Caos sanità, commissari come figurine nell'album della vergogna

Era il 7 novembre quando il Commissario alla Sanità calabrese, Saverio Cotticelli, decise che le dimissioni potessero mitigare gli effetti di una catastrofica intervista.

Era il 7 novembre quando il Commissario alla Sanità calabrese, Saverio Cotticelli, decise che le dimissioni potessero mitigare gli effetti di una catastrofica intervista. Soprassedendo su quanto avvenuto nelle ore immediatamente successive – con la sua verità concessa in esclusiva al sempreverde Massimo Giletti, che ha finito per dipingere come grottesca l’intera vicenda – c’è da dire che sono ben 17 i giorni di vacazio della struttura commissariale che governa il mondo della salute calabrese.

Diciassette giorni in cui come sappiamo bene è successo tutto e il contrario di tutto. Diciassette giorni in cui la Calabria da grave problema si è trasformata in parodia di se stessa e in barzelletta. Come se la pandemia avesse lasciato il passo ad una sorta di rilassatezza. Perché dopo le dimissioni di Cotticelli, e poi di Zuccatelli e poi ancora del Rettore Eugenio Gaudio, il governo ha detto “alt”, ci dobbiamo ragionare bene sopra. Intanto però i giorni passano e la Calabria è stata confermata zona rossa.

Quasi a confermare, se non ad appesantire, quella che per molti è apparsa più una punizione dal sapore politico che altro. I numeri degli ultimi giorni però ci hanno detto una cosa diversa. E forse, avere un punto di riferimento, in questo momento critico per la sanità regionale, non sarebbe stato male. Ma tant’è. La politica continua a fare i suoi giochetti politici.

Parodie e barzellette

Un po’ tutti in questo lasso di tempo ci siamo amaramente divertiti con gli sketch, le battute, le caricature e i meme che hanno spopolato sui social. Spezzoni di film, video diventati virali, frasi dal sapore beffardo hanno popolato le nostre bacheche, mentre da Roma si continuava a porre veti su veti a qualunque nome venisse accostato alla Calabria.

La questione calabrese è diventata parodia quando su La7 è stata messa in scena una finta intervista alla finta moglie di Gaudio. Anche se la “questione” è di una serietà clamorosa. E il leit motive della moglie che non vuole andare a Catanzaro è diventato anche argomento di conversazione con l’ultimo dei papabili, Agostino Miozzo, che ha dichiarato tra il serio e il faceto che “È da ieri notte che ne stiamo parlando e mi ha terrorizzato dicendomi ‘non ti permettere di dire che ho qualcosa contro a Calabria’, quindi nel caso lei sarebbe d’accordo”.

Un album pieno di figurine

Ma noi, diciamocelo chiaramente, non ci esimiamo dal prendere parte alla giostra. Oggi come oggi vorremmo sentirci dire da qualcuno una frase che ha fatto scuola nel firmamento cinematografico mondiale: vorremmo che finalmente qualcuno ci dicesse “c’è un nuovo sceriffo in città”. Dove la città non è altro che la Calabria e lo sceriffo il tanto agognato Commissario che volenti o nolenti ci dobbiamo tenere. Un po’ diverso dallo scenario in cui il grande Micheal Jordan ha rivolto questa frase al mitico Magic Johnson, in una fase di allenamento del dream team stratunitense.

Così rimanendo in ambito sportivo oggi potremmo permetterci il lusso di aprire l’album del Commissariamento e scambiarci le figurine dei Commissari, veri, presunti, papabili e scomparsi dalla circolazione. Come Gino Strada per cui sembra stiano organizzando una puntata a Chi l’ha visto. D’altra parte, neanche il tempo di affidargli gli ospedali da campo che gli stessi sono scomparsi dall’agenda regionale.

Ma di figurine ce ne sono sempre alcune che sono inflazionate, che escono sempre dal pacchetto che con curiosità si scartava ancora davanti l’edicola. Poi ce ne sono altre introvabili. Quelle che raggiungevano quotazioni inarrivabili anche per i più incalliti collezionisti di figurine ripetute. Ti mancava? Dovevi soffrire.

Dovevi trovare anche fino a trecento figurine per poterlo cambiare. E quando si sapeva che ti mancava quella figurina per completare l’album o addirittura una squadra, tutto diventava maledettamente più difficile. In cambio ti chiedevano un altro introvabile, oppure te lo offrivano in coppia con un altro “campione” per aumentare ancora di più il gruzzolo delle figurine occorrenti per il cambio.

Ma a te serviva solo quella. E più ti serviva più diventava irraggiungibile. Ce l’ho, ce l’ho, mi manca… quante volte abbiamo ripetuto questa frase? Tante, tantissime. Ecco a noi manca quella figurina nell’album della vergogna del Commissariamento. Ed ancora non è uscita dal pacchetto dei partiti del governo…

Dobbiamo soffrire. Ancora.