Calcio: Nicolas Viola si racconta. A Cagliari sempre decisivo, ma le emozioni con la Reggina…
Il forte centrocampista ricorda quell'esordio in serie A e l'indimenticabile sostituzione
01 Giugno 2025 - 09:38 | Redazione

Il prossimo 12 ottobre gli anni saranno 36, ma Nicolas Viola sente di poter dare ancora tanto al calcio. Ha raggiunto una straordinaria maturità e riesce a gestirsi con grande saggezza. Con la maglia del Cagliari da anni è sempre lì pronto a concludere il suo percorso, salvo poi essere gettato nella mischia nei momenti di difficoltà e risultare decisivo. E’ successo in occasione della promozione in serie A con mister Ranieri in panchina e l’anno successivo sempre con il Cagliari nel mantenimento della categoria. Ha chiuso l’ultima stagione con tre gol pesanti, ottenendo un’altra salvezza. Si racconta, ospite di “PodCasteddu” ai microfoni dei canali ufficiali del club rossoblu, di seguito il passaggio che riguarda la Reggina:
“Io gioco a calcio da tantissimi anni e il mio obiettivo era soltanto uno: quello di giocare in Serie A. E quando ti trovi, soprattutto nell’età giovane, a vivere… a uscire da un paesino dove sei cresciuto, con tutto il massimo calore che mi ha dato, comunque in qualche aspetto è stato un po’ limitante, no? Uscire da lì e scoprire un mondo nuovo, un pò mi ha, non ti dico spaventato, però fatto capire che dovevo fare qualcosa in più. Quel qualcosa in più l’ho ritrovato sempre attraverso mi viene da dire lo studio, ma non soltanto lo studio. La ricerca di sentirsi sempre all’altezza di qualcosa, quindi un arricchimento personale.
L’esplosione quando la Reggina scende di nuovo in Serie B. Poi con Gianluca Atzori che seppur della provincia di Frosinone, comunque ha sangue sardo. E poi suonano le sirene di nuovo della Serie A: arriva il Palermo. Una stagione un po’ più complessa invece, quella del Palermo. Cinque esoneri, tre allenatori.
Cagliari a volte mi ricorda Reggio Calabria. Mi sono trovato subito a mio agio qui, quando sono arrivato mi sembrava di esserci da diversi anni. Ho iniziato a giocare a 4/5 anni, ho avuto la fortuna di avere mio fratello che giocava e che ha un anno in meno di me. Già quando eravamo bambini la passione per il calcio rappresentava tutto, ci siamo ritrovati più da grandi perché da piccoli avevamo compagnie di amici diverse. Siamo cresciuti con la voglia di giocare e arrivare in Serie A, la competizione tra fratelli nasce da subito per quanto tu possa voler bene a tuo fratello: è una rivalità positiva e la sua influenza mi ha aiutato molto. Lui giocava un pò più avanti di me, era un attaccante. Io ho dovuto fare un percorso di crescita personale per capire meglio le mie emozioni”.
La Reggina: “Verso i 17-18 anni si sono resi conto che avevo qualcosa in più rispetto agli altri. Mi ero affacciato in prima squadra nel periodo in cui avevo ricevuto la prima convocazione in una nazionale giovanile. Serie A? Ho vissuto bellissimi anni lì, la Reggina mi ha fatto crescere tantissimo come uomo; l’esordio è stato bellissimo. Ricordo che giocai dal primo minuto e che poi mio fratello subentrò a me, ricordo questa esperienza con tantissima gioia anche se avrei voluto giocare assieme a lui“.