari delle ecomafie vale 9,3 miliardi di euro (+0,5 miliardi rispetto al 2023) e cresce anche il numero dei clan coinvolti, 11 in più rispetto a quelli censiti nel precedente rapporto Ecomafia. Aumentano anche le inchieste sui fenomeni corruttivi negli appalti di carattere ambientale: 88 quelle censite da Legambiente dal 1° maggio 2024 al 30 aprile 2025, (+17,3% rispetto al 2023), 862 le persone denunciate, +72,4%. Si tratta di inchieste che vanno dalla realizzazione di opere pubbliche alla gestione di servizi, come quelli dei rifiuti urbani e la depurazione, passando per la concessione di autorizzazioni ambientali alle imprese.

È quanto emerge in sintesi dal nuovo rapporto di Legambiente “Ecomafia 2025. I numeri e le storie delle illegalità ambientali in Italia” (Edizioni Ambiente), presentato oggi a Roma insieme ad un pacchetto di 12 proposte per contrastare le illegalità ambientali e rafforzare norme e controlli, a partire dal recepimento della direttiva europea sulla tutela penale dell’ambiente, dal potenziamento dei controlli ambientali e la definizione di un Piano nazionale contro l’abusivismo. L’edizione 2025 di Ecomafia è dedicata quest’anno al 30ennale della scomparsa del Capitano di Fregata Natale De Grazia, morto tra il 12 e il 13 dicembre del 1995 mentre indagava sugli affondamenti sospetti nel Mediterraneo di navi con il loro carico di rifiuti.

Focus sui dati di Ecomafia

Entrando nel dettaglio dei dati di Ecomafia elaborati dall’associazione ambientalista e forniti dalle Forze dell’ordine e dalle Capitanerie di porto, nel 2024 in Italia il 42,6% dei reati ambientali si concentra nelle 4 regioni a tradizionale presenza mafiosa (Campania, Puglia, Calabria e Sicilia). Il maggior numero di reati si riscontra, a livello nazionale, nella filiera del cemento (dall’abusivismo edilizio alla cave illegali fino ai reati connessi agli appalti per opere pubbliche) con 13.621 illeciti accertati nel 2024, +4,7% rispetto al 2023, pari al 33,6% del totale. Seguiti dai reati nel ciclo dei rifiuti ben 11.166, +19,9%, e quelli contro gli animali con 7.222 illeciti penali (+9,7%). Da segnalare l’impennata dei reati contro il patrimonio culturale (dalla ricettazione ai reati in danno del paesaggio, dagli scavi clandestini alle contraffazioni di opere): sono 2.956, + 23,4% rispetto al 2023. Per quanto riguarda le filiere illecite nel settore agroalimentare, a fronte di una leggera diminuzione dei controlli (-2,7%) si registra un aumento del numero di reati e illeciti amministrativi (+2,9%), nonché degli arresti (+11,3%).A completare il quadro dell’illegalità ambientale del 2024 è la crescita degli illeciti amministrativi, 69.949 (+9,4%), equivalenti a circa 191,6 illeciti al giorno, 7,9 ogni ora. Per quanto riguarda i clan, dal 1995 al 2024 salgono a 389 quelli censiti da Legambiente.

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Per quanto riguarda i delitti più gravi, previsti dal titolo VI-bis del Codice penale, nel 2024 al primo posto abbiamo l’inquinamento ambientale con 299 illeciti contestati, quelli complessivi sono stati 971, con un +61,3% rispetto al 2023 e 1.707 persone denunciate (+18,9%). Numeri che insieme all’aumento dei controlli su questa tipologia di reati (1.812 nel 2024, +28,7%) dimostrano l’efficacia della legge 68 del 2015, che a maggio 2025 ha celebrato il decennale. In particolare, da giugno 2015 a dicembre 2024 grazie a questa fondamentale riforma sono stati accertati 6.979 illeciti, con 12.510 persone denunciate, 556 arresti e 1.996 sequestri.

La situazione calabrese e la classifica regionale

Tornando ai reati ambientali accertati nel 2024, la Campania svetta al primo posto con 6.104 illeciti penali, pari al 15% del totale nazionale, con un aumento delle persone denunciate (5.580), dei sequestri effettuati (1.431) e un totale di 50 arresti. La Puglia sorpassa la Sicilia e ritorna al secondo posto, con 4.146 reati, pari al 10,2% del totale nazionale, facendo registrare il maggior numero di arresti (69). Al terzo posto ritroviamo la Sicilia, con il 9,4% di illeciti penali.

Stabile al quarto posto nella classifica complessiva la Calabria (7,9% del totale nazionale) che, tuttavia, incrementa il numero di reati (3.215) e più che raddoppia il dato sugli arresti (41).

Tra le filiere illegali in particolare, la Calabria spicca nel ciclo dei rifiuti collocandosi al secondo posto con ben 1.137 reati, 1287 persone denunciate, 39 persone arrestate e 446 sequestri.

