Arghillà, un campetto di periferia: simbolo di quelle partite vinte e giocate bene

Ad Arghillà, l'importante incontro con Don Sergio Massironi, teologo del Dicastero vaticano per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale

Una giornata straordinaria con don Sergio Massironi, raccontata direttamente dalle parole e dagli scatti che lui ha scelto per “vederci” con i suoi occhi.

Su mandato del Papa, don Sergio, ha coordinato il gruppo di lavoro che ha visitato 40 periferie nei diversi continenti incontrando credenti e non e per ritornare poi al Dicastero del Servizio Umano Integrale a sviluppare quella teologia dell’uomo di cui il pontificato di Francesco è intriso. All’interno del partecipatissimo e attesissimo appuntamento promosso dall’Azione Cattolica Diocesana, Don Sergio è stato con tutti noi, anche ad Arghilla, abitando per un pomeriggio questa fragile periferia di Reggio Calabria. La giornata è stata un’esperienza meravigliosa di dialogo, ascolto e inclusione.

Di Arghillà don Sergio ha conosciuto le ferite e le speranze. Le ferite del degrado e dell’abbandono. Le speranze dei tanti operatori cattolici e non e che con fatica ogni giorno costruiscono percorsi di inclusione, bellezza, diritti e dignità.

E poi, la visita al campetto, spazio colorato, pulito e partecipato che è il segno concreto del percorso (Comune, Garante Metropolitano e Associazioni) di speranza e rinascita che solo “certe partite” riescono a regalare. Giocare tutti per la stessa squadra, il più delle volte, ci porta a vincere importanti partite e sfide quotidiane. Ad Arghillà, per provare a portare a casa qualche risultato (giustizia e diritti per tutti), si dovrebbe partire da questo modo di fare, da questo atteggiamento di fondo. Dal blog di don Sergio A MISURA D’UOMO, condividiamo parole importanti e cariche di significato, un tracciato di quello che, da anni, viviamo per strada in questo quartiere del nostro territorio.

“Ad Arghillà incontro laici, credenti e non, che si battono per la giustizia e costruiscono oasi di bellezza, pur nell’assenza, spesso, di tutte le istituzioni: osservo e ascolto la loro indignazione trasformata in azione e in speranza spicciola, ma tenace. Trovo gli amici di Azione Cattolica e CSI, disposti a lavorare con chiunque voglia il bene delle persone, al di là delle credenze e delle sigle confessionali. Restano davanti a me e dentro di me un paesaggio urbano e un mosaico di volti che domandano che Italia sia questa. L’annuncio del vangelo ha una dimensione sociale che ne fa messaggio di salvezza e di libertà. Occorre sporcarsi le mani e privarsi di qualche tranquillità per sopportare ciò che gli occhi preferirebbero non vedere: allora, ed è bellissimo, rinasce l’evangelii gaudium, quella che a comunità chiuse e (in)soddisfatte manca da tanto tempo.”