Consiglio comunale, Marcianò boccia il bilancio: ‘Mancano programmazione ed equità sociale’

Il consigliere di "Impegno e Identità" illustra, nel dettaglio, i motivi della secca bocciatura del bilancio previsionale


“Le diverse Commissioni, a cui ho partecipato per la discussione del Documento unico di Programmazione e del Bilancio previsionale – rivela Angela Marcianò – consegnano un dato infarcito di una serie di elementi inquietanti. Ad ogni singola domanda che ho posto in sede di analisi del previsionale le risposte sono state: ‘Non saprei, non ricordo, non ho il dato in questo momento, non è di mia competenza, poi vedremo’ e, per essere del tutto sincera, anche diversi “hai ragione” da colleghi di maggioranza intellettualmente onesti.

Abbiamo dunque ‘un’Amministrazione salvata’ (dopo aver inserito i fondi del Patto non ancora sottoscritto nel Bilancio di previsione) da un presidente del Consiglio dimissionario.

Ricordo però a me stessa che Draghi ha ‘salvato’ l’Amministrazione, che in questi anni non ha fatto bene i compiti, ma la città si accolla un altro debito spalmato in 20 anni (2022-2042), che puntualmente lasceremo ai nostri figli in eredità.

La somma da restituire nella sua completezza è pari a 138 milioni di euro, ma ai consiglieri nessuno ha pensato di trasmetterne il testo e questo ha portato ad un’approvazione del previsionale in Commissione avvenuta per il rotto della cuffia.

Pertanto non credo che possa perpetuarsi questa storiella del premio alla buona amministrazione o, peggio, il racconto fantasioso dell’intervento salvifico, perché tale non è, specie per chi verrà dopo di noi.

“In sede di consuntivo – ricorda il consigliere comunale di ‘Impegno e Identità – avevo già esplicitato i problemi del Comune e prendo atto delle mancate soluzioni.

Riguardo al controllo dell’efficienza dell’attività di riscossione, per esempio, è bene si sappia che il Comune è in deficit perché ha troppi crediti non riscossi, ben 675 milioni di euro, cioè 3.600 euro circa in media per abitante.

Non vi pare evidente che, rispetto al Consuntivo, non si riuscirà ad incassare le cifre previsionalmente previste? Perché il Comune non ha firmato alcun protocollo per il recupero di tutta la massa debitoria?

Il disavanzo pro capite raggiunge cifre insostenibili: questa Amministrazione come pensa di aggredirlo?

La decisione di rimettere la riscossione coattiva all’Agenzia delle entrate e riscossione come si pone rispetto ai compiti della società Hermes?

Alla domanda sulla previsione realistica di incasso mi è stato risposto che si considera essenziale l’attività di dismissione e valorizzazione del patrimonio comunale, che dovrebbe consentire di fare cassa. Peccato che gran parte del patrimonio immobiliare del Comune è in condizioni fatiscenti, per mancata manutenzione, e in molti casi neppure nelle condizioni di essere venduto. Evidenzio la questione della mancanza per questi immobili della certificazione APE( Attestato di prestazione energetica) obbligatoria prima della vendita. Mi permetto così di suggerire una maggiore attenzione sul condono edilizio. Abbiamo appurato che su 35 mila pratiche sono state inserite correttamente in piattaforma circa 1900 ed esitate 800. E’ evidente che il settore è in sofferenza per mancanza di personale e di meccanismi incentivanti per i pochi dipendenti presenti. Eppure, per ogni pratica di condono si incasserebbero 200 euro: potremmo arrivare 7 milioni di entrate, senza chiedere sempre aiuti a Roma. Bisogna, quindi, investire in campagne di informazione massicce e non sprecare risorse su iniziative prive di una visione di lungo periodo”.

“E’ evidente – prosegue la docente universitaria – che la situazione del settore Urbanistica non sia più sostenibile se finanche le ordinanze di demolizione (spesso sollecitate dalla Procura) sono in arretrato di 5 anni nella nostra città.

Altre entrate dovrebbero poi essere assicurate dal pagamento di canoni di locazioni, affitti e tasse. Sarebbe, a tal proposito, il caso di capire perché i settori che incassano non possono beneficiare delle somme che loro stessi riescono ad introitare. Penso ad Urbanistica, Attività produttive e al Patrimonio edilizio dove, per legge, i canoni di locazione dovrebbero essere destinati alla manutenzione degli alloggi. Mi domando: la circostanza che a Piazza del Popolo siano solo in 6 a pagare è normale? E’ una politica giusta o equa quella che intende le morosità in modo diverso? Perché i provvedimenti drastici valgono solo per alcune realtà, vedi il Museo del bergamotto, che dovrà affrontare un trasloco complesso e non valgono per la gran parte di altri circoli, bar, palestre di proprietà del Comune, la cui morosità è nota a tutti?

Se si sceglie la linea della tolleranza (in molti casi pur condivisibile) quest’ultima va accompagnata dal rispetto del principio della parità di trattamento.

Riguardo alla mancanza di organico che in taluni settori raggiunge soglie dell’80%, in Commissione – va oltre Marcianò – è emersa la volontà di indire un concorso, ma dopo la notizia sulla naufragata collaborazione del Formez, non si sa ancora chi lo gestirà, con quali costi e in che modalità. Da una veloce panoramica emerge chiaramente che alcuni settori sono stati dotati di recente di diversi gruppi di lavoro, figure dirigenziali e tanti professionisti esterni (penso al Decreto Reggio, al Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, Pon, ecc. cc), mentre tanti altri boccheggiano con due dipendenti in tutto ed una mole di obiettivi strategici assolutamente non sostenibile.

Circa la programmazione di opere e interventi, basta leggere il Piano triennale delle opere pubbliche per notare quante linee di finanziamento sono attive in questo momento (Agenda urbana, React EU, CIS).  Sentirle esporre in Commissione ci ha illuso per pochi istanti di trovarci a Dubai.

Un attimo dopo ci si accorge della totale assenza di coordinamento tra settori. Facendo la stessa domanda sul medesimo intervento a dirigenti diversi non si ottiene la stessa risposta.

Penso alla materia dell’ efficientamento energetico, alle barriere architettoniche e delle varie opere, che, se pur inserite nel Piano triennale, hanno dei responsabili incaricati ad hoc da questa Amministrazione, che evidentemente non hanno il tempo o la voglia di confrontarsi tra loro. Occorre istituire una cabina di regia unica che dialoghi costantemente con i responsabili dei procedimenti.

Penso alle opere che avrebbero dovuto essere finanziate dai Contratti Istituzionali di Sviluppo, che sono state lasciate nel Piano, come la richiesta di risorse per il completamento del Museo del mare inserito senza l’approvazione preventiva del progetto esecutivo dell’opera principale.

Le norme prevedono che un lavoro possa essere inserito nel programma triennale dei lavori pubblici limitatamente ad uno o più lotti funzionali, purché con riferimento all’intero lavoro sia stato approvato il documento di fattibilità delle alternative progettuali. Mi chiedo dove sono questi documenti, che studi sono stati fatti per l’inserimento delle opere e come sono state quantificate le spese?

I dirigenti appena nominati ci hanno parlato di transizione ecologica e digitale, che appaiono grandi contenitori vuoti in una Amministrazione che non ha chiare le sue priorità. Si parla della digitalizzazione dei servizi al cittadino quando i consiglieri comunali, diretti rappresentanti dei reggini, non hanno a disposizione neppure un pc per un collegamento a distanza e le segretarie delle Commissioni consiliari utilizzano il proprio cellulare per registrare le sedute. Settori come llpp e manutenzioni non hanno più un indirizzo Pec disponibile. E’ credibile tutto questo?

Nel DUP si parla di obiettivi strategici, (prevedendo  tra questi anche attività che dovrebbero essere ordinarie come la “ manutenzione e pulizia caditoie comunali), ma il Bilancio dimentica di finanziarli dando il segnale della disarmonia della programmazione. In realtà la soluzione di molte criticità sarebbe semplice da individuare: penso, per esempio, al trasporto dei disabili. Ai responsabili di ATAM, ho chiesto se è fattibile sostenerne i costi e il servizio. Mi hanno risposto di sì. Cosa si aspetta dunque? Penso agli scavi per sottoservizi, che hanno devastato la città e che con un dialogo fattivo tra Lavori pubblici e Sviluppo economico potrebbero essere regolamentati obbligando le imprese private a rispettare le strade comunali ed  a ripristinare a regola d’arte il manto stradale, evitando che imperi l’anarchia.

La giuslavorista che insegna all’Ateneo di Messina non si ferma a puntare l’indice contro le mancanze di Palazzo San Giorgio, ma offre una serie di proposte concrete e specifiche: “A proposito della riscossione si attivi subito un Piano straordinario che incroci tutte le banche dati territoriali e guardi anche ai percettori di Reddito di cittadinanza.

Per quel che concerne le entrate è necessario attivare subito una interlocuzione con CAF e patronati per promuovere la donazione del 5X1000. Lo scorso anno sono stati incassati solo 546 euro su un potenziale di 2 milioni e mezzo derivante dai 5 miliardi di IRPEF pagata dai reggini. Con le somme incassate si potrebbe abbassare l’aliquota Ici per disabili o la Tari. Occorre, poi, pagare le polizze assicurative e far lavorare i percettori di Reddito di cittadinanza e coinvolgere anche la popolazione detenuta. Un buon consigliere deve studiare per incentivare buone prassi. Ecco perché rimprovero aspramente la mancata audizione della società Castore, che vive in uno stato di particolare difficoltà. Un mancato confronto, specie con la Commissione bilancio, in questa fase di approvazione del previsionale è un vulnus inammissibile. Non credo che la posta messa in bilancio possa considerarsi sufficiente in rapporto ai servizi che la società dovrebbe garantire sulla base del contratto di servizi sottoscritto dal Comune e dalla stessa società. Ricordiamoci che Castore è tenuta a manutenzioni che vanno dalle scuole all’idrico”. “Il Bilancio – puntualizza Angela Marcianò – si è chiuso solo per il Patto e lo stesso ci è stato sventolato sotto il naso per una frazione di secondo, visibile nella sola parte contenente una asettica firma digitale del presidente del Consiglio dimissionario.

Nelle scelte di questa Amministrazione mancano reale programmazione, efficace coordinamento, serio monitoraggio e soprattutto, equità sociale, quindi – conclude l’esponente dell’opposizione – non potevo che bocciare il Bilancio previsionale”.