Locri, la storia senza fine della biblioteca e dell'ostinato spacciatore di cultura - FOTO

Dal 2017 infatti la biblioteca pubblica di Locri non è accessibile al pubblico. E oltre 20 mila volumi rimangono chiusi

C’è una patina scura e indurita sui libri bianchi che raccontano la storia millenaria della Calabria, ancora ordinatamente allineati sui grandi tavoli.

C’è una patina nera e puzzolente che si allarga ai mattoni, alle volte e alle colonne della sala di palazzo Nieddu del Rio e sfiora i (pochi) libri esposti della (monumentale) collezione pubblica della biblioteca di Locri da anni imprigionata negli armadi al terzo piano: è passato un mese esatto dall’incendio che ha devastato una buona parte del grande salone del primo piano, e l’odore di bruciato morde ancora appena varcata la soglia.

BIBLIOTECA DI LOCRI E IL FUOCO DISTRUTTORE

Un incendio che ha reso inagibile una delle più importanti biblioteche del reggino e che si è abbattuto, ancora una volta, sulle spalle di Franco Pangallo, che nell’angolo di quel salone distrutto dalle fiamme si era sistemato – con la qualifica di bibliotecario comunale non retribuito – con la sua montagna di cultura del territorio.

Il fuoco, le prime indagini parlano di un corto circuito, ha aggredito prima la grossa tagliatrice (spenta ormai da diverse ore) utilizzata da Pangallo per la realizzazione dei libri (da Tommaso Campanella a Paolo Orsi e Edward Lear passando per antichi e introvabili manoscritti riportati in vita attraverso un lavoro certosino di ricerca continua), per poi abbattersi sui mobili, i computer, sui macchinari e su una parte dei libri della sua collezione.

Un disastro di fuoco e, soprattutto, di fumo che ha reso inservibile praticamente l’intero catalogo vanificando per l’ennesima volta il lavoro di un piccolo editore (già libraio nella Locri a cavallo dei due secoli) colpito al cuore dalle fiamme distruttrici e dolose già tre volte in passato.

Dopo gli incendi degli anni passati, l’amministrazione comunale, per diretta iniziativa del sindaco Calabrese, aveva trovato un escamotage amministrativo per consentire a Pangallo di continuare ad esporre il proprio prezioso catalogo all’interno dei locali della biblioteca comunale dove avrebbe esercitato anche il ruolo di bibliotecario: ora, le fiamme, hanno nuovamente interrotto il percorso di questo ostinato spacciatore di cultura.

IL PARADOSSO DEL DISSERVIZIO

Nella Locride dei tempi contemporanei, dove quasi niente funziona come dovrebbe, l’ennesimo intoppo burocratico-demenziale ha avuto il paradossale merito di evitare un danno ancora maggiore.

Dal 2017 infatti la biblioteca pubblica di Locri non è accessibile al pubblico e i suoi oltre 20 mila volumi (centinaia dei quali sono andati perduti durante un “trasloco” in un deposito tragicamente inadeguato in un sottotetto sulla strada per Antonimina), non erano dove avrebbero dovuto essere, ma sbarrati al terzo piano di palazzo Nieddu, dentro armadi altrettanto sbarrati.

Stanno lì da tre anni, dall’ennesimo restauro di palazzo Nieddu, chiusi, inaccessibili e non catalogati, perché nella sala di sotto non ci sono più gli scaffali dove sistemarli, buttati dopo i lavori e mai sostituiti.

Nella sala del primo piano, sono esposti solo quelli più preziosi dell’intera collezione (che fortunatamente, visto la distanza dalle fiamme, non hanno subito danni): anche questi non si potevano leggere prima dell’incendio, perché al posto dei tavoli per la consultazione dei testi, sotto le volte dell’antico palazzo patrizio, ci avevano sistemato delle sedie per ospitare convegni e riunioni e il servizio era sospeso.

Come la cultura pubblica, nella città che della nostra cultura, è una delle genitrici.