Il borgo di Civita attraverso gli occhi dei turisti - FOTO

Civita, “il Paese tra le rocce”, poco meno di

Civita, “il Paese tra le rocce”, poco meno di 1000 abitanti, ma una miriade di motivi interessanti per visitarla. Ma andiamo con ordine…

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Civita è una comunità Arbëreshë italo albanese, fondata da alcune famiglie albanesi che fuggivano dai Turchi intorno al 1467. Nel corso dei secoli la comunità si è fusa con le famiglie locali, ma la lingua, la religione, la cucina e le tradizioni sono sopravvissute sino ad oggi. E i civitesi sono stati tanto accorti da preservare tutto nel miglior modo possibile, tanto da rendere il tutto un valore aggiunto al turismo.

Arriviamo verso l’ora di pranzo, la strada è agevole, da Reggio Calabria è quasi tutta autostrada. Dietro l’ultima curva il paesello si profila davanti ad una delle montagne che la circondano. Le casette sono tutte dello stesso colore, allineate più meno ordinatamente e la strada ci conduce direttamente in una piazzetta dove in pochi metri quadri troviamo tutto ciò che cerchiamo nell’immediato e non!

Cioè l’insegna del nostro b&b, una panineria con prodotti locali che ci invoglia per il pranzo, il ristorante in cui avevo già prenotato per la sera e la fermata delle navette per il Ponte del Diavolo.

BENE!

Ci dirigiamo innanzitutto verso il nostro b&b gestito dalla gentilissima signora Marianna e scarichiamo la macchina. Sapevo di aver prenotato sul sicuro perché il posto è super ben recensito ma non ci aspettavamo una tale accoglienza.

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La signora dopo averci mostrato una graziosissima matrimoniale, pulitissima e fornita di preziosa biancheria ricamata (in alcuni casi da lei stessa), con entrata indipendente, ci mette a disposizione la cucina per poter far da mangiare al piccolino.

Dopo di che usciamo per pranzare velocemente e andiamo nel locale vicino alla piazzetta intravisto prima, non poteva capitarci di meglio. Carlomagno Prodotti Tipici ci propone un sacco di salumi e formaggi a km zero, varie prelibatezze sott’olio ma anche taralli di tanti gusti, liquori calabresi, mandorle tostate.

aaa aaaaa

Iniziamo proprio bene, con due panini piastrati e tanta roba dentro! Dopo un riposino post prandiale, ci armiamo di passeggino e andiamo alla conquista di Civita che con le sue salite ci mette a dura prova.

L’itinerario prevedeva la scoperta di più CASE KODRA possibili, dei COMIGNOLI e del Belvedere.

Apro una piccola parentesi: le case Kodra sono delle casette dal “volto umano” chiamate anche le Case Parlanti.

Hanno per occhi delle finestrelle, per naso una canna fumaria e per bocca la porta. Sono disseminate per il Borgo, bisogna passeggiare per scoprirle.

Ognuna è diversa, a volte hanno la bocca storta e gli occhi non proprio simmetrici, a volte manca il naso. Non ci sono indicazioni. Alcune ci sono state indicate dai passanti altre le abbiamo scoperte noi da soli. Una sorta di caccia al tesoro.

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Noi ne abbiamo scovate cinque, due delle quali ristrutturate in maniera secondo me non in linea con lo spirito del luogo, le altre tre invece molto affascinanti nonostante o grazie alla loro fatiscenza (vedi foto su).

Queste casette sono state scoperte per caso da Stefania, una donna di Civita, emigrata ma tornata al paese natìo. Circa una decina di anni fa, girovagando per il borgo e fotografandolo, si è accorta di queste casette in alcuni suoi scatti, sembrava che volessero parlare e dirle qualcosa. Le ha chiamate Case Kodra, in onore del pittore postcubista Ibrahim Kodra, proprio nell’anno della sua morte.

Da lì ha scritto e pubblicato una guida di trekking urbano “Camminate Civitesi” e ogni giorno turisti da ogni dove visitano il borgo per immortalare questa bellissima fantasia. I Comignoli, sono delle costruzioni volute, non solo per aspirare il fumo ma anche per “cacciare gli spiriti maligni”, hanno forme fantasiose e diverse casa per casa. Si trovano facilmente girando le viuzze del borgo.

Il Belvedere è situato in maniera da dare una vista spettacolare su La Timpa del Demanio, una parete rocciosa altissima e scoscesa, le cui rocce mostrano una tavolozza di colori, dal grigio al rosa antico, dal beige al verde bosco. Al tramonto la montagna si colora ancora di più sui toni caldi e regala un momento indimenticabile. Da un lato si gode la vista anche di una parte del centro storico.

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Dopo il pomeriggio di trekking urbano, su e giù per Civita, siamo stati sorpresi anche da un’acquazzone, durante il quale ci siamo riparati proprio sotto un piccolo arco accanto ad una casa Kodra.

Nell’attesa che finisse di piovere, da un’altra casetta di fronte faceva capolino un vecchietto che ci guardava curioso. Prima di andare via non potevo non fotografarlo, faceva in un certo senso parte di tutto questo mistero legato alle case Kodra. Tornata a casa ho cercato altre immagini sul web delle case Kodra e ho rivisto il vecchietto in vari scatti. Si decisamente, è da immortalare e includere nel pacchetto CASE KODRA!

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L’indomani dedichiamo a Civita la prima mezza giornata, dopo ci tocca proseguire per il secondo borgo, Morano Calabro.

Non ce ne andiamo senza aver goduto della coloratissima e buonissima colazione preparata esclusivamente dalla signora Marianna (che si alza ogni giorno alle 5 per prepararla!) sul terrazzo da cui si gode una splendida vista sulle montagne.

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Nè possiamo lasciare “il paese tra le rocce” senza aver visto il Ponte del Diavolo, che collega la gola alta e bassa del Raganello, attraversata dal torrente omonimo.

Della storia di questo ponte si sa poco di certo, ma una leggenda aleggia attorno alla sua nascita. Si narra infatti che il Diavolo in persona lo costruì per gli abitanti di Civita in cambio dell’anima del primo che avesse attraversato il ponte. I civitesi per non sacrificare nessun uomo, fecero attraversare il ponte ad un cane facendo infuriare il Diavolo che si arrabbiò danneggiando il ponte stesso. Noi non abbiamo visto nessun Diavolo, la cosa che però più gli si avvicinava era il caldo atroce di quella mattina.

Anche se con un neonato di 8 mesi siamo riusciti a visitare il posto scendendo nella vallata con una navetta perché col bambino e sotto il sole non era fattibile a piedi. Il mio consiglio è di usare comunque la navetta ma poi di scendere a piedi nel torrente per risalire il fiume o solo per rinfrescarsi. C’è anche la possibilità di fare canyoning o escursione con delle guide.

Ritornati su, diamo da mangiare al piccolo al b&b che lasciamo poi definitivamente, per la prossima tappa.

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