Comunali Reggio, Pazzano si sfila dal Polo civico. Poi la promessa: Audit pubblico sul Bilancio

Porta a porta spinto e razionale, depurazione, periferie ed inclusione: ecco la ricetta del candidato per ri-abitare la città

“Noi siamo un movimento civico progressista, con una visione politica e una certa visione di città. Il nostro percorso comprende alcuni movimenti politici nazionali, riunisce e lega due comuni importanti d’Italia come Parma e Napoli, riunisce parti della città importanti e considerevoli e quindi chiediamo agli altri di fare un passo avanti. Noi siamo disposti a mettere questo percorso a servizio delle altre realtà civiche che si riconoscono in quest’area progressista. Noi siamo aperti a costruire una realtà che risponde a questo, ma non faremo passi indietro. Abbiamo chiesto ripetutamente le primarie, abbiamo assistito alla creazione di un polo civico da cui doveva venire un candidato di sintesi, stiamo parlando del periodo tra novembre e febbraio, una coalizione civica di cui faceva parte anche Patto civico, e dal quale doveva venire fuori un candidato di sintesi e un programma: Non abbiamo visto né il candidato né il programma, ma siamo sempre rimasti alla porta”.

Se ce ne fosse stato bisogno, Saverio Pazzano, candidato a sindaco per La Strada, ha spazzato via ogni dubbio su una sua partecipazione alla costruzione di un polo civico alternativo ai partiti tradizionali. “A cinquanta giorni dalle elezioni è un po’ tardi per chiedere passi indietro”, ripete, nel corso della diretta di CityNow condotta dal direttore Vincenzo Comi. Svelando anche di non essere mai stato contattato in queste ultime settimane di incontri frenetici che hanno l’obiettivo di costituire il polo civico:

Non so perché non siamo stati chiamati. Ma oggi è il momento del coraggio, è il momento di dimostrare generosità nei confronti di un percorso che sicuramente è tracciato con estrema chiarezza e con note pubbliche, non con tavolini né con caminetti, oramai da un anno”.

D’altra parte, la sua candidatura nasce da un percorso lungo. Un percorso vasto e plurale – sottolinea – che ha coinvolto pezzi di cittadinanza che facendo sintesi hanno indicato proprio Saverio Pazzano quale candidato a sindaco. E lui, ringrazia e ci mette impegno, senza risparmiarsi.

Strada per strada, casa per casa

Chiaro, puntuale, convinto dell’idea di città che propone ai reggini, Saverio Pazzano non naviga certo da solo. Oltre ad aver intessuto rapporti con città europee e italiane, ha ricevuto l’appoggio di DemA, creatura politica che si rifà alle posizione del primo cittadino partenopeo Luigi De Magistris, e da La Possibile, movimento fondato da Pippo Civati.

“Così come con Napoli, siamo anche in strettissima relazione con il Comune di Parma. Queste sono esperienze che sono nate dal basso, da una politica strada per strada, casa per casa, sono esperienze di una collettività che è riuscita a entrare in Consiglio comunale. Esperienze che hanno costruito percorsi di cambiamento riabitando delle città in con uno stile multicentrico, rivalutando però le aree degradate con percorsi culturali di eccellenza e soprattutto intervenendo sul tessuto sociale che è molto simile a quello di Reggio per quanto riguarda purtroppo la criminalità organizzata, ma anche per la piccola e media economia e per il tessuto sociale. Hanno dimostrato la capacità di costruire percorsi di inclusione, di integrazione, con delibere comunali che vanno a incidere perfettamente e bene nella ripresa del territorio. In più, c’è da dire che sono Comuni che vivono una dimensione di pre dissesto come la nostra. Però nelle dimensioni di pre dissesto non si limitano a fare ragioneria, ma fanno politica, cioè scelte precise che vanno in direzione contraria davvero a quella intrapresa dall’amministrazione in questi 6 anni”.

Ri-abitare Reggio, un corpo ferito

Quella di Saverio Pazzano e del collettivo La Strada è una campagna elettorale fatta nei quartieri, ad incontrare la gente, anche con ‘comizi d’amore’. Il sentimento della gente, per il candidato a sindaco è inequivocabile:

“La gente è seriamente rassegnata, e questi sei anni paradossalmente ci consegnano una città ancora più rassegnata. Perché sei anni fa c’era una spinta, una grande voglia di cambiamento che andava capito e cavalcato, e invece è stato frenato. Invece purtroppo ripartiamo da una città peggiore, che è una città ancora più rassegnata. Però lo stesso tempo i reggini ci chiedono una città vivibile, una città in cui ci sia la bandiera blu. Ciò significa che in questi anni non si è lavorato sugli impianti di depurazione che non sono ancora collegati e che scaricano ancora nella nuda terra, anzi purtroppo nelle fiumare. Nei primi sei mesi della nostra amministrazione faremo una diagnosi – i soldi ci sono – del sistema fognario e poi puntare alla depurazione delle acque”.

La visione di città di Pazzano è euro mediterranea.

