Dall’Università della Calabria una speranza per produrre energia pulita


Parte dalla Calabria una scoperta che potrebbe rivelarsi rivoluzionaria nel campo dell’energia. Uno studio condotto da Unical sulla produzione ed immagazzinamento di idrogeno utilizzando il grafene ha portato a risultati rilevanti. 

Il lavoro, realizzato da una collaborazione internazionale coordinata dal Dipartimento di Fisica dell’Unical, ha visto la partecipazione del prof. Gennaro Chiarello, la dr.ssa Anna Cupolillo, il dr. Antonio Politano e il sig. Vito Fabio.

Ma precisamente cosa è il grafene, il ‘materiale delle meraviglie’ ? Scoperto nel 2004 da Andrej Gejm e Konstantin Novoselov, continua a svelare nuove inaspettate potenzialità. Trattasi di un materiale dalle proprietà versatili e per molti versi uniche. È altamente resistente ma al tempo stesso elastico, inoltre i suoi elettroni si muovono come se non avessero massa ad una velocità vicina a quella della luce.

L’Unione europea, per far capire le potenzialtà enormi legate al grafene, ha deciso di investire 1 miliardo di euro per la ricerca con la Graphene Flagship. I ricercatori dell’Unical hanno scoperto che il grafene reagisce a contatto con l’acqua ed è in grado di provocare una scissione tra atomi di idrogeno e gruppi idrossilici. 

Il grafene, in parole povere, si comporta quasi come fosse una ‘mini fabbrica’ di idrogeno, che in maniera sostenibile e senza altro consumo di energia è in grado di tirar fuori da una fonte rinnovabile e inesauribile come l’acqua il carburante del futuro. 

Per meglio comprendere i risultati di uno studio nato diversi anni fa, è stato necessario costruire un consorzio di sette istituzioni che ha permesso di mettere in luce per la prima volta che il grafene possiede capacità uniche per lo stoccaggio di idrogeno ed, inoltre, per produrre energia partendo da una fonte totalmente rinnovabile ed inesauribile: l’acqua. 

Sono state coinvolte, oltre ad Unical, anche le università straniere di Hanyang di Seoul, degli Urali ed Autónoma di Madrid, mentre in l’Italia hanno partecipato le università di Padova e Milano-Bicocca, Elettra Sincrotrone Trieste e l’Istituto dei Sistemi Complessi del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr).

Una possibile rivoluzione epocale, dunque, potrebbe avere ‘radici’ calabresi.

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