Callipo e De Masi i mattatori di una fredda serata democratica

I dem presentano il candidato in occasione della visita del ministro De Micheli. Accoglienza fredda del popolo del Pd, poi ci pensano i due imprenditori...

È un popolo freddo quello del Pd reggino. O almeno quello che martedì sera ha aspettato a lungo l’inizio dell’incontro pubblico con il Ministro alle Infrastrutture Paola De Micheli. Nella Sala Monteleone del Consiglio regionale è tutto un vociare e sbuffi, e quando fa il suo ingresso il Ministro, neanche un applauso. Uno di quelli di benvenuto, come di solito si fa in occasioni del genere, in tempi di campagna elettorale. Tra l’altro i protagonisti dell’incontro sono arrivati alla spicciolata, e non insieme, rendendo la situazione ancora più fredda. Il primo applauso, timido, arriva soltanto, quando Pippo Callipo entra dall’ingresso principale. Quello dedicato al pubblico. Ma il popolo del Pd, forse indispettito, fatica a sciogliersi. La Sala non è neanche piena – le prime file sono occupate dai quadri del partito, tra dirigenti ed eletti – e questo non aiuta i relatori che si danno un timing di tre minuti per non appesantire un pomeriggio che intanto è diventato serata. E pensare che quella di martedì doveva essere la prima uscita ufficiale del candidato Callipo a Reggio Calabria. Né il coordinatore reggino del Pd, Giovanni Puccio, né il sindaco Giuseppe Falcomatà, riescono ad accendere la platea.

D’altra parte, Pippo Callipo non è del Pd. È un candidato civico, appoggiato dal Pd. E la base deve digerire anche il fatto che sia lui a fare da traino al Pd e non viceversa. Perché la discesa in campo di Callipo ha in qualche modo tolto le castagne dal fuoco al partito di Zingaretti alle prese con l’estenuante caso Oliverio. Dunque, un civico, per giunta imprenditore (è una delle contestazioni interne al Pd), che detta le regole. Ma il Pd sa che non può farne a meno.

Così i veri protagonisti della serata diventano Pippo Callipo e Nino De Masi. Quest’ultimo a fare da apripista al candidato governatore. Il suo è un intervento tutto cuore. A tratti volutamente paradossale e provocatorio, che serve a dire alla gente che la direzione è quella giusta, e chi non ci crede… “non ci voti”.

L’imprenditore della Piana di Gioia Tauro, con i consueti toni pacati, ha spiegato l’iter, anche tortuoso che ha portato alla candidatura di Callipo. Ha confessato la sua apatia, il suo distacco dalla politica di oggi, ponendo l’accento su quello scatto d’orgoglio, su quell’attimo di lucida follia che lo ha fatto diventare l’instancabile tessitore che è stato fino alla decisione di Callipo di scendere in campo. Ha così invocato “un minimo di dignità” per dare vita ad una rivoluzione culturale, capace di far scegliere bene l’elettore tra buona e cattiva politica, tra bravi e cattivi amministratori. “Saremo giustizialisti” ha annunciato provocatoriamente, sostenendo una politica di repulisti generale che prenderà le mosse con un accordo in Procura “il giorno dopo la vittoria”. Poi si dedica al popolo del Pd:

“Ci dicono che siamo brave persone, ma che ci siamo alleati col Pd. Ma quello che ho conosciuto io è un partito che punta ad una rigenerazione politica. Il Pd sta dimostrando di avere imparato la lezione. E la nostra missione è fare in modo che la sinistra si riappropri della sinistra”.

Sul punto gli fa eco il commissario regionale Stefano Graziano che parla di umiltà: “Lo dimostreremo con la compilazione delle liste. Ritorniamo tra la gente mettendo in campo la credibilità di un uomo del fare come Callipo”.

E c’è voluto proprio il candidato governatore a scaldare la sala. E non quando ad inizio del proprio intervento ha affermato “vinceremo, lo sento”; e neanche quando ha annunciato che se eletto non terrà per se alcuna delega perché vuole persone preparate, in nome di quel principio di meritocrazia che ha ispirato il suo successo da imprenditore. Ma solo alla fine del suo breve discorso, quando con la voce strozzata dalla visibile emozione ha detto: “Vi prometto che le cose cambieranno, a costo della mia stessa vita”. Lì, in quel momento, ha prevalso l’uomo innamorato della sua terra, e l’applauso è stato spontaneo, forte, lungo e affettuoso.

Non una standing ovation, ma il primo passo del popolo del Pd per avvicinarsi al candidato che sostiene.

Il Ministro De Micheli, da parte sua, coccola Pippo Callipo ricordando i trascorsi sportivi con lei presidente della Lega Volley e Callipo patron di una Tonno Callipo che ha inorgoglito i calabresi. Ricordando la riunione appena conclusa a Palazzo San Giorgio, ha inteso sottolineare l’impegno del suo dicastero per il sud e segnatamente per il nostro territorio, snocciolando qualche numero: partendo dai 23 milioni messi in campo per il completamento della metro leggera e la relativa convenzione da firmare prima di Natale; i 30 milioni per il rinnovo del parco autobus cittadino; i 29 milioni per la sistemazione delle strade provinciali; ma anche il “poderoso investimento” che riguarderà il porto di Gioia Tauro e la partenza dei lavori del terzo megalotto della “SS106”, con un impegno finale – “se ancora sarò ministro” si fa sfuggire – per perorare la causa dell’alta velocità tra Salerno e Reggio Calabria.