Nella classifica provinciale dei reati, che costituiscono le fattispecie più gravi, tra le prime venti posizioni si collocano ben 4 delle 5 province calabresi: con Catanzaro al secondo posto (319 reati), Reggio Calabria all’ottavo (239 reati), Crotone al tredicesimo e Cosenza al quindicesimo posto. Classifica a parte per quanto riguarda, invece, gli illeciti amministrativi nella stessa filiera dei rifiuti, che sono 400, mentre le sanzioni amministrative sono state 422.  

Nel ciclo illegale del cemento la Calabria è invece settima nella classifica nazionale con 869 reati, 829 persone denunciate e 134 sequestri. A livello provinciale Cosenza segna il maggior numero di reati raggiungendo il quarto posto, Reggio Calabria è nona e Catanzaro sedicesima. Sono 1725 invece complessivamente gli illeciti amministrativi e 1759 le sanzioni amministrative.

Inoltre la Calabria è settima per reati contro gli animali (6,1% del totale): tra le prime venti posizioni si colloca Reggio Calabria al diciassettesimo posto con 143 reati.  Considerando anche gli illeciti amministrativi, Reggio Calabria raggiunge il nono posto mentre Cosenza è dodicesima.

 Commenta Anna Parretta, presidente di Legambiente Calabria:

“I dati del rapporto Ecomafia 2025 confermano il quarto posto della Calabria con un pesante incremento complessivo (+ 303) del numero dei reati rispetto all’edizione 2024. La situazione più preoccupante è legata al ciclo di gestione dei rifiuti, nel quale, nella nostra regione, si è verificata una grave impennata di reati che portano la Calabria dal terzo ad un poco onorevole secondo posto e costituiscono una minaccia per l’ambiente, per la salute dei cittadini e per l’economia. La Calabria deve rendere concreto un cambiamento che coinvolge tutti gli attori della società calabrese, cittadini, imprese ed istituzioni, per realizzare sul territorio sviluppo sostenibile ed un’economia sana e circolare. È necessario l’impegno di tutti per non dover più vedere la nostra bella regione ai vertici delle classifiche dell’illegalità. È un tributo etico ed un dovere morale che dobbiamo anche alla memoria di chi, come il capitano di Fregata Natale de Grazia, ha dato la propria vita per rivelare la verità e ristabilire la giustizia sul traffico di rifiuti tossici e radioattivi e sulle navi a perdere nel Mediterraneo”.

Dichiara Daniele Cartisano, presidente circolo Legambiente Reggio Calabria-Città dello Stretto:

“Noi, come piaceva dire al Capitano Natale De Grazia, odiamo le cose storte e siamo convinti che serve una forte rottura culturale su tutto il territorio regionale. Non possiamo più tollerare questa forma strisciante di accettazione sociale che rende questi reati meno scandalosi di quanto dovrebbero essere. La denuncia, la mobilitazione civica, l’educazione alla legalità devono diventare strumenti quotidiani di resistenza. Ogni reato ambientale, ogni abuso edilizio, ogni atto di crudeltà verso gli animali rappresenta un’offesa non solo alla legge, ma alla dignità stessa del territorio e di chi lo abita. Restare indifferenti significa esserne complici.”

Il commento del presidente nazionale di Legambiente Stefano Ciafani

“Nella lotta alla criminalità ambientale – commenta Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente – l’Italia deve accelerare il passo e può farlo con l’approvazione di una riforma fondamentale molto attesa, ossia il recepimento della direttiva europea sulla tutela penale dell’ambiente entro il 21 maggio 2026. In questa legislatura si parla tanto di semplificazioni, poco di contrappesi in grado di fermare i furbi o i criminali che fanno concorrenza sleale alle imprese serie. Non a caso abbiamo inserito la presentazione di questo Rapporto nella nostra nuova campagna nazionale per costruire dal basso un “Clean Industrial Deal made in Italy” che garantisca decarbonizzazione, competitività e lotta all’illegalità. Solo con il completamento di quella riforma di civiltà che abbiamo inaugurato nel 2015 con l’approvazione della legge sugli ecoreati si otterrà quel livello di sicurezza nazionale che invochiamo da più di 30 anni. Nessuna legge e nessun decreto ha fino ad oggi voluto raggiungere in modo concreto questo obiettivo”.

Il commento di Enrico Fontana, responsabile dell’Osservatorio nazionale ambiente e legalità di Legambiente

“I dati di Ecomafia e gli straordinari contributi di analisi elaborati da tutte le forze dell’ordine, dalla Direzione investigativa antimafia, dalle Capitanerie di porto, dall’Agenzia delle Dogane e dei monopoli e dall’Ispra – commenta Enrico Fontanaresponsabile dell’Osservatorio nazionale Ambiente e legalità di Legambiente – testimoniano, insieme alla forte pressione sulle regioni del Mezzogiorno, una distribuzione capillare dell’illegalità ambientale lungo tutto lo Stivale. A ciò bisogna aggiungere la crescente pervasività delle mafie e quella della corruzione negli appalti pubblici, che rappresentano sempre più una minaccia significativa non solo per l’economia, ma anche per il tessuto sociale e democratico del Paese, oltre a minare l’integrità e l’efficienza della spesa pubblica. Per contrastare gli ecocriminali e la loro vera e propria arroganza, servono interventi decisi: ai risultati positivi prodotti fino ad ora dalla legge 68 n. 2015 sugli ecoreati, bisogna far seguire nuovi strumenti per contrastare anche le agromafie, a cominciare dal mercato in crescita dei pesticidi illegali, e l’abusivismo edilizio, altra piaga del paese, rafforzando il sistema dei controlli ambientali, in modo omogeno su tutto il territorio nazionale”.

