Da un cielo di bombe in Ucraina al mare di stelle in Calabria
Il Museo, il mare e il gioco: Reggio Calabria. Il rientro e un addio che sa di casa
08 Luglio 2025 - 10:45 | Comunicato Stampa

Un’esperienza che difficilmente dimenticheranno i tredici bambini tra gli 8 e i 10 anni dei due “branchi” ucraini di Lutsk e Radomyšl’ che da qualche giorno sono ripartiti dal reggino per tornare a casa. Un’iniziativa inserita nell’ambito di un progetto promosso dal Masci nazionale (Movimento Adulti Scout Cattolici Italiani) che ha dato la possibilità a piccoli scout ucraini di vivere i campi estivi, appuntamento culmine di un intero anno educativo, in luoghi italiani all’insegna della sicurezza e della spensieratezza.
Accoglienza a Brancaleone: il calore della comunità
In Calabria ha risposto all’appello il gruppo Brancaleone 1, supportato dall’Agesci Zona Terra del Bergamotto insieme all’Agesci Calabria. Un lungo viaggio dall’Ucraina sui pulmini con diverse tappe lungo la penisola ha visto i bambini arrivare a Brancaleone la sera del 25 giugno. Ad accoglierli non solo il gruppo scout ma l’intera comunità che ha risposto ancora una volta a braccia aperte per accogliere i suoi ospiti arrivati da lontano.
Scoperte tra mare, tartarughe e storia
Proprio qui i bambini hanno vissuto i primi tre giorni di questa esperienza. Tanto mare ma anche tanta scoperta nel borgo antico di Brancaleone Vetus e al Centro recupero tartarughe marine.
L’abbraccio contro la paura
Il momento più significativo è arrivato improvvisamente. Quando i bambini sono stati chiamati a radunarsi in piazza con il sindaco di Brancaleone, Silvestro Garoffalo, e i parroci don Ivan Iacopino e don Vladimiro Calvari, il classico urlo e il fischietto hanno innescato un ricordo doloroso. Per un attimo, la paura di un allarme e la necessità di rifugiarsi dalle bombe è tornata a galla nei pensieri dei piccoli bambini, come ha spiegato Nataliia, una delle capo. La paura è scemata in un lungo abbraccio e lacrime che sono diventate quelle di tutta la piazza.
Vacanze di Branco a Torre di Ruggero
Il viaggio è poi proseguito alla volta di Torre di Ruggero nel Catanzarese dove si sono vissute le Vacanze di Branco. Una vera mobilitazione regionale con tanto di volontari della comunità ucraina chiamati a tradurre i desideri di quei bambini che avevano solo nei loro due capi la possibilità di una traduzione in inglese. Ma di fatto la lingua non è stata una barriera. Il sorriso di un bambino è universale. Il gioco ha fatto tutto il resto.
Un’esperienza che trasforma
Un’esperienza incredibile per tutti. «La cosa più bella è stata vederli abituarsi all’assenza di guerra tanto che gli ultimi giorni avevano imparato a urlare con noi, e alcuni di loro che si tappavano sempre le orecchie e si rannicchiavano ai rumori forti, avevano smesso di farlo» spiega Manuel Crea, responsabile del gruppo Brancaleone 1.
Il Museo, il mare e il gioco: Reggio Calabria
La terza fase del viaggio è stata la visita a Reggio Calabria con il suo Museo e il lungomare e qui, «gli aerei che decollavano in città li spaventavano, ma è stato meraviglioso per me quando uno dei fratellini ucraini, con un Ryanair che volava basso nel cielo, mi guardò impaurito come per chiedermi “adesso dove vado?”. Bastò un sorriso da parte mia e si mise a ridere: si poteva giocare anche con un aereo!»
Il rientro e un addio che sa di casa
Al ritorno da Reggio, ancora una volta la comunità li ha aspettati in strada mentre pizza e barbecue annunciavano di fatto che quei ragazzini erano stati “adottati” come figli di questa terra e che per loro le porte sarebbero sempre rimaste aperte.
«Una sola famiglia, anche senza parole»
«Dio ha operato prodigi attraverso la fratellanza internazionale scout. Gli ingranaggi tra i vari aiuti di tutti i cittadini, gli avvenimenti di quei giorni, tutto è avvenuto in modo inspiegabile» aggiunge Manuel. «Ci capivamo anche senza parlare un’unica lingua e soprattutto i nostri bambini con i loro: un’unica famiglia che ora, rivedendo la storia alle spalle, come Maria canta: L’anima mia magnifica il Signore e il mio Spirito esulta in Dio, mio Salvatore, perché si è ricordato della sua misericordia, come aveva promesso ai nostri padri». (Lc 1, 46-47, 54-55)