“Si può vedere già dallo stile con cui abbiamo costruito il programma e la partecipazione. Ci siamo legati a una rete di città europee ‘senza paura’, Barcellona, Marsiglia e altre città dell’area mediterranea come Napoli, Palermo, ma anche Torino o Parma. Il nostro obiettivo è quello di collocare Reggio veramente in una dimensione italiana e europea. E questo ci aiuterà anche per ciò che riguarda la co-progettazione europea, perché sostanzialmente sono realtà di partenariato che dopo potremmo riproporre a Palazzo San Giorgio con risultati sicuramente importanti”.

Per Pazzano, Reggio è una città bellissima, dal corpo ferito.

“Noi dobbiamo curare il corpo perché sia bellissima anche per chi viene a trovarci, e perché sia veramente possibile uno sviluppo turistico. Lo sviluppo turistico è la retorica di tutte le campagne elettorali, e non voglio entrarci anche io, però bisogna dire con estrema fermezza che lo sviluppo turistico è possibile soltanto se la città si normalizza. Normalizzare la città significa che quelli che sono diritti, acqua, strade, servizi devono entrare nel corpo dolente della città ed essere guariti”.

Insomma, ri-abitare Reggio diventa oltre che uno slogan anche una visione, nuova, di città:

“Riabitare Reggio consiste nell’abitare la città in due termini nuovi. Uno consentire di mettere in campo delle economie che consentano il ritorno a chi vuole tornare, e questo vuol dire appunto sia la realtà di distretti dell’economia civile, sia un vero turismo passando però e partendo dal fatto che in un anno e mezzo la città deve veramente tornare alla normalità. Perché è inutile pensare alla possibilità di uno sviluppo senza normalità. Va fatto tutto contemporaneamente, noi dobbiamo alzare lo sguardo dell’emergenza e allo stesso tempo dobbiamo risolvere le emergenze strutturali della città. Ri abitare la città vuol dire anche smettere di pensare alle periferie come tali. Le periferie sono quartieri, dei centri: Arghillà, Pettogallico, Catona, Pellaro, San Filippo insomma sono quartieri, sono borghi, sono delle realtà che hanno una identità profonda, che hanno una grande forza di comunità e poste in un sistema di città inclusivo -possono tornare ad avere dei servizi come per esempio una musealizzazione diffusa, percorsi di cicloturismo, e quindi uno sviluppo economico sul territorio”.

Bilancio, è l’ora della chiarezza

Pazzano non vuole far parte della partita tra chi auspica il dissesto e chi no. Dice di non avere i mezzi per esporsi in tal senso, perché occorre leggere le carte. Ma una idea precisa sulle casse comunali ce l’ha:

“Il giorno dopo l’ingresso a Palazzo San Giorgio facciamo un audit pubblico sul Bilancio. Quello che è mancato secondo noi in questi anni è la trasparenza, sia amministrativa che sulla realtà del Bilancio. E noi dobbiamo rendere conto alle cittadine e ai cittadini sulla situazione del debito, che sicuramente è maturato in una situazione devastante come quella del ‘modello Reggio’; poi c’è stato il commissariamento, però in questi sei anni non abbiamo visto una operazione trasparenza. Questo significa che il debito non è caduto dal cielo, ma è un debito politico maturato in una stagione politica infame, molto diverso da quello del pre dissesto di Napoli o di Firenze. L’audit pubblico significa in cento giorni fare chiarezza sulla natura del debito, chi sono i creditori e quali debiti sono legittimi. Il Comune si prende la responsabilità politica, io mi prendo la responsabilità politica di dire questa parte del debito è illegittimo. Lo hanno fatto altre città in Italia, lo consente la Costituzione, si può fare. Anzi, sicuramente questo andava fatto, e lo stiamo pagando ora”.

Rifiuti zero

La soluzione all’eterna emergenza Pazzano l’ha cercata in questi due anni di ‘studio’ del territorio, immaginando un porta a porta 2.0:

“io personalmente ho trascorso molte serate a passeggiare per la città a parlare con gli operatori che raccolgono materialmente la spazzatura e che puliscono le strade. Abbiamo costruito così il nostro progetto che prevede sicuramente il mantenimento del porta a porta, ma ancora più spinto, ancora più razionale. Però questi sei anni ci hanno consegnato l’idea che non si possa fare il porta a porta, che non funziona. Invece in Italia funziona, ed è l’unica cosa che può portare ad un rifiuto che sia economicamente vantaggioso. Deve essere un porta a porta con una differenziazione, con ecostazioni, con almeno altre quattro isole ecologiche. I soldi ci sono per farlo”.

L’obiettivo è portare Reggio a zero rifiuti:

“In 5 anni è possibile portare Reggio ad un differenziato all’80%. In tal senso va fatto un lavoro anche sul packaging che va fatto in collaborazione con tutte le associazioni di categoria con le associazioni di settore, con i commercianti. Bisogna prevedere delle premialità e ci deve essere una Tari equa. Il problema più grande è il contrasto all’evasione. Noi stiamo pagando così tanto perché non c’è stato un contrasto all’evasione.