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Classifica per inchieste su corruzione ambientale

Il 46,6% delle indagini ha riguardato le quattro regioni a tradizionale presenza mafiosa.  In testa alla classifica regionale, la Campania si trova al primo posto con 17 inchieste, seguita da Lombardia (16), Puglia (10), Sicilia, Lazio (8) e Calabria (6). A guidare la classifica per gli arresti eseguiti, ben 96, è la Puglia, mentre la Campania si colloca al secondo posto (77), seguita dalla Lombardia (61), dal Lazio (58) e dalla Calabria (41).

Le 12 proposte presentate da Legambiente

  1. Recepire quanto prima la direttiva europea per la tutela penale dell’ambiente;
  2. Inserire nel titolo IX bis del Codice penale, “Dei delitti contro gli animali”, i delitti contro la fauna ele specie protette, dal bracconaggio ai traffici illeciti, come prevede la direttiva europea per latutela penale dell’ambiente;
  3. Approvare il disegno di legge che introduce nel Codice penale i delitti contro il patrimonio agroalimentare, inserendo un reato specifico con sanzioni adeguate per chi produce, commercia e utilizza pesticidi illegali;
  4. Adottare un piano adottare un Piano nazionale di lotta all’abusivismo edilizio, che preve dall’aumento delle risorse per gli abbattimenti degli immobili costruiti illegalmente, da destinare aComuni, autorità giudiziaria e Prefetture; l’estensione del potere sostitutivo delle Prefetture(art.10-bis, legge 120/2020) alle ordinanze di demolizione emanate e non eseguite dai Comuniprima dell’approvazione della norma; sanzioni penali adeguate per i dirigenti comunali cheomettono di adottare i provvedimenti previsti nei casi di abusivismo edilizio e per i funzionari delleaziende erogatrici di servizi che stipulano contratti, in violazione della normativa vigente, conproprietari di immobili costruiti illegalmente;
  5. Avviare da parte della Commissione parlamentare antimafia un’indagine conoscitiva sul fenomenodell’abusivismo edilizio e sulle connessioni;
  6. Rivedere il meccanismo del cosiddetto subappalto “a cascata”;
  7. Inasprire le sanzioni relative alla gestione illecita dei rifiuti, trasformando in delitti gli attuali reati dinatura contravvenzionale e innalzare le pene reclusive previste per il delitto di traffico organizzatodi rifiuti (art. 452-quaterdecies del Codice penale), da 3 a 8;
  8. Inserire tra i cosiddetti reati presupposto per cui scatta l’applicazione della legge 231/2001 sulleresponsabilità amministrative/penali delle persone giuridiche (enti e imprese), l’art. 452-terdecie del Codice penale (omessa bonifica), come già avviene per tutti gli altri delitti ambientali previstidalla legge 68/2015;
  9. Estendere le pene previste per il reato di incendio boschivo dall’art. 423 bis del Codice penale aqualunque incendio di vegetazione (non solo i boschi e i pascoli) all’interno delle aree di maggioreimportanza per la biodiversità (siti Natura 2000, parchi, riserve e aree sottoposte a vincolopaesaggistico) e aggravare la fattispecie colposa, per consentire l’arresto in flagranza, oggi non obbligatorio;
  10. Introdurre l’associazione a delinquere (art. 416 del Codice penale) e i delitti contro l’ambiente(Titolo VI-bis), tra quelli per cui non è previsto l’interrogatorio preventivo (art. 291, comma 1-quater del Codice di procedura penale) e inserire gli stessi delitti ambientali, insieme a quello diincendio boschivo (423-bis del Codice penale), considerata la loro gravità e complessità, tra quelliper cui non scatta alcun automatismo in materia di improcedibilità;
  11. Rimuovere la clausola dell’invarianza dei costi per la spesa pubblica prevista nella legge che haistituito il Sistema nazionale per la protezione dell’ambiente, destinare al potenziamento delleattività di controllo delle Agenzie regionali e provinciali tutte le somme riscosse dalle Agenzie grazie alla parte VI bis del Testo unico ambientale (D.Lgs 152/2006) e provvedere all’emanazione del decreto ministeriale sui nuovi importi a carico del contravventore per le attività di prescrizione ed asseverazione tecnica;
  12. Garantire l’accesso gratuito alla giustizia da parte delle associazioni, come Legambiente, iscritte nelregistro unico nazionale del Terzo settore e impegnate di fronte a qualsiasi autorità giudiziaria inqualsiasi grado di giudizio nel perseguimento dei propri fini statutari, recependo le indicazioni contenute nell’art. 15 della direttiva europea sulla tutela penale dell’ambiente.