Ballottaggio Reggio, sfida all’ultimo colpo. Ma ora tocca agli elettori
Col voto di domenica e lunedì prossimi, decideranno chi dovrà governare la città nei prossimi cinque anni
02 Ottobre 2020 - 21:12 | Redazione
È finita. Ormai poche ore e scatterà nuovamente il silenzio elettorale. La parola passerà ai reggini, che col voto di domenica e lunedì prossimi, decideranno chi dovrà governare la città nei prossimi cinque anni.
Se ne va quindi circa un mese e mezzo di campagna elettorale che, partita in sordina un po’ per tutti, ha visto alzarsi i toni in maniera anche vertiginosa nelle ultime settimane.
Non si può dire che qualcuno si sia risparmiato. Avanti, indietro, tra la gente, nelle piazze e tagliar nastri, i candidati si sono dati battaglia nella consapevolezza che il risultato finale sarebbe stato un ballottaggio. Ad un certo punto non è stato chiaro tra chi. Le azioni degli uni e degli altri candidati erano in continua ascesa, confondendo le acque. Gli elettori, apparsi disorientati, hanno dovuto fare i conti anche con un voto disgiunto che alla fine non ha sovvertito i pronostici, ma ha provocato parecchi grattacapi a presidenti di seggio e scrutatori.
Uno scrutinio lunghissimo, forse il più lungo di sempre, non ha però cambiato l’esito di quel che in tanti si aspettavano: il ballottaggio tra l’uscente Giuseppe Falcomatà e lo sfidante Antonino Minicuci.
Ci è quindi voluto un tempo supplementare per stabilire chi siederà sullo scranno più alto di Palazzo San Giorgio. Dovremo attendere lunedì, quando si spera già in serata, si potrà sapere il nome del nuovo sindaco.
Ma i quindici giorni che dividono il primo turno dal ballottaggio ci hanno consegnato una nuova mini campagna elettorale. Perché sostanzialmente si parte da zero a zero. Perché entrambi i candidati si giocano il tutto per tutto con la consapevolezza di potercela fare.
Nessuno dei due candidati ha optato per l’apparentamento formale. Convenienza politica o mancanza di partner reali? Alla domanda hanno risposto i diretti interessati, che spingono i propri elettori a votare contro qualcuno o qualcosa, piuttosto che per un’idea di città che più si avvicinava alla loro. È il caso del team di Saverio Pazzano, che ha un posto assicurato in Consiglio conquistato sul campo, e del Movimento 5 stelle, che ha indicato la direzione ai suoi agitando la bandiera dell’anti leghismo. Non è stata invece poi così chiara Angela Marcianò che dopo un lungo silenzio ha affidato ad un post sui social il suo pensiero. Un pensiero che ha disorientato tanti, e che è apparso ingeneroso a molti.
Ma i candidati? Giuseppe Falcomatà ha continuato a fare il sindaco, giocando a scacchi la partita con il suo avversario Antonino Minicuci, che fino all’ultimo aveva evitato ogni tipo di confronto diretto con il sindaco uscente e comunque con tutti gli altri candidati. Alla fine però, l’esigenza di rivolgersi ai cittadini ed il rispetto che ad essi si deve quando si chiede un voto, ha fatto cambiare strategia soprattutto a Minicuci che ha optato per il confronto non una volta, ma almeno due.
Sorvolando sui criteri di scelta che hanno escluso gran parte della stampa locale dalla possibilità di ospitare i candidati, i confronti hanno prodotto parecchie scintille fra i due. E meno male, visto che la tiritera sul da farsi dal 6 ottobre in poi la si conosce ormai per filo e per segno. Pochi acuti in questo senso, e pochissime novità. I programmi dei candidati spesso si sovrappongono, e addirittura rischiano di diventare vecchi a campagna elettorale in corso. Le accuse ora si sprecano, l’attacco non è più politico, ma diventa personale. Si va avanti ripetendo parole tipo, straniero, inadeguato, bambagia, leghista, belli capelli, incompetente, trasparenza, concretezza, pagliaccio, buffone, e chi più ne ha più ne metta… Non si riesce a catalogare un epiteto che subito ne vengono fuori altri. Si cercano anche gli effetti speciali, accendendo luci e firmando Patti con gli elettori.
Ma la nuova frontiera della campagna elettorale odierna è rappresentata da decine e decine di endorsement – che in politica si traduce in un sostegno esplicito in favore di qualcuno – arrivati dai più disparati personaggi: dai signor nessuno ai big della politica nazionale. Il tutto, neanche a dirlo, via social.
Siamo insomma stati bombardati da messaggi e slogan che risuoneranno ancora per qualche ora nelle nostre orecchie. Ma ora tocca agli elettori, e dei due candidati ne rimarrà soltanto uno.