Il Comune nega la pulizia di Piazza De Nava. Lamberti Castronuovo: ‘Città, difficile da amare e servire’

Lo sfogo del medico ed editore contro i burocrati di Palazzo San Giorgio: ‘Se è affidata a La Svolta, toglietegliela subito perché è lurida’

“Non si può aiutare una città che non vuole essere aiutata”. Si dice avvilito e amareggiato Eduardo Lamberti Castronuovo dopo la lettera di risposta recapitatagli da Palazzo San Giorgio che in sostanza non rilascia l’ok per l’iniziativa pensata dalla Fondazione “Aurelia e Giuseppe Lamberti Castronuovo” che aveva l’intenzione di realizzare un intervento di pulizia su Piazza De Nava.

“Non abbiamo preso posizione per quanto riguarda il cosiddetto restyling di Piazza De Nava, e ci siamo detti, in attesa che parta ripuliamola. Da che cosa partivamo? Dal monumento, dalle vasche che sono diventate ormai due pattumiere, adesso c’è di tutto probabilmente c’è anche qualche siringa, dalle aiuole abbandonate, mettendo a dimora quegli alberi che sono identitari per la città. Niente di ché, un piccolo maquillage di pulizia perché ora si riaprono i musei e qualcuno ci verrà”.

Una lettera ‘folle’

Inviate le dovute domande a Sindaco, Questura e Vigili del Fuoco, affinché utilizzassero i loro idranti per ripulire il monumento, non più tardi di ieri è arriva la lettera di risposta firmata dal responsabile del procedimento, Stefania Buccafurri, e dal dirigente, Domenico Richichi.

Una lettera, per Lamberti Castronuovo, che è “quanto di più folle ci possa essere in una amministrazione”.

“La lettera comincia dicendo che la piazza è stata affidata all’associazione La Svolta. Bè, se è stata affidata a La Svolta, Dio ce ne scampi e liberi. Io non so chi sono, che bandiera portano né chi è il presidente. Io vedo che la piazza è lurida, non sporca. E allora se l’avete affidata a La Svolta, toglietegliela subito”.

L’affidamento all’associazione che è anche lista elettorale in forza al centrosinistra, ricade nell’ambito dell’iniziativa “Adotta il verde” e prevede la cura, la pulizia e la manutenzione delle aree verdi ricadenti nella piazza.

“E comunque, ammesso e non concesso che non la vogliate togliere – la qual cosa mi lascia del tutto indifferente – se noi l’avessimo pulita sabato cosa ci sarebbe stato di male? Avremmo pulito invece che uno, in due, tre, quattro… ed era una manifestazione serena e tranquilla per dire alla città guardate che noi ci teniamo alla nostra città”.

Non siamo zulù

Come spesso accade per le questioni che ritiene di fondamentale importanza per la città, Lamberti si accalora in un crescendo rossiniano che non lascia scampo ai due estensori della lettera proveniente da Palazzo San Giorgio, ai quali lo stesso rivolge un messaggio:

“Non è che siamo degli zulù. Sarebbe stato meglio scrivere soltanto ‘non vi diamo l’autorizzazione’ senza motivarla, perché questa lettera è un’offesa all’intelligenza di chi la legge”.

Lamberti contesta quindi la considerazione riguardo la messa a dimora degli alberi di bergamotto. Nella lettera si legge che “l’attuale periodo non è assolutamente indicato per l’impianto di specie arboree” e che, pertanto, sarebbe opportuno realizzare l’intervento tra novembre e febbraio.

“Ma questa è un’idiozia – tuona Lamberti -. La Buccafurri  pare sia una biologa, ed ha studiato Botanica, addirittura due esami, come li ho fatti io: dottoressa, noi avremmo messo a dimora alberelli cresciuti nel vaso che si possono piantumare in qualunque momento dell’anno. Guardate lo stato di queste aiuole. Cosa avrebbero cambiato dieci alberelli di bergamotto”.

Reggio, difficile da mare e da servire

L’ultima contestazione Lamberti la rivolge all’assunto secondo il quale per procedere alla pulizia del monumento bisogna chiedere l’autorizzazione della Soprintendenza per i Beni architettonici e paesaggistici.

“Perché, la Soprintendenza deve darmi l’autorizzazione per ripulire la statua dallo sterco degli uccelli. Queste sono idiozie. Qui si trattava di un atto di cortesia nei confronti della propria città. Questa è una lettera di nessuno”.

Lamberti fa il parallelo con quanto successo un po’ di anni fa quando con una manifestazione in corso a Piazza Italia l’ex consigliere comunale e assessore Peppe Agliano ebbe a dire “la piazza è mia e faccio entrare chi voglio”, per dire:

Adesso la Piazza è diventata de La Svolta? Ognuno si prende un pezzo? La svolta l’avremmo voluta dare noi, dicendo ai cittadini ripuliamo la piazza. Io non capisco la ratio di tutto questo. Ho anche interpellato il sindaco il quale dice di non sapere nulla. Ma il sindaco deve sapere, non può delegare la burocrazia a bloccare un’operazione politica nel senso di aggregazione della città non appartenente a nessuna bandiera, e invece ci tirano fuori tre scuse una più risibile dell’altra. Le restituisco al mittente dicendo che Reggio è difficile da amare e servire più di tanto, perché c’è qualcuno che si crede di essere il padrone di Reggio Calabria. Chi sono? Questi signori che si firmano scrivendo il falso peraltro”.