Comunali Reggio, Angela Marcianò batte i pugni: ‘Siamo noi l’alternativa. Puntiamo al voto disgiunto’

La candidata presenta liste e programma per una vera città metropolitana. Poi sbotta su appartenenza al Pd e Miramare

“Non sono qui per presentare me stessa, ma per dare un messaggio preciso: noi non vogliamo più rappresentare la classica alternanza politica, non vogliamo essere il passaggio dalla destra alla sinistra, noi non siamo un’alternanza, noi vogliamo essere l’alternativa, l’unica vera alternativa per Reggio a cui serve rappresentare quello che è il nostro programma per una città vivibile, per una città metropolitana vera, per una città che si proietti verso l’orgoglio e l’identità reggina”.

Torna sulla scena politica dopo tre anni Angela Marcianò. L’ultima volta che ha riempito le cronache dei giornali aveva il pancione e conduceva una conferenza stampa a cui seguì la revoca delle deleghe ai Lavori Pubblici che le erano state assegnate dal primo cittadino Giuseppe Falcomatà. Adesso però Angela Marcianò ha fatto il grande passo. Ha scelto, dopo un lungo periodo di silenzio, di rimettersi in gioco, di farsi giudicare dai reggini, candidandosi alla carica di sindaco in uno dei periodi più complicati della storia della città. Con una strategia ben precisa: puntare suoi propri candidati – sostanzialmente alla prima esperienza – e soprattutto sul voto disgiunto.

“Sappiamo che la gente è pronta a votare col voto disgiunto, e quando voterà il sindaco guarderà il programma e sceglierà noi, per salvare Reggio”.

Ma Angela Marcianò confida molto in quella che lei stessa definisce “grande forza”: in primo luogo l’umiltà – “che servirebbe un po’ a tutti” – e poi l’ironia:

“diffidiamo dall’arroganza e così anche dal sarcasmo. Vogliamo sicuramente essere all’attacco. Ma è un attacco che viene fatto con sorridente determinazione”.

Ma di più, la Marcianò mostra di tenere a due componenti per lei fondamentali:

“Abbiamo dalla nostra il potere della libertà e l’audacia dell’indipendenza”

Batte i pugni sul tavolo, più volte, Angela Marcianò, che dice di non aver bisogno di indicare nemici e avversari politici, e indica la strada maestra nel servizio alla città che la sua candidatura insieme alle 4 liste che la sostengono vogliono perseguire.

Sottobraccio ha un faldone. È il programma. Una cosa rara di questi tempi. Cento pagine che raggruppano sei grandi temi. Che sono tutti declinati approfonditi.

“Ringrazio tutti coloro che mi hanno risposto perché il programma non è frutto della Marcianò che ha scritto una sua monografia o un suo saggio più ampio. È il frutto di tutte le interlocuzioni con la gente che cammina, con la gente che è stanca di quello che vede, e poi con tutti i professionisti dei consiglieri dell’ordine, delle Università, di tutte quelle persone che hanno voluto dare un contributo. C’è tanta gente che sta sposando il nostro progetto con messaggi non soltanto di forza, di speranza, ma pieni di contenuto”.

I sei punti si riassumono in Reggio vivibile; Reggio sostenibile; Reggio città della persona; Reggio con le sue opportunità, una Reggio che riparte e quindi grande spazio ai trasporti, e infine Reggio città sicura.

Pd e Miramare: bando alle strumentalizzazioni

Angela Marcianò non vuol lasciare nulla al caso, o per dirla con lei, alle strumentalizzazioni che hanno segnato in qualche caso questo primo scorcio di campagna elettorale.

Intanto si rivolge a chi la dipinge con un passato nel Partito democratico:

