Masterplan, Reggio cambia passo. Rueda: ‘Mettere al centro le persone, non le auto’
L'ambizioso progetto è stato presentato dall'urbanista che ha rivoluzionato Barcellona
04 Novembre 2025 - 13:41 | di Eva Curatola

Come sarà Reggio Calabria tra dieci, venti’anni? Una città che non subisce il futuro, ma lo costruisce.
L’idea è ambiziosa: trasformare Reggio in una città ecosistemica, dove la vita urbana non si misura in corsie di traffico, ma in relazioni, aria pulita, spazi condivisi, movimento, benessere. Una città dove il mare torna a essere centro, non margine.
E a guidare questo sguardo lungo c’era un uomo che il futuro urbano lo ha già modellato altrove. Salvador Rueda, l’urbanista che ha rivoluzionato Barcellona con il modello delle “superilles”, ha portato una visione che sa di cambiamento possibile.
Una visione in cui le città tornano ad appartenere a chi le vive a piedi, non a chi le attraversa in auto.
Masterplan Reggio Calabria: la città che cambia passo
Nel Salone dei Lampadari, questa mattina, si è tenuta non un incontro tecnico qualunque, ma uno sguardo lungo, che prova ad afferrare il domani e a restituirlo in forma di città. È stato, infatti, presentato il percorso “Masterplan per la città ecosistemica, del benessere e della salute“, un nome impegnativo per una sfida che tocca ogni via, piazza, quartiere, vita quotidiana.
Una promessa: costruire una città che respira, cammina, vive gli spazi e ritrova il mare.
Rueda lo ha detto con semplicità: non si tratta di sogni, ma di scelte.
“Al centro tornano le persone”
Rueda ha parlato con la calma di chi ha già visto accadere ciò che altrove sembrava impossibile:
“Il nostro incarico è ripensare tutta la città. Il modello di mobilità attuale deve cambiare, perché oggi tutto è parcheggio o circolazione di veicoli. Se vogliamo una Reggio diversa, dobbiamo mettere al centro le persone, non le macchine. La macchina si può usare quando serve, ma dobbiamo aprire la strada a pedoni e biciclette”.
Non è un invito a rinunciare all’auto, ma a ridurre la dipendenza da essa e restituire spazio a chi vive la città con i piedi per terra.
La rivoluzione dolce degli spazi urbani
Per Rueda, non c’è qualità urbana senza spazio condiviso, vissuto, respirato. Non una sottrazione, ma una restituzione.
“Dobbiamo liberare superficie, corsie, strade oggi dedicate ai veicoli. Uno spazio che appartiene ai cittadini può diventare luogo di incontro. Così facendo, riusciremo a liberare fino all’80% dello spazio oggi occupato dalle auto”.
E poi c’è il mare. A Reggio, per storia e geografia, più che un panorama è un’identità.
“Il lungomare deve essere la piattaforma più attrattiva della città. Oggi non lo è, perché una strada lo separa da voi. Va ripensato”.
Un filo immaginario allora si è teso dalla stazione, passando per il Corso Garibaldi, viale Amendola, verso l’università. Una città che si percorre a piedi senza interruzioni, senza ostacoli, dove ogni tratto è pensato per chi la abita.
“Questo non solo è possibile – ha detto l’urbanista. Ma sarebbe anche meraviglioso, immaginate di poter arrivare a piedi dalla stazione fino all’università”.
Un’immagine semplice ma potente: studenti che camminano, cittadini che si incontrano, un’arteria verde che ricuce centro, mare e sapere.
Periferie protagoniste
Nel corso della presentazione del masterplan è arrivato un altro messaggio chiaro: non esiste città equa se non lo è per tutti.
“La periferia deve avere gli stessi diritti del centro. Le soluzioni pensate per il centro saranno applicate anche ai quartieri. Ogni strada della città è stata studiata e, per ognugna di esse, sono state proposte delle soluzioni. Perchè tutti i cittadini, del centro e della periferia, hanno gli stessi diritti”.
Non solo interventi “vetrina”, quindi, ma una visione che attraversa la mappa senza distinzioni.
Una città che sceglie il suo futuro
Il Masterplan non promette magie, bensì ascolto, progettazione, tempo.
Reggio non cambierà volto da un giorno all’altro. Sarebbe da sciocchi aspettarsi miracoli immediati. Ma ogni trasformazione nasce così: da un’idea che rompe l’abitudine e osa guardare oltre ciò che sembra immutabile.
La visione presentata oggi, dunque, è anche un invito a scegliere che tipo di città vogliamo essere. Una città che continua a rincorrere l’emergenza del presente, o una che decide finalmente di progettare il suo domani.
Ed anche se Reggio non è Barcellona, perchè ha una sua storia, una sua geografia ed una sua forza umana, la direzione potrebbe essere la medesima della rivoluzione urbana che ha cambiato la città spagnola.
