Atzori: ‘Alla Reggina primo anno entusiasmante, la seconda volta si parlava di serie A…’
"La squadra amaranto, il Monza ed il Vicenza meritano la B"
29 Aprile 2020 - 15:18 | redazione

Ex Reggina, oggi tecnico dell’Imolese, Gianluca Atzori fa il punto della situazione ed esprime il suo punto di vista sui possibili scenari, ma prima tra i tanti argomenti anche un passaggio sulla sua esperienza in amaranto a notiziariocalcio.com:
Le due esperienze alla Reggina
“Con la Reggina nella stagione 2010-11 avevamo quattordici ragazzi provenienti dal settore giovanile ed eravamo la squadra più giovane del campionato, con entusiasmo a mille. L’anno in cui sono tornato non c’era questo entusiasmo, e le motivazioni fanno sicuramente la differenza. Oltre a questo, c’erano problemi societari, economici e di comunicazione: si è sbagliato fin dall’inizio quell’anno a parlare di Serie A, e tale pressione ha portato la squadra a sfaldarsi. Ci mancava la volontà”.
Il coronavirus ed il futuro del campionato
“Io spero di tornare presto in campo. La cosa che più mi manca sono i miei ragazzi, spero di poter tornare ad allenarli presto, e poi di poter tornare a vivere l’adrenalina prima della partita. Penso però che sia difficile poter tornare a giocare, viste la situazione e le direttive sanitarie imposte: per la Lega Pro e la Serie B credo sia impossibile riprendere. La Serie A credo che potrà ripartire. Riguardo promozioni e retrocessioni, da una parte credo che Monza, Vicenza e Reggina abbiano dimostrato di meritare l’accesso alla Serie B, dall’altra ritengo che vadano congelate le retrocessioni. È giusto che sia il campo a scegliere chi retroceda, non le carte. Per l’anno prossimo, credo ci sarà una Serie C più folta, magari con tre gironi per un totale di 66/68 squadre, perché dalla Serie D saliranno le capolista; si tratta di una soluzione, ovviamente, solo per il prossimo anno. Semiprofessionismo? Per me tornare indietro non è mai una scelta giusta, personalmente ritengo abbia poco senso riproporre una C1 e una C2. Quando si parla di professionismo, si parla di giocatori pagati: bisogna essere in grado di mantenere gli impegni”.
