Cosa succede in Iran, l’attivista Pegah a CityNow: ‘Il popolo vuole la verità. Ora tutti chiedono la caduta del regime’

La giovane influencer racconta l'Iran attraverso i social: 'Su Instagram c'è il rischio di essere bloccati. In pericolo la libertà di accesso ad internet'


Cosa succede in Iran? Quale il motivo delle manifestazioni che da oltre otto settimane creano scontri tra polizia locale e giovani e cosa pensano le nuove generazioni?

Lo abbiamo chiesto alla giovane attivista italiana di origini persiane Pegah Moshir Pour, in visita a Reggio Calabria per l’incontro ‘EDU talks | Farò Cultura‘, tenutosi all’interno del Museo Archeologico di Reggio Calabria, nel pomeriggio di sabato 5 novembre. Pegah fa parte dei Giovani Unesco Italia ed è coordinatrice dell’area Sud. Trentuno anni, iraniana, consulente per una multinazionale, a Potenza dall’età di 8 anni.

In Basilicata è arrivata nel 1998, quando la famiglia si è trasferita da Teheran per affari: il papà, impegnato nell’import export, aveva aperto una società con il fratello che era già nel capoluogo lucano. In Basilicata Pegah ha conseguito la laurea magistrale in ingegneria edile e architettura ed è lì che tuttora vive quando non si sposta per lavoro, dividendosi tra Potenza e Matera.

Proteste in Iran, cosa sta succedendo

Abbiamo invitato Pegah in redazione per comprendere cosa stia accadendo in Iran in queste settimane e quale possa essere il futuro delle nuove generazioni legato anche alla diffusione delle notizie che arrivano quasi esclusivamente grazie ai giovani reporter e ai racconti degli attivisti come Pegah. Accompagnata dal legale avv. Antonino Polimeni, Pegah ci ha chiarito la situazione attuale.

“Il 16 settembre, dopo l’uccisione della 22enne Masha Amini, sono scoppiate le rivolte. Manifestazioni iniziate grazie alla volontà e alla forza delle donne che sono scese in piazza per una morte ingiusta. Ci sono però anche tantissime altre realtà che si sono unite ed inserite nelle proteste per chiedere libertà, giustizia sociale ed un futuro diverso. L’Iran, dopo le sanzioni e la pandemia, ha subito tanti colpi ed attualmente l’inflazione è al 52.2 % ed il livello di disoccupazione è altissimo. Ci sono poi le generazioni che hanno fatto la rivoluzione del 1979 e le tante persone che hanno vissuto e subito lo scontro e la guerra Iran-Iraq. Tutti sono per strada per chiedere la libertà ed una repubblica democratica con la caduta del regime”.

Masha Amini, continuano le manifestazioni. Non è solo la ‘rivolta del velo’

Oltre 50 i giorni di manifestazioni e scontri in Iran iniziati proprio dalla scomparsa di Masha Amini. Quali le ultime notizie rispetto alla sua morte?

“Il governo continua a dare un’interpretazione completamente sbagliata. I cittadini chiedono solo la verità e chiedono che il governo sia responsabile delle proprie azioni. Masha è morta con il cranio rotto. Il governo ha inventato di tutto e di più ma il popolo non gli crede e continuerà a chiedere la verità. Cosa chiedono le nuove generazioni? Un futuro normale, chiedono ad esempio il diritto allo studio, libertà e che il governo cambi in fretta”.

Verità che può essere raccontata, purtroppo, quasi esclusivamente attraverso i social. Poche infatti sono le notizie che trapelano dall’Iran. Negli ultimi giorni si sono verificati anche dei veri blocchi di accesso ad internet in Iran.

“Ho iniziato a parlare dell’Iran perchè notavo che i giornali occidentali ne parlavano molto poco. Trattandosi di diritti umani però è necessario che tutti ne parlino perchè l’Iran è paese membro dell’ONU. I social rappresentano l’unico mezzo per raccontare ogni giorno quello che accade in Iran. E’ necessaria una solidarietà digitale affinchè i giovani di tutto il mondo fuori l’Iran siano la voce dei giovani iraniani. Anche se violenti non bisogna a mio avviso nascondere i contenuti. Oggi i veri giornalisti sono i reporter”.

Autoritarismo digitale in Iran, Pegah: ‘Cittadini controllati. Chiuse tutte le piattaforme’

“Il governo controlla i cittadini attraverso la tecnologia. Non è la prima volta che internet venga chiuso. Si vuole vietare alle persone di incontrarsi e di mettersi d’accordo per scendere in piazza e protestare – continua Pegah – Tutti gli ambienti virtuali sono stati chiusi come anche i giochi virtuali. C’è anche un danno economico non irrilevante perchè chi lavora con le piattaforme online ha perso e perderà milioni di euro. Il Governo reca un danno all’informazione e agli stessi cittadini”.

Pagah senza velo e senza paura

Intanto in Iran le donne che protestano vengono condannate non solo ad anni di reclusione ma anche attraverso centinaia di frustate, inflitte a chi protesta contro il velo obbligatorio.

“Inizialmente avevo anche io tanta paura ma sono stata invogliata dal coraggio dei miei coetanei in Iran. Non potevo rimanere in silenzio. E’ giusto che si parli costantemente di quello che sta accadendo. Ai ragazzi dico di non pensare che sia tutto così scontato. Il diritto di accesso ad internet è ad esempio fondamentale e in Italia è garantito ma è una libertà che si può perdere da un momento all’altro. Per questo dico di mantenere alta l’attenzione sui diritti civili ed i diritti digitali”.