“Ribadisco, a chi forse non è risultato ancora chiaro, che la mia non appartenenza al Partito Democratico è stata talmente tanto un fatto notorio che Angela Marcianò di Reggio Calabria è stata oggetto di accesissime discussioni su Repubblica e sul Corriere della Sera che mi hanno definito la professoressa che rifiuta la tessera del Partito Democratico. Non accetto pertanto che nessuno mi definisca una organica del PD che fa la civica o che passa a destra piuttosto che a sinistra. Io ho accettato la delega ai Lavori pubblici dimettendomi dalla Commissione presieduta dal dottore Gratteri che mi ha onorato della scelta che ha fatto, per cercare di cambiare la mia città. Credo di aver dato un’impronta significativa al settore e credo che i quei 3 anni ci sia stato un deciso cambio di passo. Ho accettato altresì di far parte della segreteria nazionale del Pd semplicemente perché dovevo, sempre da tecnica, rappresentare la Calabria occupandomi della mia materia, del diritto del lavoro. Ho lavorato con massimo impegno per il Jobs Act e per il Jobs Act per autonomi e ancora una volta ho rappresentato la mia città e la mia regione e non ho avuto mai nessun tipo di etichetta, tantomeno partitica, e questo lo sottolineo così, forse, potrà risultare chiaro a tutti quanti”

Per ciò che riguarda l’affaire Miramare, la Marcianò non va per il sottile, invitando tutti a leggere le carte del processo a cui si è sottoposta:

“Voglio sottolineare una volta per tutte soprattutto un messaggio: chi nella propria vita sceglie come fare la legalità, non può farlo soltanto a parole, deve rischiare, e rischiare significa continuare, denunciare ed evidenziare tutto quello che appare non corretto. Ed è questo quello che ha fatto la Marcianò collaborando con la Procura di Reggio Calabria, ed invito ad ascoltare anche le parole del procuratore Cafiero de Raho e vi dico pure che è vero è arrivata questa sentenza di condanna ma non perché io abbia firmato la delibera, che non ho mai firmato, non perché io non mi sono opposta, esistono delle pec certificate agli atti e visibili da tutti, cosa anche ribadita dal pubblico ministero che mi ringrazia. Voglio ricordare a tutti, ma proprio a tutti, che questa vicenda del Miramare era stata archiviata, ed è stata la Marcianò a far riaprire l’indagine. E quando qualcuno fa finta di non capire, di non ricordare, lo invito a guardarsi le carte perché le carte parlano da sole. Noi crediamo fortemente nella magistratura, nella giustizia, e sono molto convinta che tutto verrà chiarito. Ma io ho rischiato, perché la legalità non è fatta di parole, ma è fatta di fatti. Vi invito a riflettere sulle condotte dei protagonisti dell’abuso, perché io sono quella che l’ha denunciato, l’ha evidenziato ed ha riaperto il caso. Non siamo millantatori, per poi presentarci fiacchi e codardi nei fatti. Questo non succederà mai”.

Liste e candidati

La Marcianò ritaglia un pezzo di conferenza stampa a quel gruppo di 50 reggini, professionisti che vivono fuori e di rientro, che nei giorni scorsi hanno diffuso una sorta di manifesto per rendere noto il loro appoggio alla candidata, che in tempi non sospetti aveva lanciato un messaggio ai cosiddetti cervelli in fuga dalla nostra città. Un richiamo all’impegno per Reggio che ha trovato subito risposta.

Poi passa alle liste:

“Noi non abbiamo strutture, non abbiamo partiti, non avevamo sedi r non avevamo risorse, nulla. Eppure tutto è arrivato con una naturalezza incredibile, come con altrettanta naturalezza sono arrivati i miei candidati. Sì lo dico con orgoglio, sono arrivati i miei candidati, gente libera, autonoma che non deve chiedere niente a nessuno, gente orgogliosa di camminare accanto a chi ha messo la faccia nonostante tutto. Li ringrazio perché uno per uno perché sono persone veramente fantastiche”.

Tre le liste “civiche” a suo supporto: Per Reggio città metropolitana, Identità reggina e In marcia. La Marcianò si sofferma anche sui simboli, non nati a caso ma contenenti ognuno un richiamo alla tradizione e alla nostra terra, come il fiore di zagara, un gruppo di persone di color amaranto e le colonne magnogreche. Insieme a queste c’è anche la Fiamma Tricolore, che torna in una competizione elettorale dopo nove anni di assenza. La Marcianò usa parole di elogia per quel gruppo di ragazzi che l’hanno cercata e l’hanno voluta conoscere:

“Io non ho guardato ai simboli o al partito, ho guardato alle persone con grande orgoglio che non hanno accettato di vendersi a logiche di coalizione e che hanno una loro autonomia”.

Un ringraziamento che la Marcianò ha poi esteso anche a Vox.