Coronavirus, Francesco 'reggino doc' dal Lussemburgo: 'Avrei voluto fare una sorpresa ai miei. E invece...'

"L’emergenza in Lussemburgo - racconta Francesco - è arrivata due, tre settimane dopo l’esplosione della crisi in Italia"

“Tenete duro. Abbiate forza e coraggio come state dimostrando in questo momento difficile. Continuate a stare in casa, anche se il periodo si prevede si allunghi ancora un po’. Mi rendo conto che non è facile rispettare le restrizioni che ci sono in Italia, e spero che il governo dia una mano d’aiuto e sostenga l’economia che è in difficoltà cercando tutte le misure necessarie per limitare danni”.

Francesco, 29 anni compiuti lo scorso 14 marzo, vive in Lussemburgo. È lontano da casa da circa sei anni. Una scelta di vita e di lavoro, come tanti altri nostri concittadini. Ma la sua non è una valigia di cartone. Lavora nel mondo finanziario, in banca, e prima di stabilirsi in Lussemburgo ha perfezionato il suo inglese a Londra. Una laurea in economia e un master in finanza alle spalle, e tanta voglia di fare.

Da reggino purosangue, non dimentica, non può dimenticare, la sua terra e i suoi cari che lo aspettano almeno tre volte l’anno. A Natale, in primavera e in estate per un periodo più lungo. Quest’anno aveva deciso di trascorrere il suo 29esimo compleanno a casa. Coi suoi familiari. Ma l’espandersi dell’emergenza sanitaria legata alla diffusione del coronavirus, glielo ha impedito. Avrebbe voluto fare una sorpresa ai suoi. Ma è stato sorpreso da questo virus invisibile che ne limita fortemente gli spostamenti.

Per via del suo lavoro si ritrova spesso a contatto con clienti italiani e di ritorno da un viaggio di lavoro in Lombardia, al rientro in Lussemburgo ha fatto la sua quarantena:

“Sono rimasto in casa due settimane. Tornavo da Milano proprio mentre è cominciata l’emergenza coronavirus e l’azienda ci ha imposto di stare precauzionalmente a casa”.

Ma non ha rinunciato a lavorare.

“Qui, oggi, il clima è parecchio teso. L’emergenza è arrivata con qualche settimana di ritardo rispetto all’Italia. Ma i casi crescono parecchio di giorno in giorno e la gente è impaurita. Le aziende si stanno equipaggiando piano piano per permettere lo smart working, una realtà ormai, ma che non era prevedibile nell’immediato. Noi stiamo lavorando anche in alternanza, un gruppo va in ufficio e uno lavora da casa. Confinando con Francia, Germania e Belgio, sono tanti i pendolari che lavorano con me. La mia società ha favorito la partenza di chi, non essendo residente, abita oltre questi confini”.

Anche per lui la quotidiana è stata stravolta dal Covid-19:

“La mia giornata è casa e lavoro, lavoro e casa. Vado in macchina rispettando le massime precauzioni. Poi si torna in casa e guardo la tv italiana. Vivo questa situazione un po’ di rimbalzo. A Reggio ho tutta la mia famiglia e gli amici. Loro mi testimoniano quel che accade. Qui, la mia quotidianità è stata forzatamente stravolta. Il Lussemburgo è un paese molto verde ed è piacevole stare nei parchi e in giro per le città, ma ora è tutto diverso. Te ne accorgi dalle piccole cose. Dalla gente che non vedi più per strada, o che ti evita e cambia marciapiede”.

In effetti, racconta Francesco, l’emergenza in Lussemburgo è arrivata due, tre settimane dopo l’esplosione della crisi in Italia:

“Il governo ha chiuso le scuole da non più di una decina di giorni, e le attività commerciali, come ristoranti e bar, sono chiuse. Il giorno dopo che il primo ministro ha affrontato il discorso sul coronavirus, è immediatamente scoppiata la psicosi da rifornimento. I supermercati sono stati presi d’assalto. Io stesso qualche ora dopo sono andato al supermercato, ma per fare la spesa quotidiana, ma ho trovato reparti vuoti di pasta, farina e sughi.

Le mascherine sono terminate ed è facile vedere fila fuori dai market. Insomma le misure sono simili e stringenti, ma non essendo ancora alta la casistica, la gente ha un picco di attenzione minore rispetto all’Italia. Il governo ha agito e sta agendo, e con una popolazione eterogenea e giovane come quella lussemburghese, quello che manca è la bellezza di incontrarsi con persone culturalmente diverse da te”.

Cosmopolita quanto vuoi, ma è forte la presenza di connazionali che vengono da tutte le regioni italiane. Ci si stringe e si fa gruppo:

“C’è una buona presenza di reggini qui, con cui mi vedo e mi frequento. Condividiamo le nostre preoccupazioni, perché tutti abbiamo la famiglia giù”.

D’altra parte Francesco si definisce una sorta di ambasciatore dell’Italia. Ama la sua terra, e il suo Paese, a cui dedica un pensiero molto sentito, pronunciato sul filo dell’emozione:

“Io guardo i video e sento le notizie di un’Italia affacciata al balcone con estrema simpatia. Mi strappano un sorriso in questo momento difficile, e voglio dire una cosa: siamo grandi da ogni punto di vista e dovremmo iniziare a capire che siamo un grande Paese, indipendentemente dal discorso dei balconi. Mi auguro che da questa situazione si esca più consapevoli di noi stessi. Siamo un unicum nel mondo, e abbiamo un modo di vivere la vita che è solo nostro e nessuno ce lo può levare”.

Ciao Italia. Ciao Reggio.