Rifugiati ucraini a Reggio, Giuffrida: 'Non solo Covid, ma vera assistenza sanitaria'

C'è chi arriva senza neanche un documento in mano e deve affrontare tutti i passaggi burocratici richiesti prima di poter accedere all'assistenza sanitaria

Non c’è solo il Covid a cui pensare, lo ha sottolineato, ai microfoni di CityNow, il direttore del Dipartimento di Prevenzione dell’Asp di Reggio Calabria. In merito all’emergenza Ucraina, il dott. Giuffrida ha fatto il punto sulle azioni messe in atto per l’assistenza sanitaria ai civili che, in quest’ultimo mese, sono fuggiti dal Paese dell’Est ed hanno trovato un porto sicuro in Italia.

Assistenza sanitaria ai rifugiati ucraini a Reggio Calabria

Gestire l‘accoglienza e l’assistenza sanitaria dei cittadini è un impegno gravoso che, giorno dopo giorno, assume connotati sempre più complessi. Ad occuparsene non può che essere l’Azienda Sanitaria Provinciale, già oberata di lavoro a causa della pandemia ancora in corso.

Un ordine che viene dall’alto. Nelle scorse settimane, infatti, in una lettera alle Regioni, il commissario per l’emergenza Covid, il generale Figliuolo, aveva chiesto di “provvedere alla vaccinazione dei cittadini di nazionalità ucraina ospitati in Italia attraverso la generazione dei codici Stp, straniero temporaneamente presente”.

Subito dopo, il ministero della Salute ha emanato una circolare ad hoc per le vaccinazioni dei rifugiati disciplinando anche un servizio di tamponi.

Il ruolo dell’Azienda Sanitaria Provinciale

“In relazione alla crisi in corso e in previsione dei conseguenti fenomeni migratori verso il nostro Paese – si legge nella circolare – si prega di voler allertare le Aziende Sanitarie Locali ai fini della individuazione e predisposizione di risorse necessarie all’esecuzione di test diagnostici-tamponi oro/rinofaringei antigenici e molecolari per infezione da SarsCoV2 ed alla somministrazione di vaccini anti-Covid e altre vaccinazioni di routine per tale popolazione a rischio”.

Il dott. Giuffrida ha spiegato come “il protocollo ministeriale venga eseguito alla lettera anche nella città di Reggio Calabria”. Il direttore del dipartimento di Prevenzione, ci ha tenuto a sottolineare, però, l’importanza di pensare anche al di fuori del virus che in questi ultimi due anni ha cambiato le nostre vite. Il riferimento implicito va alla normale amministrazione dell’Asp.

“I rifugiati che arrivano in città, come primo step devono sottoporsi a tampone e, una volta accertato lo stato di salute e vaccinazione, procedere con eventuale inoculazione del vaccino anti-Covid, secondo quelle che sono le normative nazionali.

Il lavoro, però, non finisce qui, perché l’Asp deve prendersi cura anche di chi, fuggendo dal conflitto, non ha portato nulla con sé ed è quindi sprovvisto anche di tessera sanitaria (o codice fiscale), senza il quale non si può accedere praticamente a nessun servizio”.

Partendo, dunque, dalle basi del servizio sanitario, l’Azienda reggina si occupa della gestione delle emergenze sia sul fronte della pandemia che sul fronte dei rifugiati attraverso un’imponente ed ormai ben oleata macchina organizzativa.