5 anni dalla scomparsa di Nino Saladino, il legale: 'Siamo ad un punto di svolta'

Giustizia per Nino, morto in attesa di giudizio al carcere di Arghillà. La sorella: "Il vuoto che hai lasciato è incolmabile"

Lo scorso settembre un barlume di speranza si è acceso nei cuori dei parenti e degli amici di Antonino Saladino, giovane di Reggio Calabria morto a soli 29 anni al carcere di Arghillà il 18 marzo 2018.

Una notizia da far gelare il sangue nelle vene quella della prematura scomparsa di un volto noto nel quartiere di Santa Caterina. Oggi, a 5 anni dalla sua scomparsa, si attende ancora giustizia.

Morto in carcere a 29 anni: le novità sul caso di Nino Saladino

Vi sono alcune storie che, forse per natura, fanno più rumore, ad esempio il caso Cucchi, a Roma. Altre, invece, che malgrado impegno e dedizione da parte di famiglie e legali della difesa, rischiano di passare, purtroppo in sordina.

Nino, però, nonostante il trascorrere del tempo e di continue battaglie in aula, non sarà dimenticato. Ne è una dimostrazione plastica la seconda riapertura delle indagini, avvenuta a settembre 2022, ed oggi quasi in dirittura d’arrivo.

“Siamo ad un punto di svolta – ha detto l’avv. Pierpaolo Albanese ai microfoni di CityNow. Entro la fine del mese di marzo scadranno i sei mesi previsti per le nuove indagini e potremo, finalmente, scoprire quelli che sono gli esiti.

In questo lasso di tempo è stato nominato un nuovo CTU di Messina e sono stati disposti ulteriori accertamenti, tra cui l’effettuazione di un nuovo esame autoptico, interrogatori a nuovi testimoni tra il personale sanitario e parasanitario in servizio nei giorni antecedenti alla morte, che sappiamo essere stati effettuati, ma non ancora evasi dalla Polizia giudiziaria. È stata, inoltre, disposta – ha aggiunto il legale – una verifica dell’autenticità delle cartelle da parte di un perito grafologo per assicurarci che non vi sia stata manomissione e/o sostituzione”.

Nino, indagato con una posizione marginale nel processo Eracle, si trovava ristretto in custodia cautelare presso il carcere di Arghillà, in attesa di giudizio.

“Al momento, ci troviamo nel limbo e non possiamo sapere, ancora, se la magistratura, una volta presenti tutti gli elementi del caso, propenderà per l’archiviazione o il rinvio a giudizio”.

Albanese non ha mancato di sottolineare la complessità delle indagini, dovuta, in particolar modo, alla difficoltà nel ricostruire i fatti, ma fa un appello da parte della famiglia che assiste, ormai, da lungo tempo:

“Se ci saranno gli elementi per procedere, lo si dovrà fare in modo tempestivo. Il caso di Nino risale al 2018 e i tempi previsti dalla prescrizione ci impongono un’accelerazione, altrimenti il processo rischia di diventare vano. Per tale motivo abbiamo rappresentato al magistrato che qui vi è una famiglia che è partita con grande fiducia verso la magistratura, ma che questa fiducia non può essere infinita”.

Il ricordo della sorella

Nino Saladino

“Il vuoto che hai lasciato nelle nostre vite – ha detto la sorella Erminia, ricordando Nino – è incolmabile. La cosa che più manca di te, è il tuo sorriso ed il modo affettuoso in cui ti prendevi cura del tuo amato nipotino. I vostri sorrisi nelle foto scattate insieme, mantengono vivo il ricordo del ragazzo amorevole che sei sempre stato, tutti noi ti ricorderemo sempre così”.

Nino, così come tutti coloro che perdono la vita dietro le sbarre, merita la verità.

C’è stata omissione? La causa effettiva della morta è stata un’infezione con evoluzione lenta – come sostiene la difesa – o, come sostenuto dalla controparte, un’infezione dall’evoluzione repentina?

Le testimonianze raccolte nel secondo giro di indagini potranno, certamente, portare nuovi elementi.

Intanto, le carte, sono passate nelle mani di ben tre diversi Pm e sono trascorsi 5 anni da quel tragico 18 marzo 2018.