Consiglio comunale, Pazzano ‘in sciopero’ abbandona l’aula. Falcomatà: ‘Ricerca della ribalta’

Il primo cittadino non è tenero con il già candidato a sindaco che protestava per la situazione che vivono gli assistenti educativi

Botta e risposta in Consiglio tra Saverio Pazzano e il sindaco Giuseppe Falcomatà. Durante i preliminari, durati più di un’ora abbondante, il consigliere di opposizione de La Strada, dopo il proprio intervento ha annunciato l’abbandono dell’aula:

“Avrei voluto votare gli ordini del giorno presentati in aula, voglio esprimere il mio sostegno alle famiglie dei bambini autistici, però lascio l’aula perché ritengo irrispettoso che da mesi, quasi sei, 160 famiglie della nostra città non ricevano lo stipendio. Sto parlando degli assistenti educativi”.

Pazzano ricorda i rinvii continui in Commissione, sottolineando che non è chiaro perché non sono stati pagati gli stipendi di dicembre e del Tfr del 2019 -2020 senza contare i mesi restanti.

“Se è vero che dobbiamo andare incontro alle necessità di chi in questa città è più fragile, gli assistenti educativi sono tra le famiglie più fragili. Alcuni devono ricorrere all’aiuto dei genitori per sopravvivere altri anche a degli aiuti alimentari e non per una calamità naturale ma dentro la calamità naturale che è la pandemia”.

Poi Saverio Pazzano, invocando uno Stato etico, ha lasciato l’aula:

“Mi dichiaro assente come è assente l’Amministrazione Comunale, davanti agli assistenti educativi. L’Amministrazione Comunale che disattende gli articoli 3,4,32,34,36 della Costituzione Italiana. Ci sono due modalità per esercitare il diritto alla democrazia: il voto e lo sciopero. Io oggi esercito quello dello sciopero. Mi auguro che il primo pensiero del Sindaco e della Giunta sia quello di risolvere questo problema”.

Gesti e parole gravi

Nel corso del suo intervento in aula il primo cittadino non ha risparmiato Pazzano e la sua iniziativa. La sua invettiva prende le mosse da quello che aspetta il Paese dal Recovery fund, quando afferma che è un grande onore essere dentro la storia del Paese ma anche un onere, questa storia provarla a cambiarla. Poi l’affondo che di questi tempi, di perenne campagna elettorale potrebbe valere per tutti:

“Non mi stanco di ripetere però che serve classe politica autorevole e matura. E rispetto a questo purtroppo ancora si fa finta di non conoscere quelle che sono le differenze tra gli atti di indirizzo politico e gli atti gestionali. Ci tengo a rimarcarlo, perché è evidente che si devono discutere nelle sedi opportune gli atti politici e quelli che rimandano ad atti gestionali in capo ai nostri dirigenti e funzionari. Questo è frutto non di una scarsa conoscenza delle differenze che nascono dal Testo unico degli enti locali – questo mi preoccuperebbe parecchio – ma purtroppo, probabilmente, di chi va alla ricerca di palcoscenici e notorietà che tutto hanno a che vedere, fuorché con il proprio ruolo di consigliere comunale e di persone appassionate ed innamorate della nostra città. In questo senso è evidente l’idea della ricerca di una continua ribalta all’interno del civico consesso cittadino probabilmente in vista della speranza di approdo ad altri lidi di altra natura istituzionale nell’ambito delle imminenti elezioni regionali”.

Poi Falcomatà scende più nel particolare:

“Non conoscevo l’esistenza dello sciopero da parte delle istituzioni nel momento in cui si deve invece esercitare a maggior ragione, se si è rappresentanti della minoranza, il proprio ruolo di consiglieri comunali. È gravissimo quello che è stato detto, la richiesta di uno Stato etico, una cosa fuori dal mondo, parlare di Stato etico quando le persone hanno perso la vita per la conquista di uno Stato di diritto. Non si possono dire queste cose. In uno Stato di diritto ognuno può dire la propria, ma nei contesti opportuni conoscendo chi deve fare cosa”.