Coronavirus, lettera di una reggina fuori sede: 'Cara Reggio trova un modo per farti riabbracciare'

Reggio, ora più che mai! Ti chiedo questo a gran voce, non scordarti dei tuoi figli, come una vera madre.

Riceviamo e pubblichiamo la lettera aperta di una reggina fuori sede:

Cara Reggio,
ho deciso di scriverti per farti sapere che una tua figlia è rimasta fuori dalla meravigliosa terra che sei, a causa dell’emergenza che ha travolto il mondo in questo momento.

Non sono l’unica, purtroppo come me molte altre persone hanno scelto la strada della giustizia, rispettando le regole per favorire il contenimento del virus e restando nella città in cui si trovano, proprio per il tuo rispetto, cara Reggio.

Adesso, però, ti chiedo di trovare un modo per permetterci di tornare ad abbracciarti, per godere dei tuoi paesaggi e della bellezza del più bel chilometro d’Italia, non credo ti stia chiedendo molto. Non trovo affatto giusto che coloro che si sono dimostrati rispettosi e soprattutto pazienti nel continuare a trascorrere la quarantena da soli, lontano dalle proprie famiglie, debbano ad oggi sentirsi abbandonati, come fossero degli oggetti dimenticati in un angolo buio della casa.

Siamo anche noi, anzi siamo soprattutto noi figli tuoi, Reggio. Siamo proprio noi rimasti lontano, coloro che ti amano di più, coloro che sono apparsi i meno furbi e i meno svegli solo perché ci hanno riflettuto ben due, tre, quattro volte prima di fare scelte avventate e tornare giù su dei treni in condizioni poco sanitarie.

Proprio per questo, proprio per tutto il bene che ti abbiamo dimostrato, non dimenticarti di noi, Reggio, ora più che mai! Ti chiedo questo a gran voce, non scordarti dei tuoi figli, come una vera madre.

E ti lascio con una citazione del grande intellettuale Cesare Pavese:
“Un paese vuol dire non essere soli, sapere che nella gente, nelle piante, nella terra c’è qualcosa di tuo, che anche quando non ci sei resta ad aspettarti.”

Con affetto,
